LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Competenza e-commerce: il foro del venditore prevale

Una società produttrice di tessuti ha citato in giudizio un’altra azienda per contraffazione del proprio marchio e concorrenza sleale, realizzate tramite vendite online. Il punto cruciale della controversia era la determinazione della corretta competenza territoriale e-commerce. La Corte di Cassazione ha stabilito che, per gli illeciti commessi su internet, il foro competente è quello del luogo in cui ha origine l’attività illecita (la sede dell’inserzionista), e non il luogo di consegna del prodotto. Questa decisione mira a garantire la prevedibilità del giudice e a contrastare il fenomeno del ‘forum shopping’.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza E-commerce: la Cassazione sceglie il foro del venditore

Nell’era digitale, la vendita online ha sollevato questioni giuridiche complesse, tra cui quella della competenza territoriale e-commerce. In caso di contraffazione di marchio e vendita di prodotti illeciti su internet, quale tribunale è competente a decidere? Quello del luogo in cui il compratore riceve la merce o quello da cui il venditore organizza la propria attività online? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito un criterio chiaro, privilegiando la certezza del diritto e la prevedibilità del giudice competente.

I Fatti di Causa

Una nota società, titolare di un marchio registrato nel settore tessile, conveniva in giudizio un’altra azienda accusandola di aver contraffatto il proprio marchio e di porre in essere atti di concorrenza sleale. Secondo l’attrice, la convenuta utilizzava il segno distintivo senza autorizzazione per vendere prodotti sul proprio sito web e attraverso una nota piattaforma di e-commerce, raggiungendo clienti in tutta Italia, inclusa una grande città del nord.

L’attrice aveva radicato la causa presso il Tribunale di tale città, sostenendo la sua competenza in quanto luogo di consegna di alcuni prodotti acquistati online, e quindi luogo di materializzazione di una parte della condotta illecita. La società convenuta, tuttavia, eccepiva l’incompetenza territoriale, sostenendo che la causa avrebbe dovuto essere incardinata presso il tribunale della città in cui essa aveva la propria sede legale, luogo dal quale veniva gestita l’attività di vendita online.

Il Tribunale di primo grado accoglieva l’eccezione, declinando la propria competenza in favore del Tribunale della sede della convenuta. La decisione si basava sull’interpretazione restrittiva dell’art. 120, comma 6, del Codice della Proprietà Industriale (c.p.i.), individuando il luogo di commissione dell’illecito online nel centro decisionale e operativo del venditore. Contro questa ordinanza, la società attrice proponeva ricorso per regolamento di competenza in Cassazione.

La Competenza Territoriale E-commerce e i Motivi del Ricorso

Il ricorso si fondava essenzialmente su quattro motivi. In primo luogo, la ricorrente lamentava la violazione dell’art. 120, comma 6, c.p.i., sostenendo che la consegna materiale del prodotto contraffatto costituisce un fatto lesivo autonomo che radica la competenza nel luogo in cui avviene. In secondo luogo, criticava la decisione del Tribunale di ritenere irrilevanti gli acquisti effettuati (anche se a scopo di prova), poiché la commercializzazione era comunque avvenuta nel territorio di competenza del giudice adito. Infine, contestava l’esclusione della rilevanza del foro del danneggiato, cioè il luogo in cui l’attore ha la propria sede e subisce le conseguenze economiche dell’illecito.

La questione sottoposta alla Corte era quindi fondamentale per definire un principio guida sulla competenza territoriale e-commerce: in un illecito ‘diffuso’ come quello online, prevale il luogo di origine della condotta (upload dei contenuti, gestione del sito) o il luogo di destinazione del prodotto (consegna all’acquirente)?

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando l’orientamento già espresso in precedenza e fornendo una motivazione solida e coerente. I giudici hanno ribadito che, in materia di proprietà industriale, l’art. 120, comma 6, c.p.i. rappresenta una norma speciale che individua la competenza nel luogo in cui ‘i fatti sono stati commessi’.

Nel contesto di illeciti commessi tramite internet, la Corte ha sottolineato il rischio derivante dall’ubiquità della rete, che potrebbe portare a una competenza territoriale diffusa e incontrollata, incentivando pratiche di ‘forum shopping’. Per evitare questa incertezza, è necessario individuare un criterio di collegamento certo e prevedibile.

Questo criterio è stato identificato nel luogo di stabilimento dell’inserzionista, ovvero dove è stato avviato il processo tecnico di immissione dei contenuti lesivi nella rete. È lì che la condotta illecita viene decisa e posta in essere. La successiva consegna del prodotto è considerata solo una fase esecutiva di un illecito già perfezionatosi con l’offerta in vendita online. Accogliere la tesi della ricorrente significherebbe radicare la competenza in qualsiasi tribunale del territorio nazionale in cui un prodotto possa essere consegnato, creando una frammentazione della giustizia e pregiudicando il principio del giudice naturale precostituito per legge.

La Corte ha precisato che questo criterio restrittivo del forum commissi delicti si applica specificamente ai casi di commercializzazione di prodotti contraffatti su siti web, per assicurare un minimo di predeterminazione del giudice naturale. Pertanto, il luogo rilevante non è dove il danno si manifesta (es. la sede del danneggiato) o dove l’illecito produce i suoi effetti finali (la consegna), ma dove la condotta causativa del danno ha avuto origine.

Conclusioni

La decisione della Cassazione consolida un principio fondamentale per le controversie in materia di proprietà intellettuale nell’era digitale. La competenza territoriale e-commerce per azioni di contraffazione si radica nel luogo dove il venditore ha la propria sede o, più in generale, dove viene gestita l’attività online. Questa scelta privilegia la certezza e la prevedibilità, elementi essenziali per il corretto funzionamento della giustizia, a discapito di una visione che valorizza i singoli luoghi di ricezione della merce. Gli operatori del diritto e le imprese ottengono così un’indicazione chiara su dove incardinare le proprie azioni legali, limitando le incertezze processuali legate alla natura ‘liquida’ del commercio elettronico.

In caso di vendita online di prodotti contraffatti, qual è il tribunale competente per la causa di risarcimento?
Il tribunale competente è quello della circoscrizione in cui si trova la sede legale della società venditrice, ovvero il luogo in cui viene decisa e avviata l’immissione dei prodotti sul sito web. Questo è considerato il ‘luogo in cui i fatti sono stati commessi’ ai sensi della normativa sulla proprietà industriale.

Perché il luogo di consegna del prodotto acquistato online non è rilevante per determinare la competenza del tribunale?
Secondo la Corte di Cassazione, la consegna è solo la fase finale di un illecito che si è già perfezionato con l’offerta in vendita online. Considerare rilevante il luogo di consegna creerebbe un’eccessiva e incerta frammentazione della competenza, permettendo di citare in giudizio il venditore in qualsiasi parte d’Italia e favorendo il ‘forum shopping’.

Questo principio si applica solo alla contraffazione di marchio o anche ad altre ipotesi di illecito online?
La sentenza si concentra sulla contraffazione di marchio e la concorrenza sleale attuata tramite e-commerce. L’orientamento della Corte, volto a garantire certezza e prevedibilità, individua il foro competente nel luogo di origine della condotta lesiva (la sede dell’inserzionista), un principio che si applica in generale alle violazioni dei diritti di proprietà industriale commesse tramite internet.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati