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Competenza per valore: come si calcola nel precetto?

Una società di recupero crediti notifica un precetto a un’azienda, terzo pignorato, per una somma determinata e per le quote future di stipendio di un suo dipendente. L’azienda si oppone e sorge un dubbio sulla competenza per valore. La Cassazione chiarisce che per determinare la competenza si deve considerare l’intero importo precettato, incluse le somme future ma determinabili, stabilendo la competenza del Tribunale e non del Giudice di Pace.

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Pubblicato il 24 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza per valore: come si calcola se il precetto include somme future?

La determinazione della competenza per valore è un passaggio cruciale in ogni causa civile. Ma cosa succede quando un atto di precetto richiede il pagamento non solo di una somma già definita, ma anche di importi futuri, che matureranno nel tempo? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo specifico quesito, stabilendo un principio chiaro per calcolare correttamente il valore della controversia e individuare il giudice competente.

I Fatti del Caso

Una società di recupero crediti, agendo in forza di un decreto ingiuntivo, avviava un pignoramento presso terzi nei confronti di un lavoratore dipendente. Il terzo pignorato era il suo datore di lavoro, una società di ristorazione. Il Giudice dell’Esecuzione emetteva un’ordinanza di assegnazione, obbligando l’azienda a versare al creditore le quote dello stipendio del dipendente, fino a coprire un debito totale di oltre 13.000 euro.

Non avendo ricevuto i pagamenti, la società creditrice notificava un atto di precetto all’azienda. Nell’atto, intimava il pagamento di circa 8.500 euro, corrispondenti alle rate di stipendio già maturate, ma chiedeva anche il versamento delle “successive occorrende”, ovvero le rate future fino al raggiungimento dell’intero credito assegnato.

L’azienda proponeva opposizione al precetto davanti al Tribunale. Quest’ultimo, tuttavia, dichiarava la propria incompetenza, sostenendo che, poiché la somma esplicitamente quantificata nel precetto era inferiore a 10.000 euro, la causa rientrava nella competenza per valore del Giudice di Pace. L’azienda ha quindi proposto ricorso per regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione sulla Competenza per Valore

Il cuore della questione era stabilire come si calcola il valore della domanda ai fini della competenza. Bisogna considerare solo l’importo già liquido e immediatamente esigibile (gli 8.500 euro) o l’intero ammontare del credito per cui si agisce (gli oltre 13.000 euro), comprensivo delle somme future ma determinabili sulla base del titolo esecutivo?

La decisione del Tribunale si basava su una lettura restrittiva, focalizzata sulla sola somma numericamente specificata. L’azienda ricorrente, invece, sosteneva che il valore dovesse includere l’intera pretesa creditoria azionata con il precetto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’azienda, dichiarando la competenza del Tribunale. I giudici hanno chiarito che, ai fini della determinazione della competenza per valore secondo l’art. 17 del codice di procedura civile, occorre fare riferimento al credito precettato nella sua interezza.

Il ragionamento della Corte si basa sulla combinazione di due norme fondamentali:

1. Art. 17 c.p.c.: Stabilisce che il valore della domanda si determina in base a ciò che viene chiesto nell’atto introduttivo del giudizio.
2. Art. 10, comma 2, c.p.c.: Prevede che, se più domande vengono proposte nello stesso processo contro la stessa persona, i loro valori si sommano ai fini della competenza.

Nel caso di specie, l’atto di precetto non si limitava a richiedere il pagamento della somma già maturata, ma estendeva la richiesta anche alle somme future, che, sebbene non ancora liquide, erano perfettamente determinabili in base all’ordinanza di assegnazione. La Corte ha quindi considerato la richiesta come un cumulo di domande: una per la somma già esigibile e una per le somme future. La sommatoria di questi importi supera la soglia di competenza del Giudice di Pace (attualmente 10.000 euro), radicando la competenza presso il Tribunale.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: per individuare il giudice competente, non bisogna guardare solo a ciò che è già liquido, ma all’intera pretesa creditoria azionata. Se un atto di precetto intima il pagamento di una somma specifica più altre somme future ma determinabili, il valore della causa è dato dalla loro somma totale. Questa decisione offre maggiore certezza agli operatori del diritto, chiarendo che la competenza si determina sulla base del petitum sostanziale, ovvero l’intero importo che il creditore intende recuperare attraverso l’azione esecutiva.

Come si determina la competenza per valore in un’opposizione a precetto se l’importo richiesto è in parte determinato e in parte solo determinabile?
La competenza si determina sommando la parte già determinata con quella, futura ma determinabile in base al titolo esecutivo, richiesta nel precetto. Se la somma totale supera la soglia di competenza del Giudice di Pace, la causa spetta al Tribunale.

L’importo esplicitamente richiesto nel precetto era di circa 8.500 euro. Perché la competenza non è del Giudice di Pace (la cui soglia è 10.000 euro)?
Perché il creditore, oltre a quella somma, aveva richiesto anche il pagamento delle ulteriori quote di stipendio maturate successivamente, fino al raggiungimento del credito totale di oltre 13.000 euro. La Corte ha considerato l’intera pretesa creditoria, non solo la parte già liquida.

Quali articoli del codice di procedura civile sono stati decisivi per questa decisione?
La decisione si fonda principalmente sulla combinazione dell’art. 17 c.p.c., che stabilisce il criterio del valore della domanda per la competenza, e dell’art. 10, comma secondo, c.p.c., che disciplina il cumulo di domande proposte nello stesso processo ai fini della determinazione del valore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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