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Compenso sindaci: negato se c’è inerzia colpevole

La Cassazione nega il compenso ai sindaci di una società fallita per gli anni 2014-2015. La decisione si basa sulla loro continua e colpevole inerzia nel vigilare sulla riscossione di un credito essenziale per la società, un inadempimento che si è protratto anche nel biennio in esame. La Corte ha ritenuto legittima l’eccezione di inadempimento sollevata dalla curatela, confermando che la mancata attivazione degli strumenti di controllo giustifica il mancato pagamento del compenso sindaci.

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Compenso Sindaci: Quando l’Inerzia Annulla il Diritto alla Retribuzione

L’ordinanza in esame affronta una questione cruciale nel diritto societario: il diritto al compenso dei sindaci può essere negato in caso di inadempimento ai propri doveri di vigilanza? La Corte di Cassazione, con una decisione netta, stabilisce che l’inerzia prolungata e colpevole del collegio sindacale di fronte alla mala gestio degli amministratori costituisce un grave inadempimento che giustifica il mancato pagamento della retribuzione. Questo principio, basato sull’eccezione di inadempimento, rafforza la centralità del ruolo di controllo affidato ai sindaci.

Il Contesto: Una Vigilanza Messa in Discussione

Il caso nasce dalla richiesta di pagamento avanzata dal presidente del collegio sindacale di una società, successivamente dichiarata fallita. Il professionista chiedeva il pagamento dei suoi compensi per l’attività svolta dal 2007 al 2015. La curatela fallimentare si opponeva, sollevando un’eccezione di inadempimento: a suo dire, il collegio sindacale non aveva adempiuto correttamente ai propri obblighi di vigilanza.

Nello specifico, veniva contestata la sostanziale inerzia dei sindaci di fronte alla mancata riscossione, da parte degli amministratori, di un ingente credito vantato verso una società collegata. Tale credito rappresentava l’unica fonte di reddito per l’azienda e la sua mancata esazione aveva contribuito in modo determinante al dissesto finanziario. Il Tribunale, in sede di opposizione allo stato passivo, aveva dato ragione alla curatela, negando il diritto al compenso anche per la parte non prescritta del credito (relativa agli anni 2014 e 2015), ritenendo che l’inadempimento fosse grave e continuato.

La Decisione della Cassazione sul Compenso Sindaci

Il sindaco ricorreva in Cassazione, sostenendo che la decisione del Tribunale fosse contraddittoria. A suo avviso, non si poteva negare il compenso per gli anni 2014-2015 sulla base di un inadempimento (la mancata riscossione del credito) sorto in annualità precedenti e ormai prescritte.

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno chiarito che, sebbene la prestazione del sindaco vada valutata per singole annualità, la condotta omissiva contestata non era un evento isolato, ma un comportamento inadempiente protrattosi nel tempo. L’inerzia colpevole è continuata anche nel biennio 2014-2015, periodo per il quale si richiedeva il compenso. Di conseguenza, l’eccezione di inadempimento sollevata dalla curatela era pienamente legittima.

Le motivazioni

Il cuore della motivazione della Cassazione risiede nella natura continuativa dell’obbligo di vigilanza dei sindaci. Il collegio sindacale non può limitarsi a ‘prendere atto’ di una situazione di crisi o di mala gestio, ma ha il dovere di attivare tutti gli strumenti che la legge mette a sua disposizione per contrastarla. Nel caso di specie, di fronte alla persistente inerzia degli amministratori nel recuperare un credito vitale, i sindaci avrebbero dovuto agire, ad esempio, convocando l’assemblea ai sensi dell’art. 2406 c.c. o, in casi estremi, presentando una denuncia al Tribunale ex art. 2409 c.c.

La Corte ha sottolineato che la mancata attivazione di queste ‘azioni di contrasto’ anche negli esercizi 2014 e 2015 integrava un inadempimento specifico a quegli anni, del tutto autonomo rispetto all’origine del problema. L’omissione non era un fatto del passato, ma una violazione del dovere di diligenza che si rinnovava giorno per giorno. Questa protratta inerzia ha giustificato l’accoglimento dell’eccezione di inadempimento, rendendo il credito per il compenso inesigibile.

Le conclusioni

La pronuncia ha importanti implicazioni pratiche per i professionisti che ricoprono la carica di sindaco. Essa ribadisce che il diritto al compenso non è automatico, ma è strettamente legato al corretto e diligente adempimento dei propri doveri. Un atteggiamento passivo di fronte a irregolarità gestionali, anche se originate in passato, può compromettere il diritto alla retribuzione. I sindaci sono chiamati a un ruolo proattivo e costante: la loro vigilanza non può essere un mero controllo formale, ma deve tradursi in azioni concrete volte a proteggere il patrimonio sociale e la continuità aziendale. In caso contrario, rischiano non solo di incorrere in responsabilità per i danni causati, ma anche di vedersi negato il compenso per il loro operato.

Un sindaco ha diritto al compenso anche se ha svolto in modo negligente i suoi doveri di controllo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un grave e continuato inadempimento ai doveri di vigilanza può giustificare il mancato pagamento del compenso, in accoglimento dell’eccezione di inadempimento sollevata dalla società (o dalla sua curatela).

L’inadempimento del collegio sindacale va valutato anno per anno?
Sì, la prestazione del sindaco va considerata partitamente per ogni annualità. Tuttavia, un’omissione colpevole, come la mancata attivazione di strumenti di controllo di fronte a una persistente inerzia degli amministratori, può costituire un inadempimento continuativo che si protrae anche nelle annualità successive, giustificando il diniego del compenso per ciascun anno in cui l’inerzia è perdurata.

Quale tipo di inerzia può giustificare il mancato pagamento del compenso ai sindaci?
Un’inerzia sostanziale e prolungata di fronte a gravi irregolarità nella gestione idonee ad arrecare danno alla società. Nel caso specifico, la mancata attivazione, da parte del collegio sindacale, degli strumenti previsti dalla legge (es. art. 2406 o 2409 c.c.) per reagire all’inottemperanza degli amministratori nel riscuotere un credito fondamentale per la sopravvivenza della società.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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