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Comunicazione concorsi pubblici: telegramma valido?

Un candidato a un concorso pubblico perde l’opportunità di assunzione per una comunicazione inviata dall’ente via telegramma e, a suo dire, mai ricevuta. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, stabilendo che, all’epoca dei fatti (2018), l’uso del telegramma per la comunicazione concorsi pubblici era legittimo non essendoci ancora l’obbligo di utilizzare la PEC. Inoltre, la Corte ha ribadito che per superare la presunzione di conoscenza non è sufficiente una generica contestazione, ma occorre una prova rigorosa dell’impossibilità di ricevere l’atto senza propria colpa.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Comunicazione Concorsi Pubblici: Il Telegramma è Ancora Valido?

In un’era dominata dalla digitalizzazione, ci si aspetterebbe che le comunicazioni ufficiali, specialmente quelle cruciali come una proposta di assunzione, avvengano tramite strumenti tracciabili e sicuri come la Posta Elettronica Certificata (PEC). Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che la validità degli atti amministrativi dipende dalle norme in vigore al momento in cui sono stati compiuti. Il caso analizzato riguarda proprio la comunicazione concorsi pubblici e la legittimità dell’uso del telegramma, un mezzo oggi considerato quasi obsoleto.

I Fatti di Causa

Un medico, utilmente collocato in una graduatoria per un posto di dirigente presso un’Azienda Ospedaliera, non rispondeva a una convocazione per l’assunzione. L’ente pubblico sosteneva di aver inviato la comunicazione tramite telegramma all’indirizzo fornito dal candidato. Non ricevendo alcun riscontro, l’Azienda archiviava la graduatoria. Il medico, sostenendo di non aver mai ricevuto tale telegramma, adiva le vie legali per ottenere il riconoscimento del suo diritto all’assunzione. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello rigettavano la sua domanda, ritenendo provata la spedizione del telegramma e operante la presunzione di conoscenza da parte del destinatario. Il candidato decideva quindi di ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso del medico inammissibile, confermando di fatto la decisione dei giudici di merito e condannando il ricorrente al pagamento delle spese legali. La Corte ha basato la sua decisione su due argomenti principali, entrambi legati all’inammissibilità dei motivi di ricorso.

Le Motivazioni: Presunzione di Conoscenza e Mezzi di Comunicazione

L’analisi delle motivazioni della Corte permette di comprendere i principi giuridici alla base della decisione, con importanti riflessi pratici per la comunicazione concorsi pubblici.

La Presunzione di Conoscenza e l’Onere della Prova

Il primo motivo di ricorso si basava sulla presunta violazione del diritto di difesa, in quanto i giudici di merito non avrebbero ammesso le prove testimoniali volte a dimostrare il mancato ricevimento del telegramma. La Cassazione ha ritenuto questo motivo inammissibile.
Secondo l’articolo 1335 del Codice Civile, qualsiasi dichiarazione si presume conosciuta nel momento in cui giunge all’indirizzo del destinatario. L’Azienda Ospedaliera aveva prodotto in giudizio la ricevuta di spedizione del telegramma, fornendo così la prova dell’invio all’indirizzo corretto. A questo punto, l’onere di superare tale presunzione legale ricadeva sul destinatario. Egli avrebbe dovuto dimostrare non solo di non aver ricevuto l’atto, ma di essersi trovato, senza sua colpa, nell’impossibilità di averne notizia. Secondo la Corte, le prove richieste dal ricorrente erano generiche e non decisive, quindi inidonee a fornire una dimostrazione così rigorosa. Pertanto, la decisione dei giudici di merito di non ammetterle era corretta.

La Validità del Telegramma nella Comunicazione Concorsi Pubblici

Il secondo motivo di ricorso verteva sull’inadeguatezza del telegramma come mezzo di comunicazione, sostenendo che l’ente avrebbe dovuto utilizzare la PEC. Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha sottolineato che la ratio decidendi della sentenza d’appello si fondava sulla non configurabilità di un obbligo per l’ente di usare la PEC all’epoca dei fatti, avvenuti nel maggio 2018.
In quel periodo, la normativa non imponeva ancora l’uso obbligatorio della PEC per le comunicazioni relative ai concorsi pubblici. Le regole prevedevano la possibilità di utilizzare il telegramma o la lettera raccomandata. L’obbligo di impiegare la PEC per tali comunicazioni è stato introdotto solo con successivi interventi legislativi nel 2020. Di conseguenza, la scelta dell’Azienda Ospedaliera di utilizzare il telegramma era pienamente legittima secondo il principio tempus regit actum (il tempo regola l’atto), secondo cui la validità di un atto giuridico va valutata sulla base delle leggi in vigore al momento del suo compimento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce due principi fondamentali. In primo luogo, la presunzione di conoscenza legata alla ricezione di un atto all’indirizzo del destinatario è un pilastro del nostro ordinamento e superarla richiede una prova particolarmente forte e specifica. In secondo luogo, la legittimità delle azioni della Pubblica Amministrazione va sempre valutata alla luce del quadro normativo esistente al momento dei fatti. Sebbene oggi la PEC sia lo standard per la comunicazione concorsi pubblici, non si può pretendere retroattivamente la sua applicazione per vicende passate, quando altri metodi erano legalmente ammessi.

Un telegramma inviato dalla Pubblica Amministrazione per un’assunzione si presume conosciuto dal destinatario?
Sì. In base all’art. 1335 del Codice Civile, vige una presunzione di conoscenza: un atto si considera conosciuto quando giunge all’indirizzo del destinatario. Spetta a quest’ultimo provare, senza sua colpa, di essere stato nell’impossibilità di riceverlo.

È sufficiente dichiarare di non aver ricevuto il telegramma per vincere la causa?
No. La Corte ha chiarito che, per superare la presunzione di conoscenza, non basta una generica affermazione di mancata ricezione. Il destinatario deve fornire una prova rigorosa e specifica che dimostri l’impossibilità di avere avuto notizia della comunicazione per una causa a lui non imputabile.

Nel 2018, un ente pubblico era obbligato a usare la PEC invece del telegramma per la comunicazione nei concorsi pubblici?
No. L’ordinanza specifica che all’epoca dei fatti (2018) non esisteva un obbligo di legge per la Pubblica Amministrazione di utilizzare la Posta Elettronica Certificata per le convocazioni relative ai concorsi. L’uso del telegramma o della raccomandata era considerato un metodo di comunicazione pienamente valido.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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