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Competenza Giunta comunale nel project financing

La Corte di Cassazione ha stabilito che la Giunta comunale ha la competenza per approvare atti integrativi e aggiuntivi di un contratto di project financing, qualora questi costituiscano mera esecuzione di un programma di opere pubbliche già approvato dal Consiglio comunale. Nel caso di specie, un’impresa concessionaria aveva attivato una clausola risolutiva espressa per inadempimento del Comune. Quest’ultimo contestava la validità degli accordi successivi, sostenendo la competenza esclusiva del Consiglio. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che l’atto fondamentale era l’approvazione del piano triennale da parte del Consiglio, mentre gli atti successivi della Giunta erano di natura meramente attuativa e gestionale.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Competenza Giunta Comunale e Project Financing: La Cassazione Fa Chiarezza

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale nei rapporti tra pubblica amministrazione e operatori privati: la ripartizione della competenza della Giunta comunale rispetto a quella del Consiglio comunale nella gestione dei contratti di project financing. La Corte di Cassazione ha delineato con precisione i confini tra l’atto di indirizzo politico, di spettanza del Consiglio, e l’attività meramente gestionale ed esecutiva, attribuita alla Giunta.

I Fatti di Causa

Una società concessionaria si era aggiudicata un appalto in regime di project financing per la riqualificazione di un’ampia area urbana dismessa di proprietà di un Comune. Il contratto originario prevedeva la realizzazione di opere a spese dell’impresa, la quale avrebbe ottenuto in cambio il diritto di superficie su una porzione dell’area per 35 anni.

Durante l’esecuzione, l’impresa ha riscontrato gravi impedimenti, tra cui la mancata liberazione dell’area da manufatti e la presenza di attività di terzi incompatibili. Per superare queste difficoltà e riequilibrare le posizioni contrattuali, divenute più onerose per la società, il Comune, tramite delibere della Giunta, ha approvato un “Atto Integrativo” e un “Atto Aggiuntivo”. Questi accordi estendevano il diritto di superficie a favore dell’impresa e introducevano una clausola penale con annessa clausola risolutiva espressa per il caso di persistente ritardo nella consegna delle aree.

Di fronte all’inadempimento del Comune, la società ha invocato la clausola risolutiva, chiedendo la risoluzione del contratto e il risarcimento dei danni. L’ente locale, a sua volta, ha contestato la validità degli atti integrativi, sostenendo che fossero stati illegittimamente approvati dalla Giunta, invadendo la competenza esclusiva del Consiglio comunale in materia di alienazioni immobiliari e concessioni.

La Questione Giuridica: I Limiti della Competenza della Giunta Comunale

Il cuore della controversia risiede nell’interpretazione dell’art. 42 del D.Lgs. n. 267/2000 (Testo Unico degli Enti Locali). Tale norma riserva al Consiglio comunale la competenza per gli “atti fondamentali”, tra cui i programmi triennali delle opere pubbliche, gli acquisti e le alienazioni immobiliari e le concessioni non previste espressamente in atti fondamentali del Consiglio stesso o che non ne costituiscano “mera esecuzione”.

Il Comune sosteneva che l’estensione del diritto di superficie, pattuita negli atti integrativi, costituisse una nuova alienazione di diritti reali, come tale soggetta alla necessaria e inderogabile approvazione del Consiglio. Secondo questa tesi, le delibere della Giunta sarebbero state nulle per incompetenza assoluta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso del Comune, confermando le sentenze dei giudici di merito e validando l’operato della Giunta. Il ragionamento dei giudici si fonda sulla distinzione cruciale tra la fase di programmazione strategica e quella di attuazione gestionale.

L’atto fondamentale e di indirizzo politico, in questo caso, è stato individuato nelle delibere con cui il Consiglio comunale aveva originariamente approvato il programma triennale delle opere pubbliche, inserendovi l’intervento di riqualificazione tramite project financing. Questa decisione iniziale ha definito la volontà politica dell’ente e ha tracciato il perimetro dell’intera operazione.

Secondo la Corte, tutti gli atti successivi – inclusa la convenzione originaria e gli atti integrativi approvati dalla Giunta – non sono altro che “mera esecuzione” di quella scelta strategica iniziale. Non hanno introdotto un nuovo e diverso contratto, ma hanno semplicemente adeguato le modalità esecutive dell’operazione originaria per far fronte a circostanze impreviste e per mantenere l’equilibrio economico del piano, un elemento essenziale nel project financing. La Giunta, pertanto, non ha invaso la sfera di competenza del Consiglio, ma ha agito nell’ambito delle proprie attribuzioni gestionali per dare concreta attuazione a un indirizzo già consolidato.

Inoltre, la Corte ha sottolineato come la normativa sulla programmazione dei lavori pubblici (in particolare l’art. 128 del D.Lgs. 163/2006, all’epoca vigente) prevedesse espressamente la possibilità di includere nei programmi triennali l’alienazione di diritti di superficie, configurando così la successiva stipula come un’attività attuativa.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un importante principio di diritto per gli operatori del settore pubblico e privato. La competenza della Giunta comunale in materia di contratti pubblici e project financing è legittimamente esercitata quando si tratta di dare esecuzione a un programma o a un atto fondamentale già approvato dal Consiglio comunale. Le modifiche contrattuali che non stravolgono l’oggetto e la finalità dell’operazione originaria, ma si limitano ad adeguarne le condizioni per garantirne la fattibilità, rientrano nella sfera gestionale dell’organo esecutivo. Questa interpretazione garantisce maggiore agilità e certezza giuridica nella complessa fase di esecuzione dei grandi progetti di opere pubbliche, evitando che ostacoli procedurali possano paralizzare iniziative di pubblico interesse già politicamente avallate.

La Giunta comunale può approvare un accordo che modifica un contratto di project financing estendendo un diritto di superficie?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la Giunta può legittimamente approvare tali accordi a condizione che l’intervento sia già stato inserito in un atto fondamentale approvato dal Consiglio comunale, come il programma triennale delle opere pubbliche. In tal caso, l’atto della Giunta è considerato ‘mera esecuzione’ della volontà già espressa dal Consiglio.

Qual è la differenza tra un atto fondamentale del Consiglio e un atto esecutivo della Giunta?
L’atto fondamentale del Consiglio (es. l’approvazione del piano delle opere pubbliche) definisce l’indirizzo politico-amministrativo e la scelta strategica dell’ente. L’atto esecutivo della Giunta (es. la stipula di una convenzione o di un suo atto integrativo) è un’attività di gestione che dà concreta attuazione a quella scelta strategica, senza alterarne la natura e gli obiettivi principali.

Perché gli atti integrativi non sono stati considerati nuovi contratti da sottoporre al Consiglio?
Perché non hanno modificato l’oggetto principale dell’operazione, che rimaneva la riqualificazione dell’area. Essi si sono resi necessari per superare inadempimenti della controparte e riequilibrare il piano economico-finanziario, configurandosi quindi come atti di gestione e attuazione del rapporto contrattuale originario, e non come la stipula di un nuovo e autonomo contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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