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Compenso sindaci: nullo l’accordo dell’amministratore

Un ex sindaco di società aveva stipulato un accordo transattivo con l’amministratore delegato per definire l’importo della sua retribuzione. La Corte di Cassazione ha confermato la nullità di tale accordo, ribadendo che la determinazione del compenso dei sindaci è una competenza esclusiva e inderogabile dell’assemblea dei soci. Di conseguenza, un amministratore non ha il potere di modificare o transigere su tale materia, e qualsiasi accordo in tal senso è privo di validità giuridica.

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Compenso Sindaci: L’Accordo dell’Amministratore è Nullo senza il Via Libera dell’Assemblea

In una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel diritto societario: la validità di un accordo transattivo stipulato da un amministratore delegato per definire il compenso sindaci. La decisione riafferma un principio fondamentale: la determinazione di tale compenso è una competenza esclusiva e inderogabile dell’assemblea dei soci. Qualsiasi patto contrario, anche se volto a prevenire una lite, è da considerarsi nullo.

I Fatti del Caso: Una Transazione Contestata

La vicenda trae origine dalla nomina di un sindaco di una società di capitali, avvenuta nel 2010. La delibera assembleare di nomina aveva stabilito che il suo compenso sarebbe stato determinato sulla base di specifiche tariffe professionali. Tuttavia, un successivo decreto ministeriale modificò i criteri tariffari, generando un’incertezza e un potenziale contenzioso sull’effettivo ammontare dovuto al professionista.

Per risolvere la questione e prevenire una causa, l’amministratore delegato della società e il sindaco stipularono un accordo transattivo. In base a questo accordo, il sindaco rinunciava a una parte delle sue pretese a fronte di un pagamento a saldo. Anni dopo, la stessa società impugnò la transazione, sostenendone la nullità e chiedendo la restituzione delle somme versate in eccesso rispetto a quanto originariamente deliberato dall’assemblea.

La Questione Giuridica: Chi Decide il Compenso Sindaci?

La questione centrale ruota attorno all’articolo 2402 del Codice Civile, che stabilisce che la retribuzione dei sindaci, se non prevista nello statuto, deve essere determinata dall’assemblea all’atto della nomina per l’intera durata dell’incarico. La società sosteneva che questa norma attribuisse una competenza esclusiva e non delegabile all’assemblea. Pertanto, l’amministratore delegato non avrebbe avuto il potere di stipulare una transazione che, di fatto, andava a modificare la volontà espressa dall’organo sovrano della società.

Sia il Tribunale delle Imprese che la Corte d’Appello hanno accolto questa tesi, dichiarando la nullità della transazione. Secondo i giudici di merito, il potere di determinare il compenso è sottratto alla disponibilità degli amministratori. Qualsiasi accordo che incida su questa materia è invalido perché viola una norma imperativa posta a presidio della corretta ripartizione dei poteri societari.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del sindaco, confermando le decisioni dei gradi precedenti. I giudici hanno chiarito che, sebbene gli amministratori abbiano il potere generale di gestire la società e di transigere le liti, tale potere incontra un limite invalicabile nelle competenze che la legge riserva in via esclusiva ad altri organi sociali.

La determinazione del compenso sindaci è una di queste materie. L’articolo 2402 c.c. non si limita a indicare chi deve decidere, ma fissa una regola organizzativa fondamentale per l’equilibrio dei poteri interni alla società. Permettere a un amministratore di transigere su questo punto significherebbe consentirgli di aggirare la volontà dell’assemblea, l’unico organo legittimato a deliberare.

La Corte ha specificato che la transazione in esame non si limitava a interpretare la delibera assembleare, ma ne modificava la sostanza, stabilendo un compenso diverso. Questo atto eccedeva i poteri dell’amministratore e, pertanto, era nullo per violazione dell’articolo 1966 del Codice Civile, che vieta di transigere su diritti indisponibili o su materie sottratte al potere delle parti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza offre un importante monito per amministratori e organi di controllo. La ripartizione delle competenze all’interno di una società non è un mero formalismo, ma una struttura essenziale per il suo corretto funzionamento. Gli amministratori devono agire sempre nel perimetro dei poteri loro conferiti dalla legge e dallo statuto.

In particolare, qualsiasi questione relativa al compenso sindaci deve essere riportata all’assemblea. Qualsiasi accordo, patto o transazione stipulato al di fuori di tale sede è a rischio di nullità, con la conseguenza che le somme eventualmente pagate potrebbero essere richieste in restituzione. La decisione sottolinea la necessità di rispettare rigorosamente le procedure societarie per garantire la validità e l’efficacia degli atti compiuti in nome della società.

Un amministratore di società può stipulare una transazione sul compenso di un sindaco?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’amministratore non ha il potere di stipulare una transazione sul compenso dei sindaci, poiché tale materia è di competenza esclusiva e inderogabile dell’assemblea dei soci, come stabilito dall’art. 2402 c.c.

Perché la determinazione del compenso dei sindaci è una materia non disponibile per gli amministratori?
È considerata una materia non disponibile per gli amministratori perché la legge la riserva in via esclusiva all’assemblea. Questa regola organizzativa serve a mantenere l’equilibrio dei poteri all’interno della società e a garantire che la volontà dei soci, espressa tramite la delibera assembleare, non venga aggirata o modificata dall’organo amministrativo.

Qual è la conseguenza di una transazione stipulata da un amministratore su una materia di competenza esclusiva dell’assemblea?
La conseguenza è la nullità della transazione. L’accordo è giuridicamente invalido fin dall’origine perché viola una norma imperativa sulla ripartizione delle competenze societarie. Di conseguenza, le somme pagate in base a tale accordo possono essere considerate indebite e soggette a richiesta di restituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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