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Concorso di colpa: assegno nullo e negligenza

La Corte di Cassazione conferma il concorso di colpa di una vittima di truffa che aveva inviato prematuramente la foto di un assegno circolare nullo (privo di firma) al truffatore. Sebbene gli istituti di credito fossero negligenti per aver pagato il titolo, la condotta imprudente della vittima è stata ritenuta una causa concorrente del danno, giustificando una riduzione del risarcimento.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Civile, Giurisprudenza Civile

Concorso di Colpa: Assegno Nullo e Negligenza del Creditore

L’odierna analisi si concentra su una recente ordinanza della Corte di Cassazione che affronta un tema cruciale nella gestione delle truffe finanziarie: il concorso di colpa della vittima. Il caso esaminato chiarisce come un comportamento imprudente del danneggiato possa ridurre il suo diritto al risarcimento, anche a fronte di una palese negligenza da parte degli istituti di credito. La vicenda ruota attorno al pagamento di un assegno circolare palesemente nullo, in quanto privo della firma dell’istituto emittente.

I Fatti di Causa

Un cittadino, nell’ambito di una trattativa per l’acquisto di un veicolo, si trovava vittima di una truffa. Il presunto venditore richiedeva, a titolo di garanzia, l’invio della fotografia di un assegno circolare. Il cittadino, fidandosi, inviava l’immagine del titolo, che tuttavia era nullo perché mancante della sottoscrizione da parte della banca emittente. Sfruttando questa immagine, il truffatore riusciva a falsificare e a incassare il titolo di credito.

Il danneggiato citava in giudizio sia la banca negoziatrice sia l’istituto emittente, chiedendo il risarcimento del danno subito per l’illegittimo pagamento di un assegno nullo. Il Tribunale di primo grado riconosceva la responsabilità degli istituti di credito ma, al contempo, ravvisava un concorso di colpa del creditore ai sensi dell’art. 1227 c.c. La sua colpa, secondo il giudice, consisteva nell’aver inviato la foto dell’assegno molti giorni prima della conclusione dell’affare, agevolando così l’operazione di falsificazione. La Corte d’Appello confermava questa decisione, ritenendo equa la ripartizione della responsabilità.

I Motivi del Ricorso e la Responsabilità Bancaria

Il danneggiato proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo che la responsabilità dovesse ricadere interamente sugli istituti di credito. Secondo la sua tesi, il pagamento di un assegno circolare privo della firma della banca emittente rappresentava una colpa talmente grave e inescusabile da assorbire qualsiasi altra negligenza. L’assenza della firma, infatti, rendeva il titolo giuridicamente nullo e come tale non avrebbe mai dovuto essere pagato.

Il ricorrente contestava quindi la sussistenza del nesso causale tra la sua condotta (l’invio della foto) e il danno, attribuendo l’evento dannoso esclusivamente all’azione colposa delle banche. Tra gli altri motivi, lamentava anche il mancato riconoscimento di determinate voci di spesa e di interessi.

La Valutazione del Concorso di Colpa da Parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il punto centrale della decisione risiede nella corretta applicazione del principio del concorso di colpa. I giudici hanno chiarito che, ai fini della riduzione del risarcimento, rileva qualsiasi condotta negligente o imprudente del danneggiato che si ponga come causa concorrente dell’evento dannoso. Tale condotta può essere anche antecedente al fatto illecito principale, purché sia legata a esso da un nesso eziologico.

Nel caso specifico, la Corte ha stabilito che inviare la fotografia di un assegno a un sedicente venditore, molto tempo prima della conclusione dell’affare, costituisce una condotta imprudente che contravviene alle normali regole di prudenza. Questo comportamento, sebbene non sia la causa diretta del pagamento illecito, è stato un antecedente necessario che ha agevolato e reso possibile la truffa. Senza l’invio della foto, la falsificazione non avrebbe avuto luogo.

Le Motivazioni

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione sottolineando che, se da un lato è indiscutibile la colpa degli istituti di credito per aver pagato un titolo di credito nullo, dall’altro non si può ignorare il comportamento del danneggiato. La sua azione ha innescato una serie causale che ha portato al danno. L’invio della foto dell’assegno ha rappresentato una consapevole assunzione di rischio da parte del creditore, che non può non essere valutata ai fini della ripartizione della responsabilità.

I giudici hanno precisato che spetta al giudice di merito valutare le rispettive responsabilità e determinare il grado di efficienza causale di ciascuna colpa. Tale valutazione, se correttamente motivata, non è sindacabile in sede di legittimità. La Corte ha quindi ritenuto che la decisione della Corte d’Appello fosse ben motivata nel ritenere la condotta del creditore una concausa concreta del danno.

Per quanto riguarda gli altri motivi di ricorso, relativi agli interessi e al rimborso delle spese per una perizia, la Corte li ha dichiarati inammissibili, rilevando che l’obbligazione risarcitoria derivava da un fatto illecito (la truffa) e non da un contratto, e che la richiesta di rimborso delle spese non era stata correttamente formulata nei gradi di merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un importante monito: la diligenza è richiesta non solo agli intermediari finanziari, ma anche ai cittadini. Sebbene le banche abbiano un dovere di controllo rigoroso sui titoli di credito, la condotta imprudente della vittima di una truffa può avere conseguenze legali significative, portando a una riduzione del risarcimento. Questa decisione ribadisce che il diritto non tutela chi, con la propria negligenza, si espone a rischi evitabili e contribuisce a causare il proprio stesso danno.

La condotta imprudente della vittima di una truffa può ridurre il suo diritto al risarcimento?
Sì, secondo la Corte, se la condotta negligente della vittima si inserisce come un anello causale nella sequenza che ha prodotto il danno, si configura un concorso di colpa che giustifica la riduzione del risarcimento dovuto, ai sensi dell’art. 1227 del Codice Civile.

Perché l’invio della foto di un assegno è stato considerato un comportamento colposo?
Perché tale azione, avvenuta molto tempo prima della conclusione dell’affare, ha violato le comuni regole di prudenza e ha fornito al truffatore lo strumento per perpetrare la frode. La Corte l’ha definita un ‘antecedente necessario’ che ha agevolato la falsificazione e l’incasso del titolo.

La responsabilità della banca che paga un assegno nullo è sempre totale?
No. Sebbene il pagamento di un assegno palesemente nullo (ad esempio, privo di firma) costituisca una grave negligenza da parte della banca, la sua responsabilità può essere attenuata se viene accertato il concorso di colpa del danneggiato. La valutazione finale spetta al giudice di merito, che deve soppesare il contributo causale di ciascuna condotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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