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Compenso professionista: quale tariffa si applica?

In un caso riguardante la liquidazione del compenso di un notaio, a cui erano state applicate sia una tariffa vecchia e abrogata che quella nuova, la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale. Per il calcolo del compenso professionista, si deve utilizzare esclusivamente la tariffa in vigore al momento della conclusione dell’attività. La prestazione professionale è unitaria e non può essere frazionata ai fini della liquidazione solo perché una legge è cambiata nel corso dell’incarico. Di conseguenza, la Corte ha annullato la decisione precedente e ricalcolato l’onorario basandosi unicamente sulla normativa vigente.

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Compenso Professionista: Si Applica la Tariffa Vigente al Momento della Conclusione dell’Incarico

Quando le tariffe professionali cambiano, sorge una domanda cruciale: come si calcola il compenso professionista per un’attività iniziata sotto la vecchia normativa ma conclusa dopo l’entrata in vigore di quella nuova? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 20417/2024, ha fornito una risposta chiara e definitiva, stabilendo che la prestazione professionale è unitaria e il compenso va liquidato interamente secondo la legge in vigore al momento del suo completamento.

Il Caso: Doppia Tariffa per una Singola Attività

La vicenda trae origine da una causa di divisione immobiliare. Il Tribunale aveva delegato un notaio per curare le operazioni di vendita di un immobile. Durante lo svolgimento del suo incarico, la normativa che regolava i compensi per questo tipo di attività (D.M. 313/1999) veniva abrogata e sostituita da una nuova (D.M. 227/2005).

Al termine della vendita, il Tribunale di Velletri liquidava il compenso del notaio applicando un criterio misto: una parte del compenso veniva calcolata secondo la vecchia tariffa (per le attività svolte prima della sua abrogazione) e un’altra parte secondo la nuova. In pratica, per la stessa macro-attività – dal conferimento dell’incarico alla redazione dell’avviso di vendita – venivano riconosciuti due distinti compensi sotto due regimi normativi diversi.

Uno dei condividenti si opponeva a questa decisione, sostenendo che il compenso fosse stato illegittimamente duplicato e che si dovesse applicare unicamente la normativa in vigore al momento della conclusