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Concessione demaniale: opere e canone secondo Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33981/2024, ha respinto il ricorso di una società titolare di una concessione demaniale marittima. La Corte ha stabilito che l’Agenzia del Demanio ha piena legittimazione ad agire in giudizio per i canoni, anche se la gestione è delegata ai Comuni. È stato inoltre confermato il principio dell’accessione gratuita: le opere inamovibili costruite sull’area in concessione diventano di proprietà dello Stato al momento del rinnovo della concessione, non della sua cessazione definitiva. Di conseguenza, il canone va calcolato tenendo conto di tali strutture e non può essere limitato al solo periodo di utilizzo stagionale, data la loro permanenza.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Concessione demaniale: opere e canone secondo la Cassazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato temi cruciali in materia di concessione demaniale marittima, offrendo chiarimenti fondamentali sul calcolo del canone e sul destino delle opere costruite dal concessionario. La decisione analizza la legittimazione dell’Agenzia del Demanio, il principio di accessione gratuita delle opere allo Stato e i criteri per determinare il canone per strutture permanenti. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Una società che gestisce uno stabilimento balneare citava in giudizio il Comune contestando la rideterminazione del canone di concessione per l’anno 2007, aumentato in base alla Legge Finanziaria 2007. La società riteneva illegittimi i criteri di calcolo utilizzati e sosteneva che le strutture presenti sull’arenile (costruite in muratura) non potessero essere considerate pertinenze demaniali. Inoltre, chiedeva che il canone fosse rapportato all’effettivo utilizzo stagionale dell’area.

Nel corso del giudizio di primo grado interveniva anche l’Agenzia del Demanio. Il Tribunale accoglieva parzialmente le richieste della società. Tuttavia, la Corte d’Appello, riformando la decisione, dava ragione all’Agenzia del Demanio e al Comune, ritenendo legittima la determinazione del canone. La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse questioni.

La gestione della concessione demaniale e la legittimazione ad agire

Il primo punto contestato dalla società riguardava la legittimazione dell’Agenzia del Demanio a partecipare al processo. Secondo la ricorrente, essendo la gestione dei beni demaniali delegata dalla Regione al Comune, solo quest’ultimo avrebbe avuto titolo per resistere in giudizio.

La Cassazione ha respinto questa tesi, definendola infondata. I giudici hanno chiarito che, sebbene le funzioni amministrative siano trasferite ai Comuni, la titolarità dei beni e delle somme da incassare rimane in capo allo Stato, e quindi all’Agenzia del Demanio. L’Agenzia, in qualità di proprietaria del bene e beneficiaria finale del canone, ha un interesse diretto e concreto a contraddire le pretese del concessionario, specialmente in un’azione di accertamento negativo come quella in esame.

L’accessione delle opere e il rinnovo della concessione demaniale

Il cuore della controversia riguardava l’applicazione dell’art. 49 del Codice della Navigazione. La società sosteneva che le opere amovibili e inamovibili non fossero state acquisite dallo Stato, in quanto l’effetto acquisitivo si sarebbe dovuto verificare alla cessazione definitiva del rapporto e non al semplice rinnovo.

La Corte di Cassazione ha rigettato anche questi motivi, fornendo una spiegazione dettagliata del principio di accessione gratuita. I giudici hanno sottolineato una distinzione fondamentale:

* Proroga: Rappresenta la prosecuzione del rapporto originario, che viene modificato solo nel termine di durata. In questo caso, l’accessione non si verifica.
Rinnovo: Implica la cessazione del vecchio rapporto e la nascita di uno nuovo, sebbene identico al precedente. Questo crea una “soluzione di continuità” che fa scattare l’acquisizione delle opere inamovibili da parte dello Stato, ipso iure* (automaticamente per legge).

Nel caso specifico, la Corte ha accertato che la concessione del 2002 era un rinnovo di precedenti concessioni scadute. Le vecchie concessioni, a differenza di quelle più recenti, non prevedevano un rinnovo automatico e contenevano clausole specifiche di incameramento. Pertanto, le opere erano già divenute di proprietà statale prima del 2002, rendendo legittimo il calcolo del canone del 2007 basato sulla loro esistenza come pertinenze demaniali.

Le Motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha motivato la sua decisione basandosi su un consolidato orientamento giurisprudenziale, sia nazionale che europeo. Ha ribadito che l’accessione gratuita al termine della concessione è un corollario del principio di inalienabilità del demanio pubblico. Questo meccanismo assicura che, alla scadenza del rapporto, l’ente proprietario riacquisti la piena disponibilità dell’area e delle opere su di essa insistenti, per garantirne una corretta gestione nell’interesse pubblico.

Inoltre, la Corte ha respinto la doglianza relativa al calcolo del canone. La società lamentava l’applicazione dei valori OMI (Osservatorio del Mercato Immobiliare), sostenendo che il canone dovesse essere ridotto per l’uso stagionale. I giudici hanno qualificato il motivo come inammissibile, in quanto mirava a un riesame del merito della vicenda. La Corte d’Appello aveva correttamente applicato i valori OMI con i relativi coefficienti di riduzione per la stagionalità, ma aveva giustamente considerato che la presenza di strutture permanenti (ristorante, bar, opere in muratura) giustificava un canone non limitato al solo periodo estivo. La pretesa della società si fondava sull’erroneo presupposto che tali opere non fossero di proprietà statale, premessa smentita dalla Corte.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione consolida principi fondamentali in materia di concessione demaniale. In primo luogo, l’Agenzia del Demanio mantiene un ruolo centrale e la legittimazione ad agire in giudizio, nonostante la delega gestionale ai Comuni. In secondo luogo, il rinnovo di una concessione, a differenza della mera proroga, determina l’acquisizione automatica e gratuita delle opere inamovibili da parte dello Stato. Infine, la presenza di strutture permanenti sull’area in concessione incide direttamente sul calcolo del canone, che non può essere limitato al solo utilizzo stagionale, poiché il bene concesso include anche tali strutture, disponibili tutto l’anno.

Chi ha diritto di agire in giudizio per i canoni di una concessione demaniale, il Comune o l’Agenzia del Demanio?
Entrambi. Sebbene la gestione amministrativa possa essere delegata al Comune, l’Agenzia del Demanio, in qualità di proprietaria dei beni e titolare delle somme da pagare, mantiene la legittimazione formale e un interesse sostanziale a partecipare al giudizio, soprattutto in caso di azioni volte a contestare la debenza del canone.

Quando le opere costruite su una spiaggia in concessione demaniale diventano di proprietà dello Stato?
Le opere non amovibili diventano di proprietà dello Stato, per il principio dell’accessione gratuita previsto dall’art. 49 del Codice della Navigazione, al momento della scadenza della concessione che porta a un “rinnovo”. Il rinnovo, a differenza della semplice “proroga”, crea un’interruzione giuridica del rapporto e fa scattare l’acquisizione automatica, senza necessità di un atto formale e senza indennizzo per il concessionario.

Il canone per una concessione demaniale con uno stabilimento balneare si paga solo per la stagione estiva?
No, se sull’area sono presenti strutture permanenti di difficile rimozione (come opere in muratura destinate a ristorante, bar, ecc.). La Corte ha stabilito che, in questi casi, l’oggetto della concessione non è solo l’arenile ma anche le pertinenze demaniali permanenti. Di conseguenza, il canone non può essere rapportato al solo utilizzo infrannuale, ma deve tener conto della disponibilità continua di tali strutture.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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