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Concordato minore: no alla parità tra creditori

Un debitore ha proposto un piano di concordato minore offrendo un pagamento parziale identico sia ai creditori privilegiati che a quelli chirografari. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che la proposta di concordato minore è inammissibile se non rispetta la graduazione legale dei crediti, violando la par condicio creditorum. Il giudice può rilevare tale inammissibilità fin dalla fase iniziale, senza attendere il giudizio di omologazione.

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Concordato minore: la Cassazione fissa i paletti sulla libertà del piano

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale in materia di crisi da sovraindebitamento, specificando i limiti alla libertà di formulazione della proposta di concordato minore. Il principio affermato è netto: il piano non può violare le regole sulla graduazione dei crediti, pena l’inammissibilità fin dalla fase iniziale. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Il Piano di Ristrutturazione Controverso

Un professionista in stato di sovraindebitamento, con un’esposizione debitoria di oltre 800.000 euro, presentava una proposta di concordato minore. Il piano prevedeva due modalità di pagamento distinte:
1. Il saldo integrale del debito ipotecario, garantito da un immobile di sua proprietà, secondo il piano di ammortamento originario.
2. Il pagamento di una percentuale minima (5%) per tutti gli altri debiti, senza distinzione tra creditori privilegiati (come l’erario e gli enti previdenziali) e creditori chirografari (non assistiti da garanzie).

Le risorse per adempiere al piano sarebbero derivate esclusivamente dai suoi redditi futuri. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno dichiarato la proposta inammissibile, ritenendo che violasse il principio fondamentale della par condicio creditorum e l’ordine delle cause legittime di prelazione, come stabilito dall’art. 2741 del codice civile. In sostanza, il piano equiparava creditori che la legge vuole trattati in modo differente, destinando le risorse future (beni mobili) al pagamento parziale di tutti, invece che al soddisfacimento prioritario e integrale dei creditori privilegiati.

La Decisione della Corte sul concordato minore

Il debitore ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che il concordato minore, a differenza di altre procedure concorsuali, garantirebbe una maggiore libertà nella formulazione del piano. Secondo la sua tesi, il giudice non avrebbe potuto dichiarare l’inammissibilità per motivi non espressamente previsti dalla legge (art. 77 del Codice della Crisi).

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente questa interpretazione. Ha stabilito che, sebbene il Codice della Crisi preveda una disciplina specifica per il concordato minore, per le materie non regolate si applicano, in quanto compatibili, le norme del concordato preventivo. Tra queste, rientrano le disposizioni che impongono il rispetto della graduazione dei crediti (art. 84 CCII).

Le Motivazioni: Il Principio della Gerarchia dei Crediti

La Corte ha spiegato che la cosiddetta “libertà di contenuto” della proposta non può essere intesa come una libertà assoluta di derogare a principi cardine dell’ordinamento. La parità di trattamento dei creditori e il rispetto delle cause di prelazione non sono requisiti di mera convenienza, valutabili solo dai creditori, ma rappresentano un pilastro della “fattibilità giuridica” del piano.

Un piano che parifica creditori privilegiati e chirografari, offrendo a entrambi un pagamento irrisorio in violazione della gerarchia legale, è intrinsecamente contrario alla legge. Di conseguenza, non si tratta di una semplice proposta sconveniente, ma di una proposta giuridicamente inammissibile. Il giudice ha quindi il potere e il dovere di rilevarne l’illegittimità fin dalla fase iniziale, senza dover attendere il giudizio di omologazione, in ossequio ai principi di economia processuale e di sollecita definizione delle procedure.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un orientamento rigoroso e offre importanti indicazioni pratiche:

1. Rispetto della Gerarchia: Qualsiasi proposta di concordato minore deve tassativamente rispettare l’ordine di preferenza tra i crediti. I creditori privilegiati devono essere soddisfatti prima e, di norma, in misura maggiore rispetto ai chirografari.
2. Controllo Giudiziale Esteso: Il controllo del giudice non si limita alle cause di inammissibilità formali elencate nell’art. 77 CCII, ma si estende alla conformità della proposta ai principi inderogabili della legge, come la par condicio creditorum.
3. Limiti alla Libertà del Proponente: La flessibilità del concordato minore non autorizza a creare piani che ignorino la struttura fondamentale del diritto concorsuale. La libertà consiste nella scelta delle modalità e delle forme di soddisfacimento (denaro, cessione di beni, ecc.), non nella possibilità di alterare la gerarchia dei diritti dei creditori.

È possibile in un concordato minore trattare i creditori privilegiati allo stesso modo di quelli chirografari, offrendo a entrambi un pagamento parziale?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la proposta di concordato minore deve rispettare la graduazione delle cause legittime di prelazione. Trattare creditori privilegiati e chirografari allo stesso modo, con un pagamento parziale per entrambi, viola questo principio e rende la proposta giuridicamente inammissibile.

Il giudice può dichiarare inammissibile una proposta di concordato minore per motivi non espressamente elencati nell’art. 77 del Codice della Crisi?
Sì. Secondo la Corte, il rispetto della gerarchia dei crediti è un requisito di “fattibilità giuridica” della proposta. La sua violazione costituisce una causa di inammissibilità che il giudice può rilevare d’ufficio fin dalla fase iniziale, anche se non esplicitamente menzionata nell’elenco dell’art. 77 CCII.

Il principio del “contenuto libero” della proposta di concordato minore consente di derogare alle regole sulla graduazione dei crediti?
No. La libertà di contenuto, come affermato dalla sentenza, non significa libertà di violare norme imperative. Riguarda le modalità con cui si prevede di soddisfare i crediti (ad esempio, tramite pagamenti in denaro, cessione di beni, etc.), ma non permette di alterare il trattamento differenziato che la legge riserva alle diverse categorie di creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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