LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Concessione idroelettrica: la decisione della Cassazione

Una società ha impugnato l’assegnazione di una concessione idroelettrica a un concorrente. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità della procedura amministrativa seguita dalla Provincia. La sentenza chiarisce i limiti del sindacato giurisdizionale sulla discrezionalità tecnica della P.A. nella valutazione comparativa dei progetti, basata su criteri come il miglior utilizzo della risorsa idrica e l’impatto ambientale. Inoltre, ha negato il risarcimento del danno da ritardo procedurale, ribadendo la necessità di una prognosi favorevole sull’esito della richiesta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 19 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Concessione idroelettrica: legittima la scelta basata su impatto ambientale e non solo sulla produttività

Una recente ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione fa luce sui criteri di assegnazione di una concessione idroelettrica in caso di più domande concorrenti. La sentenza chiarisce i confini della discrezionalità della Pubblica Amministrazione e i presupposti per ottenere un risarcimento per ritardo procedurale, offrendo spunti fondamentali per le aziende del settore energetico.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce dal ricorso di una società, che chiameremo Alfa S.a.s., contro l’autorizzazione unica rilasciata dalla Provincia Epsilon a una società concorrente, la Beta S.a.s., per la realizzazione di un impianto idroelettrico. La società Alfa, esclusa dalla concessione, aveva impugnato il provvedimento dinanzi al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP), lamentando una serie di vizi procedurali e di merito.

Le doglianze principali riguardavano:
1. La presunta improcedibilità delle domande della società Beta e di un Consorzio Irriguo per carenze documentali iniziali.
2. L’illegittimità di una proroga dei termini per l’integrazione documentale, concessa a suo dire dopo la scadenza.
3. L’errata valutazione comparativa dei progetti, sostenendo che il proprio avrebbe garantito una maggiore produzione energetica.
4. La violazione di norme ambientali e l’indisponibilità di terreni gravati da uso civico.
5. Il diritto al risarcimento dei danni per l’eccessiva durata del procedimento.

Il TSAP aveva respinto integralmente il ricorso, spingendo la società Alfa a rivolgersi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte sulla concessione idroelettrica

Le Sezioni Unite hanno confermato la decisione del TSAP, rigettando tutti i motivi di ricorso. La Corte ha riaffermato principi cardine del diritto amministrativo, applicandoli al contesto specifico delle concessioni per lo sfruttamento di risorse pubbliche.

Discrezionalità Tecnica e Criteri di Valutazione

Il cuore della controversia era la valutazione comparativa dei progetti. La società Alfa sosteneva che il suo progetto, garantendo una maggiore produttività elettrica, rappresentasse il “miglior utilizzo della risorsa idrica”. La Cassazione, tuttavia, ha ribadito che la valutazione della Pubblica Amministrazione è espressione di discrezionalità tecnica, sindacabile dal giudice solo per manifesta illogicità o irragionevolezza, vizi non riscontrati nel caso di specie.

L’Amministrazione aveva legittimamente preferito il progetto della società Beta basandosi su un’analisi più ampia, che includeva:
* La minimizzazione dell’impatto ambientale.
* La tutela della qualità del corpo idrico.
* La lunghezza inferiore del tratto di fiume interessato.
* Il riutilizzo di opere esistenti.

Questa decisione sottolinea che la maggiore produzione energetica è solo uno dei fattori e non necessariamente quello prevalente, dovendo essere bilanciato con le esigenze di tutela ambientale.

Regolarità Procedurale e Risarcimento del Danno

La Corte ha ritenuto infondate anche le censure sulla procedura. La richiesta di integrazione documentale (come il piano finanziario) è sorta legittimamente solo dopo la trasformazione della procedura da semplificata a ordinaria. La proroga dei termini per la presentazione di tali documenti è stata considerata un atto endoprocedimentale legittimo, volto a garantire una più approfondita istruttoria, senza violare la par condicio tra i concorrenti.

