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Competenza tribunale ordinario per alveo abbandonato

L’ordinanza stabilisce la competenza del tribunale ordinario in una controversia sulla proprietà di terreni un tempo parte di un alveo fluviale, ma da decenni abbandonato dalle acque. La Corte di Cassazione ha chiarito che, in assenza di uno scorrimento d’acqua attuale e della necessità di regolare il flusso, la questione è puramente proprietaria e non rientra nella giurisdizione specializzata del Tribunale regionale delle acque pubbliche.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza Tribunale Ordinario: la Cassazione decide sull’Alveo Abbandonato

Quando un fiume cambia corso, a chi spetta decidere sulla proprietà dei terreni che prima costituivano il suo letto? La questione sulla competenza del tribunale ordinario rispetto a quella del giudice specializzato è centrale in una recente ordinanza della Corte di Cassazione. Il provvedimento chiarisce un importante principio di diritto, distinguendo le controversie puramente proprietarie da quelle che coinvolgono la gestione delle acque pubbliche. Analizziamo insieme la decisione per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso

Due privati cittadini citavano in giudizio un Comune, l’Agenzia del Demanio e la Regione, rivendicando la proprietà di alcuni terreni situati vicino a un lago e a un torrente. Secondo i ricorrenti, tali terreni, un tempo parte del letto del torrente, erano stati liberati dalle acque a partire dagli anni ’50 a seguito di un mutamento naturale del corso d’acqua. Essi chiedevano al tribunale di accertare il loro acquisto della proprietà per accessione (sulla base delle vecchie norme sull’alveo abbandonato) o, in alternativa, per usucapione, avendo posseduto i terreni per decenni.

Il Comune e l’Agenzia del Demanio, costituendosi in giudizio, sollevavano un’eccezione preliminare, sostenendo che la causa non dovesse essere decisa dal tribunale civile ordinario, ma dal Tribunale regionale delle acque pubbliche, un organo specializzato.

La Questione della Competenza del Tribunale Ordinario

Il Tribunale di primo grado accoglieva l’eccezione delle amministrazioni pubbliche, dichiarando la propria incompetenza. Secondo il primo giudice, la controversia rientrava tra quelle relative ai ‘limiti dei corsi o bacini, loro alveo e sponde’, di competenza esclusiva del tribunale specializzato.

I proprietari dei terreni hanno impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il loro caso non riguardava la delimitazione attuale di un corso d’acqua, ma la titolarità di un terreno che, pacificamente, non era più parte di un alveo da oltre settant’anni. La disputa, a loro avviso, era di natura puramente proprietaria e non richiedeva alcuna valutazione tecnica sulla gestione delle acque, giustificando così la competenza del tribunale ordinario.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dei privati, ribaltando la decisione di primo grado. Il ragionamento della Suprema Corte è stato lineare e si fonda su un presupposto fondamentale: la competenza del Tribunale regionale delle acque pubbliche si giustifica solo quando la controversia riguarda acque correnti o richiede un accertamento sul loro flusso e regime, coinvolgendo i poteri di governo delle acque nell’interesse generale.

Nel caso specifico, era pacifico tra le parti che il letto del torrente fosse stato modificato molti decenni prima. La controversia non richiedeva alcuna indagine tecnica per stabilire se l’area rientrasse ancora nel demanio idrico fluviale o lacuale. Il cuore della questione era stabilire se, a seguito dell’abbandono da parte delle acque, la proprietà del terreno fosse passata ai proprietari dei fondi rivieraschi.

In assenza di uno scorrimento d’acqua da accertare e regolare, la natura della controversia è squisitamente civilistica e proprietaria. Pertanto, la competenza non può che appartenere al giudice ordinario.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione traccia una linea netta di demarcazione. La sola vicinanza di un terreno a un corso d’acqua non è sufficiente a radicare la competenza del giudice specializzato. Quest’ultima scatta solo se la causa implica questioni attuali di gestione e governo delle acque pubbliche. Per le controversie relative a terreni che hanno perso da tempo la loro funzione di letto di un fiume, la giurisdizione spetta al tribunale ordinario, quale giudice naturale dei diritti reali. La decisione ha cassato l’ordinanza impugnata e ha rimesso le parti davanti al tribunale ordinario, che ora dovrà decidere nel merito la questione della proprietà.

Quale tribunale è competente a decidere sulla proprietà di un terreno che un tempo era il letto di un fiume, ma ora è asciutto?
Secondo la Corte di Cassazione, la competenza spetta al tribunale ordinario. La controversia, infatti, non riguarda la gestione di acque pubbliche correnti, ma attiene a un diritto di proprietà su un bene che ha perso la sua natura demaniale.

Quando si attiva la competenza del Tribunale regionale delle acque pubbliche?
La competenza di questo tribunale specializzato si attiva quando la controversia implica uno scorrimento d’acqua effettivo, la necessità di regolare il flusso e il corso delle acque, o più in generale l’esercizio dei poteri di governo delle acque nell’interesse pubblico.

Il fatto che un terreno fosse in passato parte del demanio idrico è sufficiente per attribuire la competenza al Tribunale delle acque?
No. La Corte ha chiarito che se il letto del fiume è stato mutato molti anni addietro e non vi è alcuna necessità di indagini tecniche sulla natura idrica attuale dell’area, la controversia è puramente proprietaria e rientra nella competenza del giudice ordinario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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