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Competenza sezioni interne: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per regolamento di competenza sollevato da una società contro la decisione del Tribunale di trasferire una causa dalla Sezione Lavoro a una Sezione Civile dello stesso ufficio giudiziario. Il principio affermato è che la ripartizione dei casi tra diverse sezioni di un medesimo tribunale non costituisce una questione di competenza, ma attiene alla mera distribuzione interna degli affari. Pertanto, lo strumento del regolamento di competenza non può essere utilizzato per contestare tale ripartizione.

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Competenza Sezioni Interne: quando il ricorso è inammissibile

La recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un importante principio di procedura civile: la distinzione tra una vera questione di competenza e una semplice ripartizione di affari all’interno dello stesso tribunale. Comprendere questa differenza è fondamentale per evitare ricorsi inutili e costosi. Il caso in esame riguarda la competenza tra sezioni interne e dimostra come un errore di valutazione possa portare a una declaratoria di inammissibilità.

I fatti del caso

Una società avviava una causa contro un’altra società, relativa a un rapporto di agenzia. La causa veniva iscritta presso la Sezione Lavoro di un Tribunale. Il Giudice del Lavoro, tuttavia, riteneva di non avere la competenza funzionale per decidere, poiché il rapporto intercorreva tra due società e non rientrava nelle materie specialistiche del lavoro. Di conseguenza, rimetteva gli atti al Presidente del Tribunale, il quale assegnava la causa a una Sezione Civile dello stesso ufficio giudiziario.

La società ricorrente, non concordando con questa decisione, proponeva un ricorso per regolamento di competenza direttamente in Cassazione. Chiedeva che fosse dichiarata la competenza della Sezione Lavoro dello stesso Tribunale o, in subordine, la competenza territoriale del Tribunale di un’altra città.

La questione sulla competenza tra sezioni interne

Il cuore della controversia non riguarda quale Tribunale (inteso come ufficio giudiziario in una determinata città) debba decidere la causa, ma quale sezione specializzata all’interno dello stesso Tribunale sia quella corretta. La ricorrente sosteneva che il trasferimento dalla Sezione Lavoro alla Sezione Civile costituisse un errore di competenza da contestare nelle sedi opportune.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a stabilire se la ripartizione degli affari tra diverse sezioni di un unico ufficio giudiziario ponga una questione di competenza in senso tecnico, risolvibile tramite lo strumento del regolamento di competenza, oppure se si tratti di una mera questione organizzativa interna.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un principio consolidato in giurisprudenza. La distribuzione delle cause tra le varie sezioni (ad esempio, lavoro, civile, famiglia) di un medesimo tribunale non è una questione di competenza. La competenza, infatti, attiene alla ripartizione del potere giurisdizionale tra uffici giudiziari diversi (es. Tribunale di Bergamo vs. Tribunale di Milano).

La ripartizione interna, invece, è una questione di organizzazione del lavoro e, al più, può influire sul rito processuale da seguire (il rito del lavoro è diverso da quello ordinario civile), ma non sulla competenza del giudice. Secondo la Corte, a seguito dell’istituzione del giudice unico di primo grado, la distinzione tra sezioni non crea giudici diversi, ma solo modalità organizzative differenti all’interno del medesimo organo giudicante.

Proporre un regolamento di competenza per contestare l’assegnazione di una causa da una sezione all’altra dello stesso tribunale è, pertanto, uno strumento processuale errato. La Corte ha chiarito che tale questione è risolvibile internamente, secondo le norme del codice di procedura civile che disciplinano il passaggio da un rito all’altro (artt. 426 e 427 c.p.c.).

Conclusioni: le implicazioni pratiche

Questa ordinanza ribadisce un concetto cruciale per gli operatori del diritto: è necessario distinguere nettamente le questioni di competenza da quelle relative al rito e all’organizzazione interna degli uffici giudiziari. Un errore in tal senso può portare all’inammissibilità del ricorso, con conseguente perdita di tempo e l’obbligo di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

La decisione sottolinea che l’individuazione del rito corretto è funzionale a garantire il diritto di difesa e il contraddittorio, ma non deve essere confusa con la competenza del giudice. Per gli avvocati e le parti, ciò significa che le contestazioni sull’assegnazione di una causa a una sezione piuttosto che a un’altra, all’interno dello stesso tribunale, devono essere gestite con gli strumenti previsti per il mutamento del rito, senza ricorrere al regolamento di competenza.

È possibile contestare con un regolamento di competenza la decisione di un giudice di trasferire una causa a un’altra sezione dello stesso tribunale?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale decisione attiene alla distribuzione interna degli affari e non a una questione di competenza, pertanto il ricorso per regolamento di competenza è inammissibile.

La differenza tra una causa di lavoro e una civile ordinaria riguarda la competenza del tribunale o il rito da applicare?
Secondo la Corte, la natura della controversia (lavoro o civile) influisce solo sul rito processuale applicabile (le regole del processo) e non sulla competenza del tribunale inteso come ufficio giudiziario.

Cosa succede se si propone un ricorso per regolamento di competenza per una questione di ripartizione interna degli affari?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione, poiché lo strumento è utilizzato per una finalità non prevista dalla legge. La parte ricorrente, inoltre, è tenuta al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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