Infine, è stata negata la richiesta di risarcimento del danno da ritardo. La Cassazione ha ricordato che, secondo un consolidato orientamento, il risarcimento è dovuto solo se il provvedimento favorevole avrebbe dovuto essere adottato. Poiché la valutazione comparativa ha legittimamente premiato il progetto concorrente, alla società Alfa non spettava il bene della vita (la concessione), e quindi non poteva lamentare un danno risarcibile derivante dal semplice ritardo.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sul principio del giusto bilanciamento tra lo sfruttamento economico delle risorse e la tutela dell’ambiente e del paesaggio. La scelta del progetto “migliore” non è un mero calcolo matematico sulla produttività, ma una complessa valutazione discrezionale che l’amministrazione compie ponderando tutti gli interessi pubblici e privati in gioco. Il giudice non può sostituirsi all’amministrazione in questa valutazione, ma solo verificare che essa non sia palesemente illogica o basata su un travisamento dei fatti.

Sul piano procedurale, la Corte ha adottato un’interpretazione finalistica delle norme, riconoscendo che l’istruttoria amministrativa deve essere flessibile per consentire all’ente di acquisire tutti gli elementi necessari a una decisione ponderata. La proroga, in questo contesto, non è vista come un’illegittima alterazione della competizione, ma come uno strumento per il corretto esercizio della funzione pubblica.

La negazione del risarcimento del danno da ritardo, infine, si ancora a una logica di causalità: nessun danno può derivare dal ritardo nell’ottenere qualcosa che, comunque, non sarebbe spettato.

Le Conclusioni

L’ordinanza delle Sezioni Unite offre conclusioni di grande rilevanza pratica:
1. Per le imprese: Nella preparazione di un progetto per una concessione idroelettrica, non è sufficiente puntare sulla massima efficienza produttiva. È cruciale curare in modo approfondito gli aspetti legati alla sostenibilità e alla minimizzazione dell’impatto ambientale, poiché questi sono criteri di valutazione paritari e talvolta prevalenti.
2. Per la Pubblica Amministrazione: Viene confermata un’ampia discrezionalità tecnica nelle valutazioni comparative, a patto che le scelte siano supportate da motivazioni adeguate, logiche e coerenti.
3. Per il contenzioso: Si ribadiscono i limiti stringenti per ottenere un risarcimento del danno da ritardo. Non basta provare che la procedura sia durata oltre i termini di legge; è necessario dimostrare che, in assenza del ritardo, si avrebbe avuto diritto al provvedimento favorevole.

Quando è risarcibile il danno da ritardo della Pubblica Amministrazione?
Secondo la Corte, il danno da ritardo è risarcibile solo quando si può dimostrare, tramite un giudizio prognostico, che il provvedimento favorevole richiesto sarebbe stato concesso. Se la richiesta viene legittimamente respinta (come in questo caso, dove è stato preferito un altro concorrente), il semplice ritardo non genera un danno risarcibile, poiché al richiedente non spettava il bene della vita richiesto.

Come viene valutato il “miglior utilizzo della risorsa idrica” in una concessione idroelettrica?
La valutazione non si basa esclusivamente sulla maggiore produzione di energia elettrica. È una valutazione complessa e discrezionale della Pubblica Amministrazione che include e bilancia molteplici fattori, come la minimizzazione dell’impatto ambientale, la tutela della qualità del corpo idrico, la lunghezza del tratto di fiume interessato e il riutilizzo di opere esistenti.

Un’irregolarità formale, come la mancanza iniziale di un documento, rende sempre illegittima la domanda di concessione?
No, non necessariamente. La Corte ha chiarito che se la procedura amministrativa lo consente (ad esempio, passando da una procedura semplificata a una ordinaria), l’amministrazione può richiedere integrazioni documentali in un momento successivo. La mancanza di un documento richiesto solo nella fase più complessa della procedura non rende la domanda improcedibile sin dall’inizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati