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Competenza territoriale e credito: la liquidità decide

Un’impresa edile chiede un decreto ingiuntivo per il saldo di lavori. Il cliente si oppone eccependo l’incompetenza territoriale, sostenendo che il credito non sia liquido. Il Tribunale accoglie l’eccezione, ma la Corte di Cassazione ribalta la decisione. La Suprema Corte chiarisce che la liquidità del credito, ai fini della determinazione della competenza territoriale, sussiste quando l’ammontare è calcolabile in base a criteri certi (es. tariffa giornaliera e numero di giorni), a prescindere dalle contestazioni del debitore sul merito, che attengono invece alla prova del credito.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza Territoriale: Quando un Credito è Liquido?

La determinazione della competenza territoriale è un passo fondamentale in qualsiasi causa civile. Scegliere il tribunale sbagliato può portare a ritardi e alla necessità di ricominciare il processo da capo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 5543/2024) offre un’importante delucidazione su uno dei criteri più dibattuti: la liquidità del credito. Questo concetto è cruciale per stabilire se la causa debba essere intentata presso il domicilio del debitore o quello del creditore.

I Fatti del Caso: una Ristrutturazione Contesa

Un’impresa edile, dopo aver eseguito lavori di rifacimento del tetto di un fabbricato, emetteva fattura per il saldo residuo di 6.440 euro. Il compenso era stato pattuito sulla base di una tariffa giornaliera di 160 euro per una durata di 65 giorni. Di fronte al mancato pagamento, l’impresa otteneva un decreto ingiuntivo dal Tribunale territorialmente competente per il proprio domicilio.

La committente, tuttavia, si opponeva al decreto, sollevando in via preliminare un’eccezione di incompetenza territoriale. A suo dire, il credito non era “liquido”, ovvero non era determinato in modo certo nel suo ammontare. Di conseguenza, secondo la debitrice, il foro competente non era quello del creditore, bensì quello del suo stesso domicilio, come previsto dal comma 4 dell’art. 1182 del Codice Civile per le obbligazioni non liquide.

La Decisione del Tribunale di Primo Grado

Il Tribunale di primo grado accoglieva l’eccezione della debitrice. Il giudice riteneva che il credito mancasse di liquidità per diverse ragioni: la documentazione prodotta (una semplice fattura) non era sufficiente a provare il credito in modo incontrovertibile e la natura stessa dell’accordo non era stata chiarita in modo definitivo. Pertanto, dichiarava la propria incompetenza e revocava il decreto ingiuntivo, indicando come competente il tribunale del luogo di domicilio della debitrice.

Competenza territoriale e la decisione della Cassazione

Contro questa decisione, gli eredi dell’imprenditore proponevano ricorso per regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza del Tribunale e dichiarando la competenza territoriale del foro originariamente adito dal creditore.

La Distinzione Cruciale: Liquidità vs. Prova del Credito

Il punto centrale della decisione della Cassazione è la netta distinzione tra il concetto di “liquidità” del credito ai fini della competenza e la “prova” del credito ai fini del merito della causa. I giudici hanno chiarito che un’obbligazione pecuniaria è da considerarsi liquida quando il suo ammontare è già determinato dal titolo (il contratto o l’accordo) o quando quest’ultimo fornisce i criteri per una semplice determinazione aritmetica, senza lasciare margini di discrezionalità.

Nel caso di specie, l’accordo prevedeva un compenso giornaliero e una durata dei lavori. Questi due elementi, secondo la Corte, costituiscono criteri sufficienti e oggettivi per calcolare l’importo totale dovuto, rendendo il credito liquido. Le contestazioni sollevate dalla debitrice riguardo alla corretta esecuzione dei lavori o alla loro effettiva durata (il cosiddetto an e quantum debeator) non incidono sulla liquidità del credito, ma attengono al merito della controversia. Tali questioni, infatti, riguardano la prova del diritto e dovranno essere esaminate dal giudice competente nel corso del giudizio, non in fase preliminare di determinazione del foro.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione richiamando il principio secondo cui i presupposti della liquidità, ai fini dell’applicazione dell’art. 1182 c.c., devono essere accertati dal giudice sulla base dello stato degli atti. Se il titolo contrattuale indica il criterio per determinare il compenso, non è necessario alcun ulteriore atto negoziale o giudiziale per quantificare il debito. Le eventuali contestazioni del debitore non trasformano un credito liquido in un credito illiquido, ma rappresentano semplicemente delle difese di merito. Accogliere la tesi del Tribunale di primo grado significherebbe confondere indebitamente la questione preliminare della competenza con la questione di fondo relativa all’esistenza e all’ammontare del diritto di credito. Pertanto, essendo il credito liquido, la competenza territoriale spettava correttamente al foro del domicilio del creditore.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza pratica. Per i creditori, significa che se il loro credito deriva da un contratto che stabilisce criteri di calcolo chiari (come tariffe orarie, giornaliere, a misura, ecc.), possono agire con maggiore sicurezza presso il proprio foro per ottenere il pagamento. Le eccezioni del debitore non saranno sufficienti a spostare la competenza, a meno che non mettano in discussione la stessa esistenza dei criteri di calcolo nel titolo. Per i debitori, implica che non è possibile utilizzare contestazioni di merito per eludere il foro del creditore quando l’obbligazione è, sulla carta, facilmente quantificabile. La distinzione tra liquidità e prova del credito è quindi essenziale per una corretta e celere amministrazione della giustizia.

Quando un credito pecuniario si considera ‘liquido’ per determinare la competenza territoriale?
Un credito si considera liquido quando il suo ammontare è determinato direttamente dal titolo (es. contratto) oppure quando il titolo stesso fornisce i criteri oggettivi per calcolarlo con una semplice operazione aritmetica, senza lasciare margini di discrezionalità.

Le contestazioni del debitore sull’esistenza o sull’ammontare del debito possono modificare il foro competente?
No. Secondo la Corte di Cassazione, le contestazioni sull’esistenza del debito (an) o sul suo esatto ammontare (quantum) attengono al merito della causa e non incidono sulla liquidità del credito ai fini della determinazione della competenza territoriale. Tali questioni devono essere decise dal giudice competente, una volta individuato.

Quale foro è competente per il pagamento di un’obbligazione pecuniaria liquida?
Salvo diverso accordo tra le parti, la competenza per le obbligazioni pecuniarie liquide è determinata dal domicilio del creditore al tempo della scadenza (c.d. forum destinatae solutionis), come previsto dall’art. 1182, comma 3, del Codice Civile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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