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Competenza territoriale: l’onere della prova in giudizio

Una società di formazione ha impugnato una sentenza di condanna al pagamento di fatture, eccependo l’incompetenza territoriale del giudice di primo grado e la mancanza di prova del credito. La Corte d’Appello ha respinto il ricorso, chiarendo che chi solleva l’eccezione di incompetenza territoriale ha l’onere di contestare tutti i fori alternativi previsti dalla legge. Inoltre, ha ribadito che le fatture, se corroborate da altre prove documentali come le comunicazioni tra le parti, costituiscono piena prova del credito.

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Competenza territoriale: non basta contestare, bisogna provare!

Nel labirinto delle aule di tribunale, una delle prime bussole per orientarsi è la competenza territoriale. Scegliere il giudice ‘sbagliato’ può avere conseguenze significative, ma contestare tale scelta richiede un rigore formale che non ammette superficialità. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Venezia ci offre un’analisi puntuale su quale sia l’onere della prova per chi solleva questa eccezione e sul valore probatorio delle fatture commerciali.

Il Fatto

Una società di servizi informatici otteneva un decreto ingiuntivo contro una società di consulenza e formazione per il pagamento di fatture non saldate, per un valore di oltre 41.000 euro. La società debitrice si opponeva al decreto, avviando una causa di primo grado presso il Tribunale di Padova. I suoi principali argomenti erano due: l’incompetenza territoriale del Tribunale di Padova, sostenendo che la causa dovesse essere radicata a Rovigo (sede della società debitrice), e l’infondatezza del credito.
Il Tribunale di Padova respingeva le argomentazioni della società debitrice e confermava il decreto ingiuntivo. Contro questa decisione, la società soccombente proponeva appello.

L’onere della prova e la competenza territoriale

Il primo motivo di appello verteva proprio sulla competenza territoriale. L’appellante sosteneva che il giudice di primo grado avesse errato nel ritenersi competente. Tuttavia, la Corte d’Appello ha respinto questa doglianza con una motivazione chiara e basata su un principio consolidato in giurisprudenza.

Il principio è il seguente: la parte che eccepisce l’incompetenza territoriale ha l’onere non solo di contestare la competenza del giudice adito, ma deve anche contestare la sussistenza di tutti i possibili fori concorrenti previsti dalla legge (come il luogo di residenza del convenuto, il luogo di conclusione del contratto, ecc.) e indicare specificamente quale sarebbe il giudice competente per ciascuno di essi. Se non lo fa, l’eccezione è considerata incompleta e, pertanto, come se non fosse mai stata proposta (tamquam non esset).
Nel caso di specie, la società appellante si era concentrata su un solo criterio, omettendo di contestare efficacemente gli altri, in particolare il forum contractus, ovvero il luogo di conclusione del contratto. Poiché le prove dimostravano che il contratto si era perfezionato presso la sede della società creditrice, la competenza del Tribunale di Padova è stata correttamente confermata.

Il valore probatorio della fattura nei rapporti commerciali

Il secondo motivo di appello riguardava la presunta mancanza di prova del credito. L’appellante sosteneva che le sole fatture non fossero sufficienti a dimostrare l’esistenza del debito. Anche su questo punto, la Corte ha dato torto all’appellante.

Le Motivazioni

La Corte ha chiarito che, sebbene una fattura sia un atto di formazione unilaterale, il suo valore probatorio può essere notevolmente rafforzato da altri elementi. Nel caso specifico, le fatture erano supportate da un’intensa corrispondenza tra le parti, dalla quale emergeva che il legale rappresentante della società debitrice aveva autorizzato l’emissione di quelle stesse fatture e persino il versamento di acconti. Inoltre, le fatture erano state regolarmente annotate nei registri contabili della società creditrice.
La Corte ha richiamato una recente sentenza della Cassazione (n. 3581/2024), la quale stabilisce che una fattura, accettata dal destinatario (anche implicitamente) e annotata nelle scritture contabili, può costituire piena prova dell’esistenza del contratto e del relativo credito. La mancanza di contestazioni specifiche e tempestive da parte del debitore e la presenza di prove documentali di supporto hanno quindi reso il credito pienamente provato.

Le Conclusioni

La sentenza offre due importanti lezioni pratiche. La prima è di natura procedurale: chi intende contestare la competenza territoriale di un giudice deve farlo con estremo scrupolo, analizzando e contestando ogni singolo criterio applicabile, pena l’invalidità dell’eccezione. La seconda è di natura sostanziale: nei rapporti tra imprese, una fattura non è un semplice pezzo di carta. Se non contestata e se inserita in un contesto di comunicazioni che ne confermano l’esistenza, essa assume un robusto valore probatorio, diventando un’arma efficace per il recupero del credito. Ignorare le fatture o contestarle in modo generico e tardivo è una strategia legale rischiosa e spesso perdente.

Chi contesta la competenza territoriale del giudice, cosa deve dimostrare?
La parte che solleva l’eccezione di incompetenza territoriale ha l’onere di contestare la sussistenza di tutti i possibili fori concorrenti previsti dalla legge e di indicare il giudice che sarebbe competente per ciascuno di essi. Un’eccezione incompleta è considerata come non proposta.

Una fattura è sufficiente a provare un credito in una causa tra imprese?
Da sola potrebbe non bastare, ma la sentenza chiarisce che il suo valore probatorio è pieno quando risulta accettata dal debitore (anche tramite la mancata contestazione) ed è supportata da altre prove documentali, come la corrispondenza tra le parti che ne autorizza l’emissione, e risulta annotata nelle scritture contabili.

Cosa succede se un’eccezione di incompetenza viene formulata in modo incompleto?
Se l’eccezione è incompleta perché non contesta tutti i possibili fori concorrenti, viene considerata invalida (tamquam non esset). Di conseguenza, la competenza del giudice adito si radica e la causa prosegue davanti a lui per la decisione nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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