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Competenza livelli lago: chi decide? La Cassazione

La Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, ha stabilito che la competenza a regolare i livelli di un grande lago, anche se controllato da una diga di sbarramento, spetta all’Autorità di Bacino distrettuale e non allo Stato. La sentenza chiarisce che la competenza statale è limitata alla sicurezza strutturale della diga, mentre la gestione della risorsa idrica, inclusa la determinazione dei livelli dell’invaso per bilanciare i vari interessi (turismo, agricoltura, ambiente), rientra nelle attribuzioni regionali e locali. La Corte ha respinto il ricorso di alcuni enti locali che lamentavano danni al turismo a causa dell’innalzamento sperimentale dei livelli del lago, confermando la legittimità dell’operato dell’Autorità di Bacino.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza sui Livelli del Lago: la Cassazione Fa Chiarezza tra Stato e Regioni

La gestione delle grandi risorse idriche del nostro Paese è spesso al centro di complessi contenziosi che vedono contrapposti interessi diversi: dalla tutela ambientale al turismo, dall’agricoltura alla produzione di energia. Una recente ordinanza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale in questo ambito: la competenza livelli lago, chiarendo a chi spetta il potere di decidere sull’innalzamento e l’abbassamento delle acque di un grande invaso. La decisione distingue nettamente i poteri dello Stato da quelli delle Autorità di Bacino, segnando un punto fermo nella governance delle acque pubbliche.

I Fatti di Causa

La vicenda nasce dal ricorso presentato da diversi Comuni e da un Ente provinciale, i cui territori si affacciano su un importante lago del Nord Italia. Gli enti locali avevano impugnato una delibera dell’Autorità di Bacino distrettuale che approvava la prosecuzione di una sperimentazione quinquennale. Tale sperimentazione prevedeva l’innalzamento del livello del lago durante il periodo estivo, per far fronte a possibili crisi idriche a valle.

Secondo i ricorrenti, questa decisione avrebbe avuto un impatto negativo sull’ecosistema lacuale e sull’economia turistica locale, a causa della riduzione delle spiagge disponibili. Il punto centrale della loro argomentazione legale, tuttavia, era un vizio di incompetenza: sostenevano che il potere di regolare i livelli di un invaso così grande, controllato da una diga di sbarramento, non spettasse all’Autorità di Bacino, bensì allo Stato, e in particolare al Ministero delle Infrastrutture.

Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, in primo grado, aveva respinto il ricorso, affermando che la materia rientrava nella “gestione del demanio idrico”, competenza trasferita per legge alle Regioni e agli enti locali, e per essi esercitata dall’Autorità di Bacino. Contro questa decisione, gli enti locali hanno proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Competenza Livelli Lago

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso, confermando integralmente la decisione del Tribunale Superiore. La Corte ha stabilito, con un’analisi dettagliata dell’evoluzione normativa, che la competenza livelli lago è saldamente nelle mani dell’Autorità di Bacino distrettuale.

La Corte ha respinto la tesi dei ricorrenti, basata su normative datate, evidenziando come la legislazione più recente (in particolare il D.Lgs. 112/1998 e il D.Lgs. 152/2006, noto come Testo Unico Ambientale) abbia operato un chiaro trasferimento di funzioni dallo Stato agli enti territoriali in materia di gestione delle risorse idriche. La decisione dell’Autorità di Bacino di proseguire la sperimentazione è stata quindi ritenuta legittima, in quanto espressione di un potere che la legge le attribuisce direttamente.

Le Motivazioni: Distinzione tra Sicurezza delle Infrastrutture e Gestione della Risorsa Idrica

Il cuore della motivazione della Corte risiede nella fondamentale distinzione tra due ambiti di competenza distinti:

1. Sicurezza dello sbarramento e della diga: Le competenze relative alla sicurezza strutturale delle dighe, all’approvazione tecnica dei progetti e alla vigilanza sulla costruzione e manutenzione delle opere infrastrutturali restano di pertinenza dello Stato (e dei suoi organi tecnici). Si tratta di una materia legata alla pubblica incolumità e alla stabilità delle infrastrutture.

2. Gestione del demanio idrico: La gestione della risorsa acqua contenuta nell’invaso, che include la regolamentazione dei livelli per bilanciare i diversi usi (irriguo, industriale, potabile, ambientale), rientra nella “gestione del demanio idrico”. Questa competenza, come sancito dall’art. 86 del D.Lgs. 112/1998, è attribuita a Regioni ed enti locali, e viene esercitata dalle Autorità di Bacino distrettuali.

La Cassazione ha chiarito che la decisione impugnata non riguardava la modifica della struttura della diga, ma l’utilizzo dell’acqua, ovvero la gestione del suo livello. Pertanto, l’Autorità di Bacino ha agito correttamente nell’ambito delle proprie attribuzioni. La Corte ha inoltre smontato gli altri motivi di ricorso, giudicando infondata la censura di carenza di motivazione e di violazione del principio di precauzione, rilevando come il Tribunale avesse ampiamente valutato il bilanciamento degli interessi in gioco e l’assenza di prove concrete di un danno ambientale o economico da parte dei ricorrenti.

Conclusioni: Implicazioni della Sentenza sulla Gestione delle Acque

Questa ordinanza delle Sezioni Unite ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, consolida il ruolo e l’autorità delle Autorità di Bacino distrettuali come organi centrali nella governance delle risorse idriche, confermando il processo di decentramento amministrativo voluto dal legislatore. In secondo luogo, fornisce un criterio interpretativo chiaro per dirimere futuri conflitti di competenza, basato sulla distinzione tra la sicurezza dell'”infrastruttura” (competenza statale) e la gestione della “risorsa” (competenza regionale/di bacino).

La decisione sottolinea come la gestione delle acque richieda un complesso bilanciamento di interessi spesso divergenti, come quelli turistici delle comunità rivierasche e quelli agricoli delle aree a valle. La scelta di affidare questo compito a un ente come l’Autorità di Bacino, che opera su una scala idrografica e non meramente amministrativa, risponde alla necessità di una visione integrata e sostenibile della risorsa più preziosa.

A chi spetta la competenza a regolare i livelli di un grande lago utilizzato come invaso da una diga?
La competenza spetta all’Autorità di Bacino distrettuale. La sentenza chiarisce che tale attività rientra nella “gestione del demanio idrico”, che la legge (in particolare il D.Lgs. 112/1998) attribuisce alle Regioni e agli enti locali, e non allo Stato.

Qual è la differenza tra la competenza dello Stato e quella dell’Autorità di Bacino riguardo a una diga e al lago che essa forma?
Lo Stato ha competenza esclusiva sulla sicurezza strutturale della diga e delle opere idrauliche (approvazione progetti, vigilanza sulla costruzione, stabilità). L’Autorità di Bacino, invece, ha competenza sulla gestione della risorsa idrica contenuta nell’invaso, inclusa la regolamentazione dei livelli per soddisfare i diversi usi (irriguo, ambientale, ecc.).

Perché la Corte ha ritenuto che la decisione dell’Autorità di Bacino non violasse il principio di precauzione?
La Corte ha ritenuto che il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche avesse correttamente valutato la questione, evidenziando che i ricorrenti non avevano fornito elementi concreti o prove di danni di carattere ambientale derivanti dalla prosecuzione della sperimentazione. La decisione era frutto di un corretto bilanciamento degli interessi coinvolti e la finalità della sperimentazione (verificare la disponibilità di una riserva idrica aggiuntiva) era giustificata, anche alla luce delle recenti crisi idriche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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