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Competenza territoriale lavoratore: la guida completa

Un lavoratore, dopo aver ottenuto il riconoscimento del suo rapporto di lavoro subordinato, ha nuovamente citato in giudizio l’azienda per ottenere il versamento dei contributi previdenziali omessi a favore dell’ente previdenziale. È sorto un conflitto di competenza territoriale tra il Tribunale del luogo di lavoro e quello della sede dell’ente. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5799/2025, ha chiarito che tale azione non è una controversia previdenziale, ma un’azione risarcitoria in forma specifica derivante dal rapporto di lavoro. Di conseguenza, la competenza territoriale del lavoratore si determina secondo le regole delle controversie di lavoro (art. 413 c.p.c.), radicandosi presso il giudice del luogo in cui si svolgeva la prestazione lavorativa.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza territoriale lavoratore: la Cassazione fa chiarezza sui contributi omessi

La questione della competenza territoriale del lavoratore rappresenta un nodo cruciale nelle controversie legali, specialmente quando un dipendente agisce contro il datore di lavoro per il versamento di contributi previdenziali non pagati. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’interpretazione decisiva, stabilendo a quale giudice spetta decidere su queste delicate materie. Questa pronuncia non solo risolve un complesso conflitto di giurisdizione, ma definisce anche la natura giuridica dell’azione del lavoratore, inquadrandola come una richiesta di risarcimento del danno.

I Fatti del Caso

Un lavoratore, dopo aver ottenuto con sentenza passata in giudicato il riconoscimento del proprio rapporto di lavoro subordinato, si era rivolto nuovamente al Tribunale per chiedere la condanna dell’ex datore di lavoro al versamento dei contributi previdenziali omessi in favore dell’ente di previdenza. Il Tribunale adito inizialmente, quello di Frosinone (luogo di svolgimento del lavoro), aveva dichiarato la propria incompetenza, indicando come competente il Tribunale di Milano, in base a una norma specifica per le cause previdenziali. La causa, riassunta a Milano, ha visto quest’ultimo Tribunale sollevare d’ufficio un regolamento di competenza, ritenendo che il criterio da applicare fosse un altro e che la competenza non spettasse né a Frosinone né a Milano, ma potenzialmente a un terzo tribunale, o che si dovesse tornare al foro del luogo di lavoro. Si è creato così un conflitto che ha richiesto l’intervento della Corte di Cassazione per stabilire quale fosse il giudice naturale della controversia.

La questione giuridica: controversia di lavoro o previdenziale?

Il cuore del problema risiedeva nella qualificazione dell’azione legale intrapresa dal lavoratore. Si trattava di una controversia in materia di previdenza e assistenza obbligatoria, regolata dall’art. 444 del codice di procedura civile? Oppure era una controversia di lavoro, soggetta alle regole di competenza dell’art. 413 c.p.c.?
La differenza è sostanziale:
– Nelle controversie previdenziali, la competenza si radica generalmente presso il tribunale della residenza dell’attore o, in altri casi, presso la sede dell’ufficio dell’ente previdenziale.
– Nelle controversie di lavoro, la competenza è alternativamente del giudice del luogo dove è sorto il rapporto, dove si trova l’azienda o dove il lavoratore prestava la sua opera al momento della fine del rapporto.
Il Tribunale di Milano sosteneva che l’azione non potesse essere considerata puramente previdenziale, ma dovesse essere inquadrata come una controversia di lavoro, con conseguente applicazione dei criteri di competenza territoriale del lavoratore previsti dall’art. 413 c.p.c.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto la tesi del Tribunale di Milano, fondando la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Ha chiarito che l’azione promossa dal lavoratore per ottenere la condanna del datore di lavoro al pagamento dei contributi omessi non è un’azione per la “regolarizzazione del rapporto contributivo” in senso stretto. Piuttosto, essa costituisce una particolare forma di azione risarcitoria in forma specifica, prevista dall’articolo 2116 del codice civile.
Il lavoratore, infatti, non agisce per far valere un diritto dell’ente previdenziale (al quale non può sostituirsi), ma per tutelare un proprio diritto soggettivo: l’integrità della sua posizione assicurativa e il conseguente diritto a ricevere le prestazioni pensionistiche. L’omissione contributiva del datore di lavoro causa un danno al lavoratore, consistente nel rischio di non ottenere la pensione o di ottenerla in misura ridotta. La condanna al versamento dei contributi non è altro che il mezzo per rimuovere questo danno.
Poiché questa azione risarcitoria nasce e si fonda sul rapporto di lavoro, essa rientra a pieno titolo nel novero delle controversie di lavoro di cui all’art. 409 c.p.c. Di conseguenza, i criteri per determinare la competenza territoriale sono quelli dettati dall’art. 413 c.p.c.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che la controversia introdotta dal lavoratore per la condanna del datore di lavoro al versamento dei contributi previdenziali omessi è una causa di lavoro. Pertanto, la competenza territoriale del lavoratore spetta al giudice del luogo in cui si trovava la dipendenza aziendale presso cui il dipendente svolgeva la sua prestazione al momento della cessazione del rapporto. Nel caso di specie, è stato dichiarato competente il Tribunale di Frosinone. Questa decisione offre un importante punto di riferimento, garantendo certezza giuridica ai lavoratori che intendono tutelare la propria posizione previdenziale e chiarendo quale sia il foro corretto a cui rivolgersi.

Che tipo di azione legale è quella del lavoratore che chiede il pagamento dei contributi omessi?
Secondo la Corte di Cassazione, si tratta di un’azione risarcitoria in forma specifica. Il lavoratore agisce per ottenere la rimozione del danno derivante dall’omissione contributiva, che mette a rischio la sua futura pensione. Non è un’azione previdenziale diretta, ma una controversia che nasce dal rapporto di lavoro.

Quale tribunale è competente a decidere sulla richiesta di un lavoratore per il versamento dei contributi non pagati dal datore di lavoro?
La competenza territoriale è quella prevista per le controversie di lavoro dall’art. 413 del codice di procedura civile. Pertanto, è competente il giudice del luogo in cui il lavoratore svolgeva la sua prestazione al momento della cessazione del rapporto, o, in alternativa, del luogo dove si trova l’azienda o dove è sorto il rapporto.

Il lavoratore può agire direttamente per costringere l’ente previdenziale a recuperare i contributi?
No. La Corte ribadisce che il lavoratore non può sostituirsi all’ente previdenziale nell’azione di recupero dei contributi. L’azione del lavoratore è diretta unicamente contro il datore di lavoro e ha natura risarcitoria per tutelare la propria posizione assicurativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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