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Competenza per territorio: la sede operativa non basta

Una società di trasporti ha citato in giudizio un cliente per il mancato pagamento di un servizio e il rimborso di una multa. La Corte di Cassazione ha chiarito che la competenza per territorio non può basarsi sulla semplice esistenza di una ‘sede operativa’, se questa è priva di un rappresentante con potere di stare in giudizio. La Corte ha quindi respinto il ricorso, stabilendo che la causa deve essere trattata presso il foro della sede legale del convenuto o del luogo di conclusione del contratto.

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Sede Operativa e Competenza Territoriale: Quando una Filiale Radica la Causa in Tribunale?

Determinare la corretta competenza per territorio è un passo fondamentale prima di avviare qualsiasi azione legale. Per le società che operano attraverso più sedi, sorge spesso la domanda: il giudizio può essere instaurato presso il tribunale della sede operativa o è necessario rivolgersi a quello della sede legale? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su questo punto, chiarendo i requisiti necessari affinché una sede secondaria possa essere considerata foro competente.

I Fatti di Causa

Una società di trasporti conveniva in giudizio una società committente dinanzi al Tribunale di Bari. L’attrice chiedeva il pagamento del corrispettivo per un trasporto di merci in Belgio e il rimborso di una sanzione amministrativa. Durante il viaggio di ritorno, infatti, il conducente del camion era stato multato in Svizzera per aver trasportato un carico eccedente il limite consentito, un onere che la società di trasporti riteneva dovesse essere a carico della committente.

La società convenuta, tuttavia, si costituiva in giudizio eccependo l’incompetenza del Tribunale di Bari. Sosteneva che il foro competente fosse quello di Milano, in quanto luogo di conclusione del contratto e sede legale della convenuta stessa. Il Tribunale di Bari accoglieva l’eccezione, spingendo la società di trasporti a proporre ricorso per regolamento di competenza alla Corte di Cassazione.

La Questione sulla Competenza per Territorio

Il cuore del ricorso si basava sull’argomentazione che la società di trasporti, pur avendo la propria sede legale a Trento, possedeva una ‘sede operativa’ ad Adelfia, nel circondario del Tribunale di Bari. Secondo la ricorrente, questa sede, dotata di autonomia tecnica e decisionale e luogo di residenza del legale rappresentante, era sufficiente a radicare la competenza per territorio a Bari.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a stabilire se e a quali condizioni una sede operativa, diversa da quella legale, possa essere considerata un foro alternativo valido ai sensi dell’articolo 19 del Codice di Procedura Civile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, fornendo una chiara interpretazione dei criteri che definiscono la competenza per le persone giuridiche.

La Nozione di Sede ai Fini dell’Art. 19 c.p.c.

I giudici hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza: il foro generale delle persone giuridiche può essere individuato in tre luoghi alternativi:
1. La sede nominale: quella indicata nell’atto costitutivo e iscritta nel registro delle imprese.
2. La sede reale (o effettiva): il luogo dove si svolge l’attività direttiva e amministrativa principale della società, ovvero il centro nevralgico dei suoi affari.
3. La sede secondaria: un luogo dove la società ha uno ‘stabilimento’ e un ‘rappresentante autorizzato a stare in giudizio’.

L’Irrilevanza della Sede Operativa senza Rappresentanza

Il punto cruciale della decisione risiede nell’ultimo criterio. La Corte ha specificato che per radicare la competenza presso una sede secondaria non è sufficiente che vi si svolga un’attività operativa, anche se rilevante. È indispensabile la presenza di un soggetto munito di rappresentanza institoria, ovvero del potere di rappresentare legalmente la società in giudizio per le obbligazioni sorte in quel luogo.

Nel caso di specie, la società ricorrente non ha fornito alcuna prova che la sua unità di Adelfia avesse un rappresentante con tali poteri. La semplice residenza anagrafica dell’amministratore in quel luogo è stata considerata un fatto personale e irrilevante. La legge, infatti, non collega la competenza alla residenza dell’amministratore, ma alla presenza di un rappresentante preposto allo stabilimento e formalmente autorizzato a rappresentare l’ente in tribunale.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato la competenza alternativa del Tribunale di Milano (luogo di conclusione del contratto e sede della convenuta) o del Tribunale di Trento (sede legale dell’attrice), ma non di Bari. L’ordinanza riafferma un principio fondamentale: una ‘sede operativa’ non equivale automaticamente a un foro competente. Per le aziende, l’implicazione pratica è chiara: se si desidera poter agire o essere convenuti in giudizio presso una filiale, è necessario che questa sia non solo operativa, ma anche dotata di un rappresentante legale con specifici e comprovati poteri di rappresentanza processuale.

Una società può essere citata in giudizio presso una sua sede operativa diversa da quella legale?
Sì, ma solo a condizione che in tale sede sia presente stabilmente un rappresentante autorizzato a stare in giudizio per conto della società (con rappresentanza institoria). La sola operatività o la residenza dell’amministratore non sono sufficienti.

Quali sono i criteri principali per determinare la competenza per territorio per una persona giuridica?
Secondo la Corte, i criteri sono tre: il luogo dove la società ha la sua sede legale (nominale), il luogo dove ha la sede effettiva (reale), oppure il luogo dove ha uno stabilimento secondario con un rappresentante autorizzato a stare in giudizio.

In questo caso, perché la residenza dell’amministratore presso la sede operativa non è stata considerata sufficiente?
Perché la legge richiede non la semplice presenza fisica di un amministratore, ma la ‘preposizione’ di un rappresentante allo stabilimento secondario, con il potere specifico di rappresentare la società in giudizio. La residenza anagrafica è un fatto personale che non implica automaticamente tale potere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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