LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Competenza per valore: la domanda di ‘facere’ conta

Un utente ha citato in giudizio una compagnia telefonica per gravi disservizi sulla linea internet, chiedendo sia un risarcimento economico sia il ripristino del servizio. Il Tribunale si è dichiarato incompetente, ritenendo la causa di valore inferiore e quindi di pertinenza del Giudice di Pace. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che nel calcolo della competenza per valore si deve tener conto anche della domanda di ‘facere’ (ripristino del servizio), il cui valore si presume rientrare nella competenza del giudice superiore adito.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza per valore e domanda di ‘facere’: la Cassazione fa chiarezza

Quando un cittadino avvia una causa, una delle prime questioni da affrontare è individuare il giudice giusto. La legge stabilisce delle regole precise, tra cui la competenza per valore, che affida le controversie a giudici diversi a seconda del loro valore economico. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto cruciale: come si calcola questo valore quando, oltre a una somma di denaro, si chiede anche che la controparte compia un’azione specifica? Il caso, nato da un disservizio internet, offre spunti fondamentali per comprendere il funzionamento della giustizia civile.

I Fatti del Caso: Disservizio Internet e Azione Legale

Un utente aveva sottoscritto un contratto per un servizio di connessione internet in fibra ottica ad alta velocità, essenziale per le sue attività di smart working e per l’utilizzo di più dispositivi. Tuttavia, fin da subito, la qualità e la velocità della connessione si erano rivelate del tutto insoddisfacenti, rendendo quasi impossibile la navigazione web e l’uso dei servizi.

Nonostante numerosi reclami, la compagnia fornitrice non aveva risolto il problema. L’utente, pur continuando a pagare regolarmente le fatture, ha deciso di agire in giudizio davanti al Tribunale. Le sue richieste erano molteplici:
1. La condanna della società al corretto adempimento del contratto, ossia al ripristino della piena funzionalità del servizio (una cosiddetta domanda di ‘facere’).
2. Il pagamento di un indennizzo per ogni giorno di ritardo.
3. Il risarcimento dei danni, quantificati in 3.700 euro.
4. Il rimborso delle somme pagate ingiustamente.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso in Cassazione

La società di telecomunicazioni, costituendosi in giudizio, ha eccepito l’incompetenza del Tribunale, sostenendo che la causa, per il suo valore, dovesse essere decisa dal Giudice di Pace. Il Tribunale ha accolto questa eccezione, dichiarando il ricorso inammissibile e affermando la propria incompetenza. La sua valutazione si basava unicamente sulle richieste economiche (il risarcimento di 3.700 euro e il valore del contratto, inferiore a 5.000 euro), ritenendo che il totale rientrasse nei limiti di valore del Giudice di Pace.

L’utente, non soddisfatto, ha proposto un ricorso per regolamento di competenza alla Corte di Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse commesso un errore nel calcolare il valore della causa.

L’errore sulla competenza per valore

L’argomento centrale del ricorrente era semplice ma decisivo: il Tribunale aveva completamente ignorato la domanda più importante, quella di ‘facere’, cioè la richiesta di ordinare alla compagnia di adempiere al contratto e fornire il servizio promesso. Secondo la giurisprudenza consolidata, quando una domanda di condanna a un ‘facere’ viene proposta insieme a una domanda di pagamento, il suo valore, se non specificato, si cumula con quello delle altre richieste, potendo così superare la soglia di competenza del Giudice di Pace.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso. I giudici supremi hanno evidenziato l’errore del Tribunale di primo grado, che ha omesso di considerare la rilevanza della domanda relativa al ‘facere’ ai fini della determinazione della competenza per valore.

La Corte ha spiegato che, ai sensi dell’art. 14 del codice di procedura civile, quando una domanda di valore indeterminabile (come quella di ‘facere’) viene proposta davanti a un tribunale in cumulo con altre domande di valore determinato, si presume che il suo valore sia tale da rientrare nella competenza del giudice adito.

Nel caso specifico, la compagnia telefonica non aveva contestato il valore presunto di questa domanda, ma si era limitata a sostenere l’incompetenza basandosi solo sulle richieste monetarie. Di conseguenza, la presunzione legale non era stata scalfita e il Tribunale non avrebbe potuto metterla in discussione. Il cumulo del valore della domanda di risarcimento (3.700 euro) con il valore presunto della domanda di ‘facere’ portava il valore complessivo della causa oltre i limiti del Giudice di Pace, radicando così la competenza proprio presso il Tribunale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La decisione della Corte di Cassazione stabilisce un principio procedurale di grande importanza pratica. Quando si agisce in giudizio chiedendo sia un risarcimento economico sia l’adempimento di un’obbligazione di fare, è fondamentale considerare l’impatto di quest’ultima sulla determinazione della competenza per valore. La sentenza chiarisce che una domanda di ‘facere’, anche se di valore non immediatamente quantificabile, non può essere ignorata e contribuisce a determinare il giudice competente. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato la competenza del Tribunale, al quale le parti dovranno ora ripresentarsi per la prosecuzione del giudizio.

Come si calcola la competenza per valore quando si cumulano una domanda di risarcimento e una di ‘facere’?
Secondo la Corte, il valore delle domande si somma. Se la domanda di ‘facere’ ha un valore indeterminabile e viene proposta davanti al Tribunale, si presume che rientri nella competenza di quest’ultimo. Questo valore presunto si cumula con quello della richiesta di risarcimento per determinare il giudice competente.

Perché il Tribunale di primo grado ha sbagliato a dichiararsi incompetente?
Il Tribunale ha commesso un errore perché ha valutato la competenza basandosi esclusivamente sulle domande di valore determinato (il risarcimento danni e il valore del contratto), ignorando completamente la domanda di adempimento (‘facere’), che invece era decisiva per il calcolo complessivo del valore della causa.

Cosa accade se la parte convenuta non contesta il valore della domanda di ‘facere’?
Se la parte convenuta non contesta specificamente il valore presunto della domanda di ‘facere’, tale presunzione diventa definitiva ai fini della determinazione della competenza. Il giudice adito non può più metterla in discussione e deve tenerne conto per stabilire se è competente a decidere la controversia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati