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Concessioni idroelettriche: la Regione può fissare un termine?

Una società energetica ha contestato la decisione di una Regione di prorogare la sua concessione idroelettrica scaduta solo fino a una data specifica, imponendo un canone aggiuntivo. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che la Regione ha il potere discrezionale di fissare un termine per la gestione provvisoria delle concessioni idroelettriche e di richiedere un corrispettivo per tale periodo, in attesa delle nuove gare.

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Pubblicato il 19 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Concessioni Idroelettriche: La Regione può fissare una scadenza per la proroga?

La gestione delle concessioni idroelettriche scadute rappresenta un tema complesso, al crocevia tra diritto pubblico, energia e tutela della concorrenza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha fornito chiarimenti cruciali sul potere delle Regioni di stabilire termini precisi per la prosecuzione temporanea di tali concessioni, in attesa dell’espletamento delle nuove gare. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore energetico, titolare di una concessione per una grande derivazione d’acqua a uso idroelettrico, si è vista prorogare la propria concessione, ormai scaduta, da parte della Regione competente. Tuttavia, la delibera regionale non si limitava a estendere l’operatività, ma fissava un termine finale preciso per la prosecuzione (31 dicembre 2021) e la subordinava a diverse condizioni, tra cui il pagamento di un canone demaniale e di un ulteriore canone aggiuntivo.

Ritenendo illegittima tale limitazione temporale, la società ha impugnato il provvedimento. Secondo l’operatore, la normativa nazionale prevede che la gestione prosegua fino alla conclusione delle nuove procedure di assegnazione, senza che l’ente regionale possa imporre scadenze intermedie. La società contestava anche la legittimità delle condizioni economiche imposte.

La Decisione nei Gradi di Giudizio

In prima istanza, il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP) ha respinto il ricorso della società, ritenendo le decisioni della Regione conformi alla normativa e ai precedenti giurisprudenziali. Il TSAP ha sottolineato come la prosecuzione temporanea fosse soggetta a specifiche condizioni economiche e che la Regione avesse agito nell’ambito delle proprie competenze.

La società ha quindi proposto ricorso per Cassazione, portando la questione all’attenzione delle Sezioni Unite e lamentando, principalmente, la violazione della legge nazionale che, a suo dire, non consentirebbe alla Regione di fissare un termine finale per la gestione provvisoria.

Il Potere Regionale sulle concessioni idroelettriche

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la piena legittimità dell’operato della Regione. I giudici hanno chiarito un punto fondamentale: la normativa, sia nazionale che regionale, prevede che la prosecuzione avvenga “per il tempo strettamente necessario al completamento delle procedure di attribuzione”. Questa formulazione non esclude, anzi implica, la possibilità per l’amministrazione di fissare preventivamente un termine che si presume, in via discrezionale, sufficiente e ragionevole per completare tali procedure.

La Discrezionalità Amministrativa

La Corte ha stabilito che consentire la prosecuzione temporanea è una facoltà della Regione, non un obbligo. L’ente pubblico esercita un potere discrezionale per bilanciare l’esigenza di continuità del servizio con l’interesse pubblico a una nuova assegnazione tramite gara. Fissare un termine è, pertanto, una legittima manifestazione di questo potere, che consente all’amministrazione di gestire il periodo transitorio in modo ordinato e prevedibile.

La Legittimità del Canone Aggiuntivo

Anche la richiesta di un canone aggiuntivo è stata ritenuta pienamente legittima. Tale canone non è una tassa, ma un corrispettivo per il beneficio economico che l’ex concessionario continua a trarre dallo sfruttamento di beni pubblici (acqua e impianti) anche dopo la scadenza del titolo originario. Si tratta di una misura che riequilibra la posizione dell’operatore, che altrimenti godrebbe di un vantaggio ingiustificato.

Le Motivazioni della Sentenza

Le Sezioni Unite hanno motivato la loro decisione basandosi su un’interpretazione sistematica delle norme. Il principio fondamentale è quello di assicurare la continuità del servizio idrico ed energetico, ma ciò non conferisce all’ex concessionario un diritto incondizionato a proseguire l’attività a tempo indeterminato. La Regione, in qualità di ente gestore delle risorse, ha il potere e la responsabilità di definire le modalità della fase transitoria.

La Corte ha ribadito che la fissazione di un termine non viola la legge, ma ne costituisce una corretta attuazione. Si tratta di un potere discrezionale che rientra pienamente nelle attribuzioni regionali in materia di gestione delle grandi derivazioni idroelettriche. Pertanto, la delibera regionale che stabilisce una prosecuzione temporanea fino a una data certa è un atto legittimo, espressione di una valutazione ponderata degli interessi in gioco.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un importante principio: le Regioni hanno un ruolo attivo e discrezionale nella gestione della fase transitoria delle concessioni idroelettriche scadute. Possono legittimamente fissare un termine finale per la prosecuzione provvisoria e imporre condizioni economiche, come il pagamento di un canone aggiuntivo, a compensazione dell’utilizzo di risorse pubbliche. Questa decisione rafforza la potestà degli enti locali e garantisce che il periodo che precede le nuove gare sia gestito in modo chiaro e nell’interesse della collettività.

Una Regione può stabilire una data di scadenza precisa per la prosecuzione temporanea di una concessione idroelettrica scaduta?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che la Regione ha il potere discrezionale di fissare un termine specifico, ritenuto congruo per completare le procedure di nuova assegnazione, rientrando nella previsione di legge di un periodo ‘strettamente necessario’.

L’ex concessionario è obbligato a pagare un canone aggiuntivo durante il periodo di prosecuzione temporanea?
Sì. La sentenza conferma che l’imposizione di un canone aggiuntivo è legittima. Esso rappresenta il corrispettivo per il beneficio che l’operatore ottiene continuando a utilizzare beni e risorse pubbliche dopo la scadenza della concessione.

La prosecuzione dell’attività dopo la scadenza della concessione è un diritto dell’operatore?
No. La normativa attribuisce alla Regione la facoltà, e non l’obbligo, di consentire la prosecuzione temporanea. Si tratta di una scelta discrezionale dell’amministrazione per garantire la continuità del servizio nell’interesse pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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