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Competenza territoriale minore: la residenza prevale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza 14121/2024, ha risolto un conflitto di giurisdizione tra tribunali, affermando un principio fondamentale: per le cause che coinvolgono un minore, la competenza territoriale minore spetta al giudice del luogo di residenza abituale del bambino. Questa scelta, basata sul principio di prossimità, prevale su altri criteri come il luogo di nascita o di registrazione dell’atto, poiché garantisce una migliore valutazione degli interessi e delle esigenze del minore.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza territoriale minore: la Cassazione sceglie la residenza

Quando si tratta di questioni legali che coinvolgono i minori, la scelta del tribunale competente non è un mero tecnicismo, ma una decisione fondamentale per la tutela dei loro interessi. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine: la competenza territoriale minore si radica nel luogo di residenza abituale del bambino, non dove è nato o dove è stato registrato il suo atto di nascita. Questa pronuncia chiarisce i dubbi e rafforza il ‘foro del minore’ come luogo fisico e sociale della sua vita.

Il caso: un conflitto di giurisdizione

La vicenda nasce da una complessa situazione familiare. Due genitori si rivolgono al Tribunale per ottenere l’attribuzione di un minore. La questione si complica a causa di un precedente accertamento giudiziale che aveva escluso la paternità biologica del marito della madre. Successivamente, un altro uomo aveva riconosciuto il bambino come proprio figlio.

La richiesta, inizialmente presentata al Tribunale di Ivrea, viene da questo rigettata per incompetenza territoriale, indicando come competente il Tribunale di Novara, basandosi sul luogo di nascita del minore. Il Tribunale di Novara, a sua volta, solleva un conflitto di competenza, sostenendo che il giudice naturale sia quello del luogo di residenza del bambino (Chivasso, nel circondario di Ivrea) o, in subordine, quello di registrazione dell’atto di nascita (Vercelli).

Questo rimpallo di competenze ha reso necessario l’intervento della Corte di Cassazione per stabilire, una volta per tutte, quale tribunale dovesse occuparsi del caso.

La decisione della Corte sulla competenza territoriale minore

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, sciogliendo il nodo della competenza territoriale minore a favore del Tribunale di Ivrea. La decisione si fonda su un orientamento ormai consolidato nella giurisprudenza: il criterio guida deve essere il principio di prossimità.

Questo principio stabilisce che il giudice più idoneo a decidere è quello più vicino alla vita del minore. La residenza abituale rappresenta il centro degli affetti, delle relazioni sociali e degli interessi del bambino. Un giudice ‘prossimo’ può valutare più efficacemente le sue esigenze, interagire con i servizi sociali locali e, soprattutto, garantire il suo diritto all’ascolto.

L’importanza dell’ascolto del minore

La Corte sottolinea come l’ascolto del minore sia un adempimento imprescindibile in tutti i procedimenti che lo riguardano. Si tratta di un vero e proprio diritto, sancito dall’articolo 315 bis del codice civile. Nel caso specifico, essendo il minore prossimo ai dodici anni, il suo diritto a esprimere la propria opinione diventa ancora più rilevante. Il giudice del luogo di residenza è nella posizione migliore per procedere a questo ascolto in modo diretto ed efficace.

Un principio confermato dalla riforma

Sebbene non direttamente applicabile al caso per ragioni temporali, la Cassazione menziona il nuovo articolo 473 bis. 11 del codice di procedura civile. Questa norma, introdotta dalla recente riforma del processo civile, ha codificato il principio di prossimità, stabilendo espressamente che per tutti i procedimenti riguardanti un minore è competente il tribunale del luogo in cui egli ha la residenza abituale. La Corte vede in questa norma la conferma legislativa di un orientamento che la giurisprudenza seguiva da tempo.

Le motivazioni

Le motivazioni della Suprema Corte si concentrano sulla centralità dell’interesse superiore del minore. Il criterio della residenza abituale non è una scelta formale, ma sostanziale. Garantisce che le decisioni giudiziarie siano prese dal magistrato che ha la conoscenza più diretta e concreta del contesto di vita del bambino. Qualsiasi altro criterio, come il luogo di nascita o di trascrizione dell’atto, viene considerato recessivo perché astratto e slegato dalla realtà quotidiana del minore. Il ‘foro del minore’ è, quindi, il foro della sua vita vissuta. La vicinanza fisica del giudice al minore facilita l’istruttoria, l’acquisizione di informazioni e l’interazione con tutte le figure che ruotano attorno al bambino, assicurando una tutela più rapida e incisiva.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento di civiltà giuridica. La scelta del tribunale competente per le questioni minorili deve rispondere a un’esigenza di effettività della tutela. Stabilire che la competenza territoriale minore si determina in base alla residenza abituale significa mettere al centro del processo il bambino e il suo mondo. Questa decisione offre certezza agli operatori del diritto e, soprattutto, garantisce che le vicende più delicate della vita di un minore siano gestite dal giudice più adatto a comprenderle e a risolverle nel suo esclusivo interesse.

Quale tribunale è competente per le cause che riguardano un minore?
Secondo la Corte di Cassazione, il tribunale competente è quello del luogo in cui il minore ha la sua residenza abituale. Questo criterio prevale su altri, come il luogo di nascita.

Perché la residenza del minore è più importante del luogo di nascita?
La residenza abituale è considerata il centro degli affetti, degli interessi e delle relazioni del minore. Il giudice di quel luogo è ritenuto il più idoneo a valutare le esigenze del bambino e a tutelare i suoi interessi, in applicazione del ‘principio di prossimità’.

L’ascolto del minore è un fattore determinante nella scelta del tribunale competente?
Sì, il diritto del minore ad essere ascoltato è un adempimento ritenuto imprescindibile. La competenza del tribunale del luogo di residenza facilita l’esercizio di questo diritto, permettendo al giudice di procedere all’ascolto in modo più diretto ed efficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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