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Concordato preventivo: no estinzione per prescrizione

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’estinzione di un concordato preventivo non può essere dichiarata in base a una presunta prescrizione generale dei crediti. La prescrizione deve essere accertata individualmente per ciascun creditore in un giudizio ordinario. L’erede del debitore, inoltre, non può chiedere la risoluzione della procedura.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Concordato Preventivo: Quando si può dichiarare la fine della procedura?

La durata delle procedure concorsuali è una questione centrale nel diritto fallimentare. Un concordato preventivo che si protrae per anni può generare incertezza sia per i creditori che per il debitore. Ma è possibile chiederne la chiusura sulla base del semplice decorso del tempo e della presunta prescrizione dei crediti? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito chiarimenti fondamentali su questo punto, rigettando le pretese dell’erede di un imprenditore.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Chiusura del Concordato

Il caso esaminato riguarda un concordato preventivo omologato nel 2006. A seguito del decesso dell’imprenditore proponente, avvenuto nel 2014, il suo erede, insieme al proprio avvocato (a sua volta creditore nella procedura), si rivolgeva al Tribunale per ottenere la chiusura della procedura. La richiesta si fondava su due argomenti principali:

1. Estinzione per prescrizione: Sostenevano che, essendo trascorsi più di dieci anni dall’apertura del concordato, tutti i crediti ammessi si fossero prescritti, rendendo di fatto la procedura eseguita e quindi da chiudere.
2. Risoluzione: In alternativa, chiedevano la risoluzione del concordato per inadempimento.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano le richieste, ritenendo che la prescrizione dovesse essere accertata caso per caso nei confronti di ogni singolo creditore e che il debitore non avesse la legittimazione per chiedere la risoluzione della procedura. Di qui il ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sul Concordato Preventivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato e inammissibile sotto diversi profili, confermando le decisioni dei giudici di merito.

Il Rigetto della Tesi sulla Prescrizione dei Crediti

Il primo motivo di ricorso lamentava che i giudici non si fossero pronunciati sulla richiesta di estinzione. La Corte ha chiarito che la risposta era stata data, seppure implicitamente. Affermare che la prescrizione deve essere accertata in singoli giudizi ordinari, nel contraddittorio con ciascun creditore, equivale a negare la possibilità di una declaratoria generale di estinzione della procedura basata su una presunzione di prescrizione di tutti i crediti. Non spetta al giudice del concordato effettuare una tale verifica generalizzata.

Inammissibilità delle Questioni Nuove

Con il secondo motivo, i ricorrenti sollevavano per la prima volta una questione di legittimità costituzionale per l’eccessiva durata della procedura, lamentando l’assenza di un termine massimo per il concordato preventivo. La Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile, ribadendo un principio cardine del processo: non si possono introdurre per la prima volta nel giudizio di legittimità questioni che non sono state dibattute nei precedenti gradi di giudizio.

La Genericità del Motivo sulla Risoluzione

Anche il terzo motivo, relativo alla mancata pronuncia sulla domanda di risoluzione proposta dall’avvocato in qualità di creditore, è stato giudicato inammissibile. La Corte ha sottolineato che il ricorso era formulato in modo del tutto generico, senza riportare il contenuto esatto dell’atto di reclamo, né specificare i termini precisi della domanda asseritamente non esaminata. Questa mancanza ha impedito alla Corte di verificare la fondatezza della censura.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su principi procedurali consolidati. In primo luogo, la prescrizione è un’eccezione che deve essere fatta valere nelle sedi opportune e provata nei confronti del singolo titolare del diritto; non può essere usata come strumento per ottenere una chiusura d’ufficio di una procedura complessa come il concordato preventivo. In secondo luogo, il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. Pertanto, i ricorrenti hanno l’onere di formulare i propri motivi in modo specifico e autosufficiente, riportando esattamente gli atti e le domande su cui si fonda la loro doglianza, per permettere alla Corte di svolgere il proprio ruolo di controllo sulla corretta applicazione del diritto, senza dover ricostruire autonomamente il percorso processuale.

Conclusioni

La decisione riafferma che il decorso del tempo, di per sé, non è sufficiente a determinare l’estinzione di un concordato preventivo. La prescrizione dei singoli crediti non può essere accertata in modo generalizzato e astratto dal giudice fallimentare, ma richiede azioni individuali. Inoltre, la pronuncia sottolinea l’importanza del rigore formale nella presentazione dei ricorsi per cassazione: la genericità e l’introduzione di questioni nuove sono vizi che portano inesorabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Per il debitore e i suoi eredi, la strada per la chiusura di un concordato passa attraverso la completa esecuzione del piano, non tramite scorciatoie procedurali basate su presunzioni.

Un debitore (o il suo erede) può chiedere la chiusura di un concordato preventivo sostenendo che i crediti sono prescritti?
No. Secondo la Corte, la prescrizione dei crediti ammessi al concordato deve essere accertata in sede di cognizione ordinaria e nel contraddittorio con ciascun singolo creditore, non in via generale dal giudice del concordato per dichiarare l’estinzione della procedura.

È possibile sollevare per la prima volta in Cassazione una questione di legittimità costituzionale per eccessiva durata del processo?
No. La Corte ha dichiarato inammissibile tale questione perché non era stata dibattuta nei precedenti gradi di merito. Le questioni nuove non possono essere introdotte per la prima volta nel giudizio di legittimità.

Cosa succede se un motivo di ricorso in Cassazione è formulato in modo generico?
Il motivo viene dichiarato inammissibile. Il ricorrente ha l’onere di specificare chiaramente e riportare l’esatto contenuto degli atti e delle domande che assume non siano stati esaminati, per consentire alla Corte di Cassazione di verificare la fondatezza della censura senza dover svolgere indagini sui fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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