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Concordato fallimentare: esclusi i crediti tardivi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 725/2024, ha stabilito che la proposta di concordato fallimentare presentata da un terzo assuntore può legittimamente limitare l’impegno di pagamento ai soli crediti già insinuati nel passivo al momento della proposta stessa. Di conseguenza, è stata respinta l’opposizione dell’Agenzia delle Entrate, il cui credito era stato insinuato tardivamente. La Corte ha chiarito che la norma (art. 124 L. Fall.) crea una preclusione processuale per dare certezza alla procedura e favorirne la chiusura, senza violare i diritti dei creditori privilegiati, i quali sono comunque tenuti a rispettare i termini per l’insinuazione.

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Concordato Fallimentare e Crediti Tardivi: La Cassazione Fissa i Limiti per l’Assuntore

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 725 del 2024, affronta un tema cruciale nell’ambito del concordato fallimentare: la possibilità per il soggetto che si assume l’onere di soddisfare i creditori (l’assuntore) di limitare il proprio impegno solo a coloro che hanno presentato le loro richieste entro un preciso momento. Questa decisione ha implicazioni significative per tutti i creditori, inclusi quelli privilegiati come l’Agenzia delle Entrate, e ribadisce l’importanza della tempestività nelle procedure concorsuali.

I Fatti del Caso: Una Proposta di Concordato con Limiti Precisi

La vicenda ha origine dal fallimento di una società per azioni. Nel corso della procedura, una società a responsabilità limitata, in qualità di terzo assuntore, presentava una proposta di concordato fallimentare. La proposta prevedeva, tra le varie condizioni, una clausola che limitava la responsabilità dell’assuntore al pagamento dei soli crediti che risultavano già ammessi al passivo o per i quali era pendente una domanda di insinuazione tardiva alla data di presentazione della proposta stessa.

Successivamente a tale data, l’Agenzia delle Entrate presentava una domanda di insinuazione tardiva per un credito di notevole entità. L’Agenzia si opponeva quindi all’omologazione del concordato, sostenendo che tale clausola limitativa fosse illegittima e lesiva del suo diritto di credito privilegiato.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello respingevano l’opposizione, confermando la validità del concordato. La questione giungeva così all’esame della Corte di Cassazione.

La Questione Giuridica: Può l’Assuntore Escludere i Creditori Tardivi?

Il quesito legale al centro della controversia era se l’articolo 124 della legge fallimentare consentisse a un proponente di un concordato fallimentare di escludere dal proprio impegno i creditori che, seppur titolari di un diritto, non si fossero ancora manifestati formalmente nella procedura al momento del deposito della proposta. In particolare, si dibatteva se una simile limitazione potesse pregiudicare i crediti erariali, che godono di privilegio, e se alterasse l’ordine delle cause di prelazione.

L’Analisi del concordato fallimentare da parte della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, fornendo un’interpretazione chiara e netta della normativa. I giudici hanno affermato che il secondo periodo dell’ultimo comma dell’articolo 124 della legge fallimentare stabilisce espressamente che ‘il proponente può limitare gli impegni assunti con il concordato ai soli creditori ammessi al passivo, anche provvisoriamente, e a quelli che hanno proposto opposizione allo stato passivo o domanda di ammissione tardiva al tempo della proposta’.

Secondo la Corte, questa norma introduce una preclusione di natura processuale. Non incide sulla natura o sulla titolarità del credito, ma pone uno ‘sbarramento temporale’ finalizzato a un obiettivo di interesse generale: garantire certezza e celerità alla procedura fallimentare.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su diversi pilastri argomentativi. In primo luogo, la norma risponde all’esigenza di consentire all’assuntore di conoscere con ragionevole certezza l’entità del debito che si sta assumendo. Senza questa possibilità di ‘cristallizzare’ il passivo, nessun soggetto sarebbe incentivato a intervenire per risolvere la crisi d’impresa, con grave pregiudizio per l’intero ceto creditorio.

In secondo luogo, la Corte ha chiarito che questa preclusione non viola il principio della par condicio creditorum né l’ordine delle prelazioni. Tali principi operano tra i creditori che partecipano al concorso. L’esclusione di un creditore tardivo non deriva dalla sua posizione (privilegiata o chirografaria), ma unicamente dalla sua inerzia processuale, ossia dal non aver presentato la domanda di insinuazione nei tempi utili. È un onere che grava su tutti i creditori, senza distinzioni.

Infine, è stato respinto l’argomento relativo all’abuso del diritto. L’utilizzo di una facoltà espressamente prevista dalla legge per realizzare l’effetto tipico e fisiologico della norma stessa (cioè dare certezza alla proposta di concordato) non può essere considerato abusivo. La norma, infatti, bilancia l’interesse dei creditori a essere soddisfatti con quello, di pari rango, alla rapida ed efficiente definizione della procedura fallimentare.

Le Conclusioni

La sentenza n. 725/2024 consolida un principio di fondamentale importanza pratica: nel concordato fallimentare, l’assuntore può legittimamente circoscrivere il proprio impegno ai soli creditori noti e ‘attivi’ nella procedura al momento della proposta, a condizione che lo stato passivo sia già stato dichiarato esecutivo. Questo pone un onere di diligenza su tutti i creditori, inclusa l’Amministrazione Finanziaria, che devono attivarsi tempestivamente per insinuare i propri crediti se non vogliono correre il rischio di essere esclusi dai benefici della proposta concordataria. La certezza e la celerità delle procedure concorsuali sono valori che il legislatore, e ora la giurisprudenza, ritengono meritevoli della massima tutela.

Un assuntore in un concordato fallimentare può limitare il suo impegno solo ai creditori che si sono già insinuati al passivo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che, ai sensi dell’art. 124 della legge fallimentare, il proponente può validamente limitare i propri impegni ai soli creditori ammessi al passivo (anche provvisoriamente) e a coloro che hanno proposto opposizione o domanda tardiva al momento della proposta, purché lo stato passivo sia stato dichiarato esecutivo.

Questa limitazione vale anche per i creditori privilegiati, come l’Agenzia delle Entrate?
Sì, la regola si applica a tutti i creditori, inclusi quelli privilegiati. L’esclusione non dipende dalla natura del credito, ma dal mancato rispetto dell’onere processuale di insinuarsi tempestivamente nel passivo fallimentare.

La clausola che limita la responsabilità dell’assuntore viola il principio della parità di trattamento dei creditori (par condicio creditorum)?
No, secondo la Corte, questa clausola non viola la par condicio creditorum né l’ordine delle cause di prelazione. Essa introduce una preclusione di natura processuale, che serve a dare certezza e a favorire la rapida conclusione della procedura fallimentare, senza incidere sulla titolarità sostanziale del diritto dei creditori che non si sono attivati in tempo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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