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Competenza territoriale: domicilio e residenza

Una società e un collaboratore disputano su quale sia il tribunale competente. Il collaboratore, residente in provincia di Mantova ma attivo in tutto il Nord Italia, sostiene che il suo rapporto di lavoro fosse di agenzia. La Corte di Cassazione stabilisce che per tali controversie la competenza territoriale è determinata dal domicilio del lavoratore. Data la forte presunzione di coincidenza tra domicilio e residenza, e in assenza di prove contrarie, il Tribunale di Mantova viene dichiarato competente.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza Territoriale: Domicilio e Residenza per Agenti e Collaboratori

La recente ordinanza della Corte di Cassazione offre un’importante delucidazione sulla competenza territoriale nelle controversie di lavoro che coinvolgono agenti e collaboratori. La decisione ribadisce un principio fondamentale: il foro competente si individua nel luogo di domicilio del lavoratore, e tale domicilio si presume coincidente con la residenza, a meno di prove concrete che dimostrino il contrario. Questo caso analizza la situazione di un collaboratore che operava in tutto il Nord Italia, sollevando la questione su quale tribunale avesse il diritto di giudicare la sua causa.

I Fatti del Caso: una controversia sulla competenza

La vicenda nasce da una causa per diffamazione intentata da una società contro un suo ex collaboratore. Quest’ultimo, a sua volta, ha presentato una domanda riconvenzionale, qualificando il suo rapporto di lavoro come agenzia o collaborazione coordinata e continuativa, e chiedendo un risarcimento danni alla società.

Il problema è sorto quando si è dovuto stabilire quale tribunale fosse competente per territorio a decidere sulla domanda del collaboratore. Inizialmente, il Tribunale di Mantova (nella cui circoscrizione il lavoratore aveva la residenza) si è dichiarato incompetente, indicando il Tribunale di Verona, dove la società aveva la sua sede operativa e dove il collaboratore si recava spesso. Tuttavia, il Tribunale di Verona ha sollevato un conflitto, chiedendo alla Corte di Cassazione di decidere.

La Questione della Competenza Territoriale per l’Agente

Il nodo della questione legale era determinare la corretta competenza territoriale. Per le controversie relative a rapporti di agenzia e collaborazione, l’articolo 413 del codice di procedura civile stabilisce che il giudice competente è quello del luogo in cui si trova il “domicilio” dell’agente o del collaboratore.

La società sosteneva che il centro degli interessi lavorativi e personali del collaboratore fosse a Verona, dato che lì si trovava la sede aziendale. Il collaboratore, invece, pur lavorando in tutto il Nord Italia, manteneva la sua residenza in provincia di Mantova. La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a chiarire se, in un caso di lavoro itinerante, il domicilio potesse essere considerato diverso dalla residenza anagrafica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha risolto il conflitto a favore del Tribunale di Mantova, basando la sua decisione su principi consolidati.

La Presunzione di Coincidenza tra Domicilio e Residenza

Il punto centrale del ragionamento della Corte è la presunzione legale secondo cui il domicilio di una persona coincide con la sua residenza. Il domicilio, definito dall’articolo 43 del codice civile, è il luogo in cui una persona ha stabilito la sede principale dei suoi affari e interessi. Questi “interessi” non sono solo economici, ma anche personali, sociali e familiari.

Per superare questa presunzione, è necessario fornire una prova concreta e inequivocabile che il soggetto abbia scelto un luogo diverso dalla propria residenza come centro effettivo della sua vita e dei suoi affari.

L’Irrilevanza del Lavoro Itinerante

Nel caso specifico, l’attività del collaboratore si svolgeva in un’area geografica molto vasta (tutto il Nord Italia), con frequenti spostamenti. Questa natura “itinerante” del lavoro, secondo la Corte, non permette di identificare un unico e specifico “luogo di lavoro” che possa essere considerato il domicilio professionale. Neanche la circostanza che il collaboratore si recasse regolarmente presso la sede aziendale a Verona è stata ritenuta sufficiente a spostare il suo domicilio. Si trattava di un’esigenza legata all’attività, ma non tale da trasformare la sede dell’azienda nel centro principale degli interessi personali e familiari del lavoratore.

La Corte ha concluso che, in assenza di prove sufficienti a dimostrare una scelta diversa, la presunzione di coincidenza tra domicilio e residenza rimane valida.

Le Conclusioni: Indicazioni Pratiche dalla Sentenza

La decisione della Cassazione offre preziose indicazioni pratiche. Per agenti, rappresentanti e collaboratori che operano su un vasto territorio, la loro residenza anagrafica rimane il punto di riferimento principale per determinare il giudice competente in caso di controversie. Le aziende devono essere consapevoli che, a meno di patti contrari o di una chiara ed evidente scelta del lavoratore di stabilire il proprio centro di interessi altrove, qualsiasi azione legale dovrà essere incardinata presso il tribunale del luogo di residenza del collaboratore. Questa ordinanza rafforza la tutela del lavoratore, ancorando la competenza territoriale a un criterio certo e stabile come la residenza, evitando che la natura dinamica e flessibile di certi lavori crei incertezza sui diritti processuali.

Come si determina la competenza territoriale per un agente o un collaboratore?
Secondo l’art. 413, comma 4, del codice di procedura civile, la competenza territoriale si determina in base al domicilio dell’agente o del collaboratore. La Corte di Cassazione chiarisce che il domicilio è il luogo dove la persona ha il centro principale dei propri affari e interessi, non solo economici.

Il domicilio di un lavoratore coincide sempre con la sua residenza?
No, non sempre, ma esiste una forte presunzione che i due luoghi coincidano. Per dimostrare che il domicilio si trova in un luogo diverso dalla residenza, è necessario fornire prove concrete che il lavoratore abbia stabilito il centro principale dei suoi interessi altrove.

Svolgere un’attività lavorativa su un’ampia area geografica sposta il domicilio del lavoratore?
No. Secondo la sentenza, un’attività lavorativa itinerante, anche se con frequenti visite alla sede aziendale, non è di per sé sufficiente a superare la presunzione di coincidenza tra domicilio e residenza. In assenza di altri elementi, la competenza territoriale resta radicata presso il tribunale del luogo di residenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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