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Competenza arbitrale: il potere dell’Avvocatura

La Corte di Cassazione ha stabilito che la dichiarazione con cui l’Amministrazione dello Stato, tramite l’Avvocatura, rifiuta la competenza arbitrale in una controversia, è un atto di natura processuale e non sostanziale. Di conseguenza, rientra nei poteri dell’Avvocato dello Stato, in quanto difensore tecnico, senza la necessità di una specifica e separata manifestazione di volontà da parte dell’ente. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva invece ritenuto inefficace tale dichiarazione, affermando il difetto di potestas iudicandi del collegio arbitrale. La parola chiave è competenza arbitrale.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Competenza Arbitrale: l’Avvocatura dello Stato ha il potere di decidere?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24034/2024, ha affrontato una questione cruciale riguardante i poteri dell’Avvocatura dello Stato nelle controversie che coinvolgono la Pubblica Amministrazione. La decisione chiarisce la natura giuridica dell’atto con cui si declina la competenza arbitrale, stabilendo se rientri nell’autonomia tecnica del difensore o richieda una specifica manifestazione di volontà dell’ente. Questo intervento nomofilattico ha importanti implicazioni pratiche per la gestione del contenzioso pubblico.

I Fatti di Causa

Una controversia era sorta tra un Ministero e una società appaltatrice, mandataria di un raggruppamento temporaneo di imprese, in relazione all’esecuzione di un appalto pubblico. La questione era stata deferita a un collegio arbitrale. L’Avvocatura dello Stato, in rappresentanza del Ministero, aveva formulato una declinatoria della competenza arbitrale, sostenendo che la giurisdizione spettasse al giudice ordinario. Il collegio arbitrale, tuttavia, aveva proceduto emettendo un lodo.
Il Ministero aveva quindi impugnato il lodo davanti alla Corte d’Appello, chiedendone la nullità. Tra i vari motivi, veniva contestata la potestas iudicandi degli arbitri proprio in virtù della declinatoria di competenza presentata dall’Avvocatura. La Corte d’Appello, però, aveva respinto questo specifico motivo di gravame.

La Decisione della Corte d’Appello e la questione sulla competenza arbitrale

Secondo i giudici d’appello, la scelta di declinare la competenza arbitrale prevista in un contratto pubblico non è un semplice atto processuale, ma l’esercizio di un diritto potestativo di natura sostanziale. In quanto tale, esso richiederebbe una manifestazione di volontà chiara ed inequivoca proveniente direttamente dall’Amministrazione titolare del diritto (il Ministero), e non potrebbe essere validamente espressa dal suo difensore tecnico, l’Avvocatura dello Stato. Di conseguenza, la declinatoria era stata ritenuta inefficace, con la conseguente affermazione della piena competenza del collegio arbitrale. Contro questa decisione, il Ministero ha proposto ricorso per Cassazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ribaltato completamente la prospettiva della Corte d’Appello, accogliendo i motivi di ricorso del Ministero. Gli Ermellini hanno qualificato la decisione di declinare la competenza arbitrale come un atto di natura prettamente processuale. Sebbene esso dia attuazione a un diritto di carattere sostanziale, la sua manifestazione avviene all’interno del processo e ne condiziona lo svolgimento. La Corte ha richiamato un consolidato orientamento giurisprudenziale, inaugurato dalle Sezioni Unite, secondo cui sia la domanda di arbitrato sia la sua declinatoria sono atti disciplinati da norme processuali, poiché concorrono a definire quale sia il giudice competente.
Questa qualificazione ha una conseguenza fondamentale: l’atto rientra nella piena disponibilità tecnica del difensore. L’Avvocatura Generale dello Stato, in base alla legge che ne regola le funzioni, ha il compito di ‘consigliare e dirigere’ le Amministrazioni difese in giudizio. La scelta di contestare la competenza degli arbitri è una decisione strategica difensiva, che si estrinseca per mezzo dell’opera dell’organo tecnico (l’Avvocato dello Stato) che rappresenta la volontà dell’Amministrazione nel contesto processuale della res litigiosa. Pertanto, l’atto con cui l’Avvocatura ha declinato la competenza era pienamente valido ed efficace, senza bisogno di una delega specifica o di una manifestazione di volontà esterna del Ministero.

Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata, affermando il principio secondo cui la declinatoria della competenza arbitrale, avendo natura processuale, rientra nei poteri dell’Avvocatura dello Stato quale difensore tecnico della Pubblica Amministrazione. Non è necessaria una manifestazione di volontà ad hoc dell’ente patrocinato. La causa è stata quindi rinviata alla Corte d’Appello, in diversa composizione, che dovrà riesaminare la questione attenendosi a questo principio di diritto, accertando il difetto di potestas iudicandi del collegio arbitrale. Questa decisione rafforza il ruolo e l’autonomia tecnica dell’Avvocatura dello Stato nella gestione delle strategie processuali per conto della P.A.

Qual è la natura giuridica dell’atto con cui l’Amministrazione dello Stato declina la competenza arbitrale?
Secondo la Corte di Cassazione, la decisione di declinare la competenza arbitrale è un atto di natura processuale, anche se dà attuazione a un diritto potestativo di carattere sostanziale.

L’Avvocatura dello Stato può validamente presentare una declinatoria di competenza arbitrale senza una specifica autorizzazione del Ministero che rappresenta?
Sì. Essendo un atto di natura processuale, la sua formulazione rientra nella disponibilità tecnica e nelle prerogative istituzionali dell’Avvocatura dello Stato, che agisce quale organo tecnico-legale dell’Amministrazione nel contesto del giudizio.

Qual è stata la conseguenza della decisione della Cassazione sulla sentenza d’appello?
La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa ad altra sezione della stessa Corte. Il giudice del rinvio dovrà riesaminare la validità del lodo arbitrale partendo dal presupposto che gli arbitri non avevano la potestas iudicandi (il potere di giudicare) a causa della valida ed efficace declinatoria presentata dall’Avvocatura dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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