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Competenza per valore: domanda riconvenzionale

In un’opposizione a esecuzione per un credito di modesto importo, la Suprema Corte ha stabilito che la domanda riconvenzionale del creditore, per un valore superiore, sposta la competenza per valore dal Giudice di Pace al Tribunale. La Corte chiarisce che la domanda riconvenzionale, a differenza della mera eccezione, cumula il proprio valore a quello della causa originaria, determinando la competenza del giudice superiore.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza per Valore: Quando la Domanda Riconvenzionale Cambia le Regole

Nel complesso mondo della procedura civile, la determinazione del giudice competente è un passaggio cruciale che garantisce il corretto svolgimento del processo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione interviene su un tema fondamentale: l’impatto di una domanda riconvenzionale sulla competenza per valore in una causa di opposizione all’esecuzione. La decisione chiarisce come una contro-domanda del creditore possa spostare la giurisdizione da un giudice a un altro, con importanti conseguenze pratiche.

I Fatti di Causa: Dall’Esecuzione all’Opposizione

La vicenda trae origine da un’azione di esecuzione forzata avviata da una creditrice nei confronti di un istituto bancario per una somma limitata, pari a circa 288 euro, a titolo di spese di precetto. L’istituto bancario si opponeva all’esecuzione, eccependo in compensazione un proprio controcredito di importo superiore (circa 1.800 euro), derivante da una precedente sentenza.

Il giudice dell’esecuzione sospendeva la procedura e le parti riassumevano la causa nel merito. In questa sede, la creditrice non si limitava a difendersi dall’eccezione di compensazione, ma formulava a sua volta una domanda riconvenzionale. Chiedeva al giudice di accertare un suo credito ben più cospicuo nei confronti della banca, superiore a 5.100 euro.

La Questione sulla Competenza per Valore

Di fronte a questa situazione, l’istituto bancario sollevava un’eccezione di incompetenza, sostenendo che la causa dovesse essere decisa dal Giudice di Pace, dato che il valore del credito originario per cui si procedeva (288 euro) rientrava nella sua giurisdizione. Il Tribunale adito accoglieva tale eccezione. Secondo il primo giudice, il valore della causa andava determinato unicamente sulla base del credito posto in esecuzione, come previsto dall’art. 17 c.p.c. La domanda riconvenzionale della creditrice veniva considerata una mera difesa, inidonea a modificare la competenza. Contro questa decisione, la creditrice proponeva regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte: La Domanda Riconvenzionale Sposta la Competenza

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione del Tribunale, accogliendo il ricorso della creditrice. Il motivo centrale della decisione risiede nella corretta qualificazione della richiesta avanzata dalla creditrice. Non si trattava di una semplice difesa, ma di una vera e propria domanda riconvenzionale, volta all’accertamento di un proprio controcredito di valore superiore a quello per cui si procedeva.

La Suprema Corte ha chiarito un principio fondamentale: sebbene l’art. 17 c.p.c. stabilisca che nelle cause di opposizione all’esecuzione il valore si determina in base al credito contestato, questa regola specifica non esclude l’applicazione delle norme generali sulla competenza, in particolare quella sul cumulo delle domande (art. 10 c.p.c.).

Quando il creditore convenuto in opposizione formula una domanda riconvenzionale che eccede la competenza per valore del giudice adito (in questo caso, il Giudice di Pace), l’intera causa deve essere decisa dal giudice superiore (il Tribunale). La domanda riconvenzionale, infatti, non si limita a paralizzare la pretesa avversaria, ma mira a ottenere un risultato più ampio: l’accertamento di un proprio diritto. Questo amplia l’oggetto del giudizio e, di conseguenza, ne determina il valore complessivo, rendendo necessaria la trattazione davanti al giudice competente per la domanda di valore maggiore.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sulla determinazione della competenza per valore. La decisione sottolinea la differenza sostanziale tra ‘eccezione di compensazione’ e ‘domanda riconvenzionale’. Mentre la prima ha una funzione puramente difensiva, la seconda introduce una nuova pretesa nel processo. Di conseguenza, il creditore che subisce un’opposizione all’esecuzione ha la possibilità strategica di radicare la competenza presso il Tribunale, anche se l’esecuzione originaria riguarda un credito di modesta entità, semplicemente formulando una domanda riconvenzionale per un credito di valore superiore. Questo principio garantisce che domande complesse e di valore significativo siano trattate dal giudice dotato della competenza adeguata.

Una domanda riconvenzionale può modificare la competenza per valore in una causa di opposizione all’esecuzione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, se la domanda riconvenzionale proposta dal creditore (convenuto nel giudizio di opposizione) eccede il limite di valore del giudice adito, la competenza si sposta al giudice superiore.

Come si determina il valore della causa se viene proposta una domanda riconvenzionale?
Il valore della causa si determina sulla base della somma tra il valore del credito originario oggetto di opposizione e il valore della domanda riconvenzionale, secondo le regole generali sul cumulo delle domande.

L’eccezione di compensazione sollevata dal debitore aumenta il valore della causa ai fini della competenza?
No. La Corte ha implicitamente confermato che la mera eccezione di compensazione, avendo solo lo scopo di paralizzare la pretesa avversaria, non modifica la competenza per valore, a differenza della domanda riconvenzionale che introduce una nuova e autonoma pretesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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