LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Competenza espropriazione: decide la Corte d’Appello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6593/2024, ha chiarito un punto cruciale sulla competenza espropriazione. Anche in caso di procedure speciali avviate in base a leggi precedenti, se la dichiarazione di pubblica utilità è intervenuta dopo l’entrata in vigore del d.P.R. 327/2001 (Testo Unico Espropri), la competenza per le controversie sull’indennità spetta in unico grado alla Corte d’Appello. La Corte ha respinto il ricorso di due società che sostenevano la competenza del Tribunale, stabilendo che il momento della dichiarazione di pubblica utilità è decisivo per individuare la normativa applicabile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Competenza espropriazione: la Cassazione chiarisce il ruolo della Corte d’Appello

L’ordinanza n. 6593/2024 della Corte di Cassazione stabilisce un principio fondamentale in materia di competenza espropriazione, chiarendo quale giudice sia deputato a decidere le controversie relative all’indennità. Anche quando la procedura trae origine da normative speciali e datate, il fattore discriminante per l’applicazione delle nuove regole, e quindi per la determinazione del giudice competente, è la data della dichiarazione di pubblica utilità dell’opera.

I fatti del caso

Due società, una edile e una sanitaria, proprietarie di alcuni terreni, avviavano una causa per ottenere la determinazione giudiziale dell’indennità di espropriazione, ritenendo quella offerta dall’ente concessionario inadeguata. I terreni erano stati espropriati per il raddoppio di una linea ferroviaria, un’opera rientrante in un programma straordinario regolato da leggi speciali degli anni ’80. Le società citavano in giudizio un consorzio ferroviario, l’ente regionale e l’ente gestore dei trasporti dinanzi al Tribunale. Quest’ultimo, tuttavia, accoglieva l’eccezione delle parti convenute e si dichiarava incompetente, indicando la Corte d’Appello come l’organo giurisdizionale corretto in base al Testo Unico sull’Espropriazione (d.P.R. 327/2001).

La questione giuridica e la competenza espropriazione

Il cuore della controversia era stabilire quale normativa, e di conseguenza quale giudice, fosse applicabile al caso. Le società ricorrenti sostenevano che, trattandosi di una procedura espropriativa “straordinaria” basata su leggi speciali (L. n. 80/1984 e L. n. 219/1981), dovesse applicarsi il regime processuale previsto da quelle norme, che individuava la competenza nel Tribunale di primo grado.

Secondo la loro tesi, l’intero procedimento, pur sviluppatosi nel tempo, manteneva il suo carattere unitario e speciale, rendendo irrilevante l’entrata in vigore del nuovo Testo Unico. Di contro, il Tribunale aveva ritenuto decisivo il momento in cui era intervenuta la dichiarazione di pubblica utilità dell’opera. Poiché tale dichiarazione era datata 2008, e quindi successiva all’entrata in vigore del d.P.R. 327/2001 (avvenuta il 30/06/2003), dovevano applicarsi le nuove disposizioni, tra cui l’art. 54 che affida la competenza in unico grado alla Corte d’Appello.

Le motivazioni della decisione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del Tribunale. Gli Ermellini hanno chiarito che il principio cardine è contenuto nell’art. 57 del d.P.R. 327/2001. Questa norma transitoria stabilisce che le nuove disposizioni non si applicano solo ai progetti per i quali, alla data di entrata in vigore del decreto, sia già intervenuta la dichiarazione di pubblica utilità.

A contrario, per tutti i procedimenti in cui tale dichiarazione è successiva a quella data (30 giugno 2003), si applica integralmente la nuova disciplina, compresa la regola sulla competenza. Nel caso di specie, essendo la dichiarazione di pubblica utilità del 2008, la competenza espropriazione per le controversie sull’indennità è indiscutibilmente devoluta alla Corte d’Appello nel cui distretto si trova il bene.

La Corte ha inoltre specificato che la scelta del legislatore di concentrare queste controversie presso un giudice unico in un unico grado risponde a un’esigenza di celerità processuale, volta a garantire al proprietario espropriato un giusto ristoro in tempi ragionevoli, in linea con l’art. 42 della Costituzione.

Le conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio di diritto chiaro e consolidato: il discrimine per l’applicazione del Testo Unico sull’Espropriazione, e delle relative regole processuali, è la data della dichiarazione di pubblica utilità. Se questa è successiva al 30 giugno 2003, la competenza a decidere sull’opposizione alla stima dell’indennità è funzionale e inderogabile della Corte d’Appello. Questo vale anche se la procedura espropriativa è inserita nel quadro di leggi speciali precedenti, che non possono derogare alla nuova disciplina sulla giurisdizione.

Quale legge si applica a una procedura di espropriazione se la dichiarazione di pubblica utilità è successiva al 30 giugno 2003?
Si applica la disciplina introdotta dal d.P.R. n. 327 del 2001 (Testo Unico sull’Espropriazione), anche se il procedimento è stato avviato secondo leggi speciali precedenti.

Qual è il giudice competente per le controversie sull’indennità di espropriazione secondo il d.P.R. 327/2001?
La competenza è della Corte d’Appello nel cui distretto si trova il bene espropriato, la quale si pronuncia in un unico grado di giudizio.

Perché il momento della dichiarazione di pubblica utilità è così importante?
Perché, secondo la norma transitoria dell’art. 57 del d.P.R. 327/2001, è l’atto che segna il confine tra l’applicazione delle vecchie normative e quella del nuovo Testo Unico, comprese le regole sulla competenza del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati