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Competenza giudice risarcimento detenuti: la Cassazione

Un detenuto condannato all’ergastolo chiede un risarcimento per condizioni di detenzione inumane. Nasce un conflitto tra giudice civile e magistrato di sorveglianza. La Cassazione chiarisce la questione sulla competenza del giudice per il risarcimento detenuti: il ricorso per regolamento di competenza è inammissibile e la competenza spetta al magistrato di sorveglianza, anche per il solo ristoro economico.

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Pubblicato il 19 luglio 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza Giudice Risarcimento Detenuti: La Cassazione Fa Chiarezza

La questione della competenza del giudice per il risarcimento dei detenuti per trattamento inumano è un tema delicato, che si trova al confine tra diritto civile e penale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo con precisione a quale autorità giudiziaria spetti la decisione su queste domande, specialmente nei casi complessi come quello di un detenuto condannato all’ergastolo. Analizziamo insieme la pronuncia per capire le sue implicazioni pratiche.

Il caso: un conflitto tra giudici

Un detenuto, condannato alla pena dell’ergastolo, ha presentato una domanda di risarcimento ai sensi dell’art. 35-ter della legge sull’ordinamento penitenziario. La norma prevede rimedi per chi ha subito condizioni di detenzione contrarie all’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).

La sua richiesta ha generato un vero e proprio ‘ping-pong’ giurisdizionale:
1. In un primo momento, il Magistrato di Sorveglianza ha declinato la propria competenza, ritenendo che la questione dovesse essere trattata dal giudice civile.
2. Il detenuto si è quindi rivolto al Tribunale civile, il quale, a sua volta, ha dichiarato la propria incompetenza, indicando come competente proprio il Magistrato di Sorveglianza.

Di fronte a questo stallo, il detenuto ha proposto un ricorso per regolamento di competenza alla Corte di Cassazione, chiedendo di risolvere definitivamente il conflitto.

La decisione della Corte di Cassazione sulla competenza per il risarcimento detenuti

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per enunciare principi di diritto di grande importanza. La decisione si articola su due livelli: uno processuale e uno sostanziale.

Inammissibilità del regolamento di competenza

Il primo punto, di natura tecnica, è che il regolamento di competenza non è lo strumento corretto per risolvere un conflitto tra un giudice civile e un giudice penale (o con funzioni penali, come il Magistrato di Sorveglianza). Questo strumento, previsto dagli artt. 42 e 43 del codice di procedura civile, serve a risolvere conflitti all’interno della giurisdizione civile (es. tra il Tribunale di Roma e quello di Milano).

Il contrasto tra giudice civile e Magistrato di Sorveglianza non è una questione di ‘competenza’, ma una questione di ripartizione della ‘potestas iudicandi’ (il potere di giudicare) tra plessi giurisdizionali diversi. Si tratta di un’interferenza tra giudizi che incide sulla proponibilità della domanda, non sulla competenza territoriale o per materia.

La competenza del Magistrato di Sorveglianza

Andando al cuore della questione, la Corte ha ribadito un principio ormai consolidato nella giurisprudenza, anche costituzionale: la competenza del giudice per il risarcimento dei detenuti ai sensi dell’art. 35-ter spetta al Magistrato di Sorveglianza.

Questa competenza è funzionale e non viene meno neppure quando il richiedente è un condannato all’ergastolo. Sebbene per questi soggetti non sia applicabile il rimedio principale (la riduzione di pena), la legge prevede espressamente un’alternativa: un ristoro puramente economico. La norma stessa riconosce al Magistrato di Sorveglianza il potere di adottare un provvedimento di contenuto economico, confermando la sua piena autonomia decisionale in materia.

le motivazioni: perché la competenza non è del giudice civile

La Corte Suprema ha spiegato che la scelta tra giudice civile e Magistrato di Sorveglianza si basa sulla valutazione di profili giuridici diversi dello stesso fatto materiale (la detenzione in condizioni disumane). La logica del legislatore, introducendo l’art. 35-ter, è stata quella di affidare la tutela dei diritti dei detenuti a un giudice specializzato, il Magistrato di Sorveglianza, che è già ‘meglio collocato’ per esaminare tali domande. Questo giudice, infatti, è già investito per legge dell’esame delle questioni relative alla vita carceraria, inclusa la riduzione della pena per lo stesso motivo.

L’interpretazione, orientata dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea, porta a riconoscere una competenza esclusiva e funzionale in capo al Magistrato di Sorveglianza. La sua decisione non si limita a un semplice calcolo economico, ma si inserisce in una valutazione complessiva della condizione detentiva e dei rimedi più appropriati. Escludere la sua competenza solo perché il rimedio è pecuniario svuoterebbe di significato la scelta del legislatore.

le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

L’ordinanza della Cassazione ha importanti conseguenze pratiche. Innanzitutto, stabilisce un punto fermo: qualsiasi detenuto, a prescindere dalla pena che sta scontando, deve presentare la domanda per trattamento inumano al Magistrato di Sorveglianza. In secondo luogo, chiarisce che il ricorso per regolamento di competenza è uno strumento errato per dirimere questo tipo di conflitti, evitando così ulteriore dispendio di tempo e risorse processuali. La decisione rafforza il ruolo del Magistrato di Sorveglianza come giudice naturale dei diritti delle persone private della libertà, garantendo una gestione più coerente e specializzata di queste delicate controversie.

A chi deve rivolgersi un detenuto, anche condannato all’ergastolo, per chiedere un risarcimento per condizioni di detenzione inumane?
Secondo la Corte di Cassazione, la domanda deve essere sempre presentata al Magistrato di Sorveglianza. La sua competenza sussiste anche quando il rimedio consiste in un mero ristoro economico, come nel caso di un condannato all’ergastolo.

Il conflitto tra un giudice civile e un magistrato di sorveglianza sulla stessa causa è una questione di ‘competenza’ risolvibile con il regolamento di competenza?
No. La Corte ha stabilito che non si tratta di una questione di competenza in senso tecnico, ma di una ripartizione di poteri tra giurisdizioni diverse. Di conseguenza, lo strumento processuale del regolamento di competenza è inammissibile.

Se un detenuto non può ottenere una riduzione della pena, come nel caso dell’ergastolo, perde il diritto al risarcimento per trattamento inumano?
No. La legge (art. 35-ter ord. penit.) prevede esplicitamente che, quando la riduzione della pena non è possibile, il detenuto ha diritto a un ristoro economico. La competenza a decidere su tale ristoro spetta sempre al Magistrato di Sorveglianza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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