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Compenso valore indeterminabile: la regola dei 26mila

La Corte di Cassazione interviene sul tema del compenso valore indeterminabile, rigettando il ricorso del Ministero della Giustizia. Viene confermato che, per le cause di valore non determinabile, lo scaglione di riferimento parte da 26.000 euro. Il giudice può discostarsene solo in casi eccezionali e motivati, come una bassa complessità, esercitando una valutazione di merito non sindacabile in sede di legittimità. L’appellante è stato condannato per abuso del processo.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso valore indeterminabile: la Cassazione conferma la regola dello scaglione minimo

La determinazione del giusto compenso per la prestazione di un avvocato rappresenta un tema centrale nel diritto. La questione si complica ulteriormente quando si tratta di una causa dal compenso valore indeterminabile. In questi casi, a quale parametro deve fare riferimento il giudice per la liquidazione? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sul tema, offrendo chiarimenti cruciali e sanzionando l’abuso del processo da parte di un’amministrazione pubblica.

I fatti del caso: la controversia sulla liquidazione

Un avvocato, avendo prestato la propria opera in un procedimento con patrocinio a spese dello Stato, si vedeva liquidare un compenso che riteneva inadeguato. Egli proponeva opposizione e la Corte d’Appello, in accoglimento delle sue ragioni, aumentava l’importo. Per farlo, il giudice di secondo grado applicava lo scaglione previsto per le cause di valore superiore a 26.000 euro, considerato il parametro ‘di regola’ per le cause di valore indeterminabile.

Il Ministero della Giustizia, tuttavia, non accettava questa decisione e proponeva ricorso per cassazione. Secondo il Ministero, la Corte d’Appello avrebbe dovuto considerare la bassa complessità della causa e, di conseguenza, applicare uno scaglione inferiore, discostandosi dalla regola generale.

La decisione della Corte sul compenso valore indeterminabile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Ministero manifestamente infondato, confermando la decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ribadito un principio già consolidato nella loro giurisprudenza: la normativa (art. 5, comma 6, D.M. 55/2014) stabilisce che le cause di valore indeterminabile si considerano, ‘di regola’, di valore non inferiore a 26.000 euro e non superiore a 260.000 euro. Questo significa che i 26.000 euro rappresentano il punto di partenza per individuare lo scaglione corretto.

Il ruolo della discrezionalità del giudice

La Corte ha precisato che l’espressione ‘di regola’ non impone un automatismo inderogabile. Il giudice ha la facoltà di scendere al di sotto di tale soglia, ma solo in presenza di circostanze particolari che lo giustifichino, come una palese bassa complessità della controversia. Questa scelta, tuttavia, deve essere esplicitamente e adeguatamente motivata.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello ha correttamente applicato il principio. Utilizzando lo scaglione di riferimento e non ravvisando ragioni per derogarvi, ha compiuto una valutazione di merito che, in quanto tale, non può essere riesaminata in sede di legittimità.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema si fondano su una chiara interpretazione della norma. L’inciso ‘di regola’ non fissa un valore base invalicabile, ma indica un criterio generale a cui il giudice deve attenersi, salvo eccezioni. Il legislatore ha voluto fornire un parametro standard per evitare incertezze, lasciando al contempo al magistrato la possibilità di adattare la liquidazione alle specificità del singolo caso. La decisione di non applicare uno scaglione inferiore è, in sé, una valutazione sulla complessità e sull’oggetto della controversia, che rientra pienamente nella discrezionalità del giudice di merito. Tentare di contestare questa scelta in Cassazione equivale a chiedere una nuova valutazione dei fatti, cosa non permessa in quella sede.

Conclusioni

La pronuncia è importante perché ribadisce la corretta procedura per la liquidazione del compenso valore indeterminabile, bilanciando la necessità di parametri certi con la giusta flessibilità. Inoltre, la Corte ha sanzionato duramente il Ministero per abuso del processo. Poiché il ricorso era manifestamente infondato e contrario a un orientamento giurisprudenziale consolidato, l’amministrazione è stata condannata non solo al pagamento delle spese legali, ma anche a versare un’ulteriore somma alla controparte a titolo di risarcimento e una sanzione alla Cassa delle ammende. Questa decisione sottolinea che anche le istituzioni pubbliche, rappresentate dall’Avvocatura dello Stato, sono tenute a un uso responsabile degli strumenti processuali, per non gravare inutilmente il sistema giudiziario.

Come si calcola il compenso dell’avvocato in una causa di valore indeterminabile?
Di regola, si fa riferimento allo scaglione di valore compreso tra 26.000,01 e 52.000,00 euro, come stabilito dai parametri ministeriali. L’importo di 26.000 euro è considerato il valore di partenza.

Il giudice è sempre obbligato ad applicare lo scaglione minimo di 26.000 euro per il compenso in una causa di valore indeterminabile?
No. L’espressione ‘di regola’ indica che questo è il criterio standard, ma il giudice può motivatamente decidere di applicare uno scaglione inferiore se la causa si palesa di complessità particolarmente bassa.

Cosa succede se un’amministrazione pubblica propone un ricorso in Cassazione che viene dichiarato manifestamente infondato?
Se il ricorso viene rigettato in conformità alla proposta del consigliere relatore, si configura un’ipotesi di abuso del processo. L’amministrazione può essere condannata, oltre al pagamento delle spese legali, a versare un’ulteriore somma alla controparte (ex art. 96, comma III c.p.c.) e una sanzione a favore della Cassa delle ammende (ex art. 96, comma IV c.p.c.).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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