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Concorrenza sleale: risarcimento per asta annullata

Una società vince un’asta per l’acquisto di rottami di vetro, ma l’azienda fornitrice, parte di un gruppo concorrente, orchestra la revoca dei mandati di fornitura per deviare il materiale a una consociata. Il tribunale qualifica questa manovra come concorrenza sleale, condannando l’intero gruppo a risarcire il danno subito dall’aggiudicatario, consistente nel maggior costo sostenuto per reperire altrove il materiale.

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Concorrenza Sleale: Quando Svuotare un’Asta Costa Caro

In un mercato competitivo, il confine tra una strategia aggressiva e un illecito può essere sottile. Una recente sentenza del Tribunale di Venezia offre un chiaro esempio di come una manovra apparentemente legittima possa trasformarsi in un atto di concorrenza sleale, portando a una condanna per risarcimento danni. Il caso analizza la condotta di un gruppo societario che ha deliberatamente ‘svuotato’ un lotto di materiale messo all’asta, dopo che questo era stato regolarmente aggiudicato a un’impresa concorrente.

Il Contesto: Il Mercato del Riciclo e le Aste

La vicenda si svolge nel settore del recupero e riciclo dei rottami di vetro, un mercato regolamentato da normative nazionali e comunitarie. In questo sistema, un Consorzio Nazionale gestisce la raccolta e la successiva vendita del materiale tramite aste pubbliche. Le aziende di trattamento, come le parti in causa, partecipano a queste aste per aggiudicarsi lotti di materiale da lavorare.

Un elemento cruciale del sistema è rappresentato dalle ‘deleghe’. I Comuni, o i loro gestori, conferiscono a società intermediarie il mandato (delega) per la gestione del materiale raccolto. Queste società, a loro volta, lo conferiscono al Consorzio, che lo mette all’asta. La stabilità di queste deleghe è fondamentale per garantire la disponibilità del materiale promesso.

La Manovra di Concorrenza Sleale: Fatti del Caso

L’azienda attrice si aggiudica un’asta per l’acquisto di un ingente lotto di 26.000 tonnellate di vetro. Il materiale avrebbe dovuto essere fornito da una delle società convenute. Subito dopo l’aggiudicazione, però, accade l’imprevedibile: il lotto si riduce drasticamente fino quasi ad azzerarsi.

L’indagine processuale ha rivelato una strategia coordinata: la società fornitrice, agendo di concerto con una sua consociata (che aveva da poco inaugurato un nuovo impianto) e sotto l’egida della comune società controllante, ha contattato i gestori che le avevano conferito le deleghe, chiedendone la revoca e la contestuale riassegnazione alla propria consociata. Di fatto, il materiale è stato dirottato all’interno dello stesso gruppo aziendale, vanificando l’aggiudicazione ottenuta dal concorrente.

L’attrice, privata della fornitura, è stata costretta a partecipare a un’asta successiva, acquistando il materiale a un prezzo significativamente più alto e subendo un notevole danno economico.

La Decisione del Tribunale sulla Concorrenza Sleale

Il Tribunale ha accolto la tesi dell’attrice, riconoscendo la condotta delle convenute come un illecito anticoncorrenziale. I giudici hanno respinto la difesa delle convenute, secondo cui la revoca delle deleghe sarebbe una prassi di mercato e che l’aggiudicazione di un’asta non costituisce un diritto certo alla fornitura. Pur ammettendo un margine di aleatorietà nel sistema, il Tribunale ha stabilito che la manovra posta in essere non era frutto delle normali dinamiche di mercato, ma una voluta distorsione a beneficio del proprio gruppo e a danno del concorrente.

La Corte ha ritenuto tutte e tre le società del gruppo (la fornitrice, la consociata beneficiaria e la holding) solidalmente responsabili, condannandole a risarcire l’attrice per il danno emergente, quantificato in oltre 550.000 euro, pari al maggior costo sostenuto per l’approvvigionamento alternativo.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni del Tribunale si fondano sul principio della correttezza professionale, che deve governare i rapporti tra imprese concorrenti. La Corte ha sottolineato che, sebbene le singole azioni (come la richiesta di revoca di una delega) possano apparire formalmente lecite, il loro concatenamento e la finalità complessiva rivelano l’intento illecito. L’operazione non era volta a migliorare l’efficienza della raccolta per i Comuni, ma unicamente a sottrarre una risorsa strategica a un avversario di mercato per avvantaggiare un’altra entità dello stesso gruppo.

È stata data rilevanza al fatto che l’operazione è avvenuta subito dopo l’aggiudicazione dell’asta, dimostrando un nesso causale diretto tra la vittoria dell’attrice e la reazione delle convenute. La responsabilità della holding è stata affermata non solo sulla base del controllo societario, ma anche sull’evidente interesse strategico del gruppo a favorire il nuovo impianto della consociata a scapito di terzi, come esplicitato persino nella nota integrativa al bilancio.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la libertà di iniziativa economica non può spingersi fino a ledere deliberatamente gli interessi legittimi dei concorrenti attraverso pratiche contrarie alla lealtà commerciale. Anche in mercati complessi e caratterizzati da una certa fluidità, le aspettative generate da un’aggiudicazione pubblica sono tutelate dall’ordinamento. La decisione evidenzia inoltre come la responsabilità per concorrenza sleale possa estendersi all’intera catena di controllo societario, quando viene dimostrata una regia o un interesse comune nell’attuazione della condotta illecita.

Revocare delle deleghe di fornitura per sottrarre materiale a un concorrente che ha vinto un’asta costituisce concorrenza sleale?
Sì. Il Tribunale ha stabilito che orchestrare la revoca e la riassegnazione di deleghe di fornitura, non per una legittima ragione di mercato ma con il solo scopo di vanificare l’aggiudicazione di un concorrente e deviare il materiale all’interno del proprio gruppo, costituisce un atto di concorrenza sleale perché viola i principi di correttezza professionale.

Una società controllante (holding) può essere ritenuta responsabile per gli atti di concorrenza sleale commessi dalle sue controllate?
Sì. Secondo la sentenza, la società controllante può essere condannata in solido con le controllate quando emerge un suo coinvolgimento, anche sotto forma di coordinamento o di avallo, e un interesse economico diretto nella riuscita della manovra illecita, come favorire una società del gruppo a scapito di un’altra.

Il vincitore di un’asta ha diritto al risarcimento se il lotto vinto viene a mancare a causa di un illecito altrui?
Sì. Il Tribunale ha riconosciuto il diritto dell’aggiudicatario a essere risarcito per il cosiddetto ‘danno emergente’. In questo caso, il danno è stato quantificato nella differenza tra il costo che avrebbe sostenuto per il lotto vinto e il costo maggiore che ha dovuto affrontare per acquistare una quantità equivalente di materiale in un’asta successiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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