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Comunione forzosa del muro: chi può chiederla?

Un proprietario ha citato in giudizio i vicini per danni causati da una tettoia appoggiata al suo muro. Oltre al risarcimento, ha richiesto un’indennità per la comunione forzosa del muro. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, chiarendo che la facoltà di chiedere la comunione forzosa spetta esclusivamente a chi costruisce in appoggio al muro altrui, e non al proprietario del muro stesso. Quest’ultimo può solo domandare la rimozione dell’opera o il risarcimento dei danni.

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Comunione forzosa del muro: a chi spetta il diritto di richiederla?

Nei rapporti di vicinato, una delle questioni più frequenti riguarda la gestione dei muri di confine. Cosa succede quando un vicino costruisce una struttura appoggiandola al nostro muro di proprietà esclusiva? Possiamo obbligarlo a pagare per rendere il muro comune? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un punto cruciale: il diritto a richiedere la comunione forzosa del muro spetta solo a chi costruisce, non al proprietario del muro stesso. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti di Causa

La controversia nasce dalla richiesta di risarcimento danni avanzata dal proprietario di un capannone nei confronti dei suoi vicini. Questi ultimi avevano realizzato una tettoia infiggendo nove travi di sostegno direttamente nel muro di proprietà esclusiva del primo, senza alcun consenso. A seguito delle proteste e dell’avvio di un accertamento tecnico preventivo, i vicini rimuovevano parzialmente le travi, lasciando però dei danni.

L’attore si rivolgeva quindi al Tribunale chiedendo non solo il risarcimento dei danni materiali e il rimborso delle spese legali, ma anche un’indennità per la comunione di fatto che si era creata. Il Tribunale di primo grado, basandosi sulla Consulenza Tecnica d’Ufficio (C.T.U.), accoglieva parzialmente la domanda, liquidando un danno di natura “estetica” di 1.500 euro e compensando le spese di lite.

Insoddisfatto, il proprietario proponeva appello, chiedendo la riforma della sentenza e l’accoglimento di tutte le sue richieste iniziali. La Corte d’Appello, tuttavia, rigettava il gravame, confermando la valutazione del perito e respingendo le altre domande, inclusa quella relativa all’indennità per comunione forzosa.

L’interpretazione della Cassazione sulla comunione forzosa del muro

Il caso è giunto dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha affrontato i quattro motivi di ricorso presentati dal proprietario del muro. Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione dell’articolo 874 del Codice Civile, che disciplina la comunione forzosa del muro sul confine.

Il ricorrente sosteneva che la costruzione in appoggio, avvenuta senza permesso, manifestasse implicitamente la volontà dei vicini di rendere comune il muro, legittimando così la sua richiesta di pagamento della relativa indennità. La Suprema Corte ha respinto questa tesi, fornendo una chiara e corretta interpretazione della norma.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha stabilito che la facoltà di chiedere la comunione forzosa del muro è un diritto potestativo che la legge attribuisce unicamente al proprietario del fondo confinante che intende costruire in appoggio al muro altrui. Non spetta, invece, al proprietario del muro stesso.

In altre parole, è il vicino che costruisce a poter scegliere se rendere il muro comune (pagando la metà del valore del muro e del suolo su cui è costruito) oppure no. Il proprietario del muro che subisce la costruzione non può imporre la comunione, ma ha altri strumenti di tutela: può chiedere la rimozione dell’opera illegittima e/o il risarcimento dei danni subiti. La sentenza impugnata, affermando questo principio, è stata ritenuta corretta.

La Corte ha inoltre rigettato gli altri motivi di ricorso:

1. Spese stragiudiziali: La richiesta di rimborso è stata respinta perché le somme sono state giudicate non correlate al merito della decisione o assorbite nella liquidazione generale delle spese di giudizio.
2. Rinnovazione della C.T.U.: Le critiche alla perizia sono state ritenute generiche e non decisive, rientrando la valutazione della C.T.U. nell’apprezzamento discrezionale del giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente motivato.
3. Compensazione delle spese: La decisione di compensare le spese in primo grado è stata confermata, non per una sproporzione tra chiesto e ottenuto, ma per la soccombenza reciproca, dato che l’attore aveva visto accogliere solo una delle plurime domande proposte (risarcimento del danno materiale) ed era risultato perdente sulle altre (indennità di medianza e rimborso spese stragiudiziali).

Le Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale in materia di diritti immobiliari e rapporti di vicinato. Il proprietario di un muro sul confine non può forzare il vicino, che vi costruisce in appoggio, a entrare in comunione pagando l’indennità di medianza. La scelta spetta esclusivamente a chi edifica. La tutela per il proprietario del muro consiste nel diritto di opporsi alla costruzione illegittima e di chiedere il risarcimento per ogni danno subito, ma non nell’imporre una comproprietà non voluta dalla controparte. La decisione chiarisce quindi i limiti e le facoltà delle parti coinvolte, orientando correttamente la gestione di simili controversie.

Se il mio vicino costruisce appoggiandosi al mio muro, posso obbligarlo a pagare l’indennità per renderlo comune?
No. Secondo la Corte, la facoltà di chiedere la comunione forzosa del muro spetta unicamente a chi costruisce in appoggio, non al proprietario del muro stesso. Quest’ultimo può solo domandare la rimozione dell’opera o il risarcimento dei danni.

A chi spetta la facoltà di chiedere la comunione forzosa del muro di confine?
La facoltà di chiedere la comunione forzosa del muro sul confine, come previsto dall’art. 874 c.c., è un diritto potestativo che spetta esclusivamente al proprietario del fondo confinante che intende edificare in aderenza o in appoggio al muro altrui.

Il giudice può compensare le spese legali se solo una delle mie domande viene accolta?
Sì. La Corte ha confermato che l’accoglimento di una sola domanda su più domande autonome proposte integra la fattispecie della soccombenza reciproca. In questo caso, il giudice può legittimamente disporre la compensazione totale o parziale delle spese di lite tra le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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