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Competenza territoriale: dove si fa causa per software?

Una società cliente ha citato in giudizio il proprio fornitore di software per inadempimento contrattuale presso il Tribunale di Milano. Il fornitore ha eccepito l’incompetenza, sostenendo che il foro competente fosse Pisa. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, ha dato ragione al fornitore, stabilendo che per determinare la competenza territoriale si deve guardare al luogo di esecuzione dell’obbligazione principale e fondamentale del contratto, e non a quello di eventuali attività accessorie o preparatorie svolte altrove.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza territoriale e contratti software: la Cassazione chiarisce dove si svolge la causa

Quando un contratto di fornitura software personalizzato non va a buon fine, la prima domanda è: dove si avvia la causa? La questione della competenza territoriale è cruciale e può determinare l’esito strategico di un contenzioso. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione offre un chiarimento fondamentale: per individuare il tribunale giusto, bisogna guardare all’obbligazione principale del contratto, non alle attività accessorie.

I fatti del caso: un software su misura e un contenzioso sulla sede del giudizio

Una società con sede a Milano commissionava a un’azienda informatica toscana la fornitura e personalizzazione di un complesso software gestionale. Dopo due anni, ritenendo il software inutilizzabile e lamentando gravi inadempimenti da parte del fornitore, la società cliente decideva di agire per vie legali, chiedendo la risoluzione del contratto e la restituzione di quanto pagato. La causa veniva avviata presso il Tribunale di Milano, sede della società cliente.

Il fornitore, costituitosi in giudizio, sollevava immediatamente un’eccezione di incompetenza, sostenendo che la causa avrebbe dovuto essere incardinata presso il Tribunale di Pisa. A sostegno della sua tesi, indicava diversi elementi: la propria sede legale si trovava in provincia di Pisa, il contratto era stato concluso lì e, inoltre, una clausola contenuta in un contratto separato di manutenzione indicava un foro esclusivo in quella zona.

La questione della competenza territoriale davanti alla Cassazione

Il Tribunale di Milano accoglieva l’eccezione del fornitore, dichiarando la propria incompetenza. La società cliente, non condividendo la decisione, proponeva un regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione.

Le argomentazioni della ricorrente si basavano principalmente su due punti:
1. Il luogo di esecuzione della prestazione: secondo la cliente, parte delle attività contrattuali, come le sessioni di analisi e istruzione, si erano svolte o avrebbero dovuto svolgersi presso la propria sede di Milano. Questo, ai sensi dell’art. 20 c.p.c., avrebbe radicato la competenza territoriale a Milano.
2. La nullità della clausola sul foro competente: la clausola invocata dal fornitore era contenuta in un contratto di manutenzione accessorio e, per di più, indicava come competente un tribunale (Pontedera) che era stato soppresso anni prima della firma, rendendola di fatto inefficace.

Le motivazioni: l’obbligazione principale batte quella accessoria

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la competenza del Tribunale di Pisa. Il ragionamento della Corte si è concentrato sulla corretta interpretazione dell’art. 20 c.p.c., che offre un criterio alternativo a quello della residenza del convenuto, basato sul luogo in cui è sorta o deve eseguirsi l’obbligazione dedotta in giudizio (forum solutionis).

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra “obbligazione fondamentale e primaria” e “obbligazioni accessorie e strumentali”. La Corte ha stabilito che, per determinare la competenza, si deve avere riguardo esclusivamente all’obbligazione principale, il cui inadempimento è alla base della domanda di risoluzione.

Nel caso di specie, l’obbligazione principale del fornitore era la fornitura e la personalizzazione del software. Questa attività, per sua natura, doveva essere eseguita prevalentemente presso la sede del fornitore stesso. Le attività di analisi o di formazione svolte presso la sede del cliente a Milano, sebbene previste dal contratto, sono state qualificate come “propedeutiche” e “strumentali”, quindi accessorie rispetto alla prestazione principale. Di conseguenza, esse non sono state considerate idonee a determinare la competenza territoriale.

La Corte ha richiamato un proprio precedente (Cass. n. 656/2023) per rafforzare questo principio: l’inadempimento di obbligazioni accessorie non può essere valutato autonomamente ai fini della competenza, anche se queste dovevano essere eseguite in un luogo diverso da quello previsto per l’obbligazione principale.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per le aziende

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per le aziende che stipulano contratti complessi, specialmente nel settore IT. Per individuare correttamente il giudice competente in caso di future controversie, è essenziale identificare quale sia il cuore della prestazione contrattuale, ovvero l’obbligazione primaria. Le attività secondarie, anche se svolte in sedi diverse, non sposteranno la competenza. Ciò significa che, in assenza di una valida ed esplicita clausola di deroga del foro nel contratto principale, il luogo dove il fornitore sviluppa e realizza il prodotto o servizio sarà con ogni probabilità considerato il foro competente per le cause di inadempimento.

Come si determina il tribunale competente in una causa per inadempimento contrattuale?
In base all’art. 20 del codice di procedura civile, la causa può essere avviata, in alternativa al foro del convenuto, presso il tribunale del luogo in cui il contratto è stato concluso oppure del luogo in cui doveva essere eseguita l’obbligazione principale oggetto della domanda.

Se un contratto prevede attività in luoghi diversi, quale prevale per la competenza territoriale?
Secondo la Cassazione, prevale il luogo di esecuzione dell’obbligazione “fondamentale e primaria” del contratto. Le attività meramente “accessorie”, “strumentali” o “propedeutiche”, anche se svolte in un luogo diverso, non sono rilevanti per determinare la competenza.

Nel caso di fornitura software, qual è l’obbligazione principale?
L’ordinanza chiarisce che l’obbligazione principale è la fornitura e personalizzazione del software, attività che si presume venga svolta presso la sede del fornitore. Le sessioni di analisi o formazione presso il cliente sono considerate accessorie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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