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Competenza per valore: la domanda riconvenzionale

In un caso di opposizione all’esecuzione, una banca eccepiva la compensazione di un piccolo credito. La creditrice ha risposto con una domanda riconvenzionale per un importo molto più alto. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale domanda sposta la competenza per valore dal Giudice di Pace al Tribunale, poiché il valore della causa deve tenere conto della nuova e più consistente pretesa creditoria.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza per Valore e Domanda Riconvenzionale: Un Caso Decisivo della Cassazione

La determinazione della competenza per valore è un pilastro della procedura civile, poiché stabilisce quale ufficio giudiziario ha il potere di decidere una controversia. Ma cosa accade quando, nel corso di una causa, una delle parti introduce una nuova domanda che eccede i limiti di valore del giudice adito? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo scenario, chiarendo il ruolo strategico della domanda riconvenzionale nell’ambito di un’opposizione all’esecuzione.

I Fatti del Caso: Dall’Esecuzione alla Doppia Opposizione

La vicenda trae origine da un pignoramento presso terzi avviato da una creditrice nei confronti di un noto istituto bancario. A seguito di una prima opposizione, il credito era stato rideterminato in una somma modesta, circa 560 euro. A questo punto, la banca ha proposto una seconda opposizione, sostenendo che anche questo credito residuo fosse estinto per compensazione, vantando a sua volta un controcredito di circa 950 euro, accertato con una sentenza definitiva.

Durante il giudizio di merito su questa seconda opposizione, la creditrice non si è limitata a difendersi, ma ha contrattaccato. Ha chiesto al giudice di accertare l’esistenza di un proprio, ulteriore credito nei confronti della banca, di importo ben superiore a quello eccepito in compensazione, e comunque non inferiore a 5.100 euro.

La Decisione del Tribunale e la Questione sulla Competenza per Valore

Il Tribunale di Roma, investito della causa, ha declinato la propria competenza, ritenendo che la controversia dovesse essere decisa dal Giudice di Pace. Secondo il Tribunale, la richiesta della creditrice di accertare un credito maggiore non costituiva una vera e propria domanda riconvenzionale, ma una mera difesa volta a neutralizzare l’eccezione di compensazione della banca. Di conseguenza, il valore della causa rimaneva ancorato all’importo originario dell’esecuzione, rientrando così nella competenza per valore del Giudice di Pace.

Insoddisfatti, gli eredi della creditrice hanno proposto ricorso per regolamento di competenza davanti alla Corte di Cassazione, sostenendo che la loro richiesta fosse una domanda riconvenzionale a tutti gli effetti e che, superando la soglia di valore del Giudice di Pace, radicasse la competenza presso il Tribunale.

Le Motivazioni della Suprema Corte: la Domanda Riconvenzionale che Sposta la Competenza

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ribaltando la decisione del Tribunale. I giudici supremi hanno chiarito un punto fondamentale: la richiesta di accertare un proprio controcredito, di valore superiore a quello dedotto in compensazione dalla controparte, integra una vera e propria domanda riconvenzionale.

Questa domanda, benché formulata in modo non del tutto preciso, ha l’effetto di ampliare l’oggetto del processo. Non si tratta più solo di decidere se il debito iniziale di 560 euro sia estinto, ma anche di accertare l’esistenza di un ben più cospicuo credito di oltre 5.000 euro.

Secondo il Codice di Procedura Civile (art. 10), quando più domande vengono proposte nello stesso processo contro la stessa persona, i loro valori si sommano ai fini della determinazione della competenza. In questo caso, la domanda riconvenzionale, essendo di valore superiore ai limiti del Giudice di Pace, è di per sé sufficiente a spostare l’intera controversia davanti al Tribunale. La Corte ha quindi affermato che il Tribunale di Roma è il giudice competente a decidere l’intera causa, comprese sia l’opposizione della banca sia la domanda riconvenzionale della creditrice.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti strategici. Insegna che un creditore, di fronte a un’opposizione all’esecuzione basata su un’eccezione di compensazione, può utilizzare lo strumento della domanda riconvenzionale non solo per difendersi, ma anche per spostare la competenza per valore a un giudice di grado superiore. Se si vanta un controcredito di importo rilevante, formalizzare una domanda riconvenzionale diventa una mossa processuale decisiva. La decisione riafferma il principio secondo cui la competenza si determina sulla base di quanto effettivamente richiesto dalle parti, e una domanda autonoma, anche se inserita in un giudizio di opposizione, ha il potere di ridefinire i contorni e il valore dell’intera controversia.

Una domanda di accertamento di un credito maggiore in un’opposizione all’esecuzione è una semplice difesa o una domanda riconvenzionale?
Secondo la Corte di Cassazione, la richiesta di accertare un proprio controcredito di importo superiore a quello eccepito in compensazione dalla controparte costituisce a tutti gli effetti una domanda riconvenzionale, in quanto amplia l’oggetto del giudizio.

Come influisce una domanda riconvenzionale sulla competenza per valore?
Se il valore della domanda riconvenzionale supera il limite di competenza del giudice adito (ad esempio, il Giudice di Pace), l’intera causa viene spostata alla competenza del giudice superiore (il Tribunale), poiché il valore delle domande cumulate determina il giudice competente.

È possibile per un giudice dichiarare la propria incompetenza per valore in qualsiasi momento del processo?
La Corte chiarisce che, sebbene l’incompetenza debba essere rilevata preferibilmente alla prima udienza, il giudice conserva il potere di deciderla anche in un momento successivo, ad esempio dopo aver risolto questioni preliminari come l’integrazione del contraddittorio, senza che tale potere si estingua.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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