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Competenza territoriale lavoro: dove fare causa?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 26572/2024, ha risolto un conflitto di competenza territoriale lavoro tra due Tribunali. Il caso riguardava un incaricato alla vendita a domicilio che aveva citato in giudizio le società committenti. La Corte ha stabilito che, data la natura del rapporto assimilabile a una collaborazione continuativa, la competenza spetta inderogabilmente al Tribunale del luogo di domicilio del lavoratore, rendendo nulla qualsiasi clausola contrattuale contraria.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza Territoriale Lavoro: La Cassazione Fa Chiarezza sul Foro dell’Agente

La determinazione della competenza territoriale lavoro rappresenta un nodo cruciale all’inizio di ogni controversia giudiziaria. Sapere a quale Tribunale rivolgersi è il primo passo per far valere i propri diritti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiarimento per tutti quei lavoratori autonomi, come gli incaricati alla vendita a domicilio, la cui attività si configura come una collaborazione continuativa. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: La Controversia tra l’Agente e le Società

Un lavoratore, incaricato della vendita a domicilio di servizi di ristrutturazione per conto di un noto gruppo societario, avviava una causa di lavoro. Il rapporto era regolato da contratti che lo qualificavano come lavoratore autonomo senza vincolo di subordinazione. Il problema sorgeva subito: dove incardinare la causa?

Il contratto conteneva una clausola che indicava come competente in via esclusiva il Tribunale della sede di una delle società. Tuttavia, il lavoratore era domiciliato in un’altra città. Inizialmente, il Tribunale adito dalle società (quello della sede aziendale) declinava la propria competenza, ritenendo valida la clausola contrattuale e rinviando la causa al foro indicato nel contratto. Quest’ultimo Tribunale, però, non si riteneva a sua volta competente e sollevava un conflitto davanti alla Corte di Cassazione.

Il Conflitto sulla Competenza Territoriale Lavoro

Il secondo Tribunale sosteneva che la controversia, basandosi sulla descrizione del rapporto fornita dal lavoratore, non fosse una semplice questione commerciale, ma rientrasse nell’ambito delle collaborazioni coordinate e continuative previste dall’art. 409, n. 3, del Codice di Procedura Civile.

Per questa tipologia di rapporti, assimilati a quelli di lavoro subordinato ai fini del rito processuale, la legge prevede delle tutele specifiche, inclusa una regola inderogabile sulla competenza territoriale. Secondo l’art. 413 c.p.c., per le controversie relative a rapporti di agenzia e altre collaborazioni, il foro competente è quello del domicilio del lavoratore. Qualsiasi patto contrario, come la clausola presente nel contratto, è da considerarsi nullo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi del secondo Tribunale, basando la propria decisione su due principi consolidati.

In primo luogo, ha ribadito che la competenza si determina sulla base della prospettazione della domanda. In altre parole, si deve guardare a come l’attore (il lavoratore, in questo caso) ha qualificato il rapporto nel suo atto introduttivo, a meno che tale descrizione non sia palesemente artificiosa e finalizzata solo a spostare la competenza. Nel caso di specie, il lavoratore aveva descritto un’attività di vendita a domicilio continuativa, riconducibile alla collaborazione ex art. 409 c.p.c.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che anche se il rapporto fosse stato qualificato come “procacciamento d’affari”, la presenza di elementi quali la stabilità, la personalità e la coordinazione con l’attività aziendale lo avrebbe comunque attratto nell’orbita dell’art. 409 c.p.c. Di conseguenza, si applica la disciplina speciale sulla competenza territoriale prevista dall’art. 413 c.p.c.

Questa norma stabilisce che per tali rapporti il foro competente è quello del domicilio dell’agente o del collaboratore. Questa regola è inderogabile e, come specificato dal comma 8 dello stesso articolo, ogni clausola contrattuale che la modifica è da considerarsi nulla. Pertanto, la clausola che indicava il foro della sede aziendale era priva di qualsiasi effetto.

Conclusioni: Cosa Cambia per gli Agenti e i Collaboratori

Questa ordinanza rafforza la tutela processuale per agenti, incaricati alle vendite, e tutti coloro che operano in regime di collaborazione coordinata e continuativa. La decisione chiarisce che la competenza territoriale lavoro non può essere decisa arbitrariamente dall’azienda tramite clausole contrattuali, ma segue la regola legale del domicilio del lavoratore. Questo principio garantisce al collaboratore, considerato la parte debole del rapporto, di poter agire in giudizio presso il Tribunale più vicino al proprio luogo di vita, riducendo disagi e costi e riequilibrando la posizione delle parti nel processo.

In una controversia di un incaricato alla vendita a domicilio, quale Tribunale è competente?
È competente il Tribunale del luogo in cui il lavoratore ha il proprio domicilio. La legge stabilisce questa regola come inderogabile per le controversie relative a rapporti di collaborazione continuativa.

Una clausola nel contratto che indica un Tribunale diverso da quello del domicilio del lavoratore è valida?
No, per i rapporti di collaborazione continuativa, agenzia e procacciamento d’affari con caratteristiche di coordinamento e continuità, qualsiasi clausola che deroghi alla competenza territoriale del domicilio del lavoratore è considerata nulla e priva di effetti.

Come si determina la natura del rapporto di lavoro per decidere la competenza?
La competenza si determina in base alla descrizione del rapporto fornita dal lavoratore nel suo atto di citazione (principio della prospettazione della domanda), purché tale descrizione non sia palesemente artificiosa. Se il rapporto presenta le caratteristiche di continuità, coordinamento e prevalente personalità della prestazione, si applicano le norme del rito del lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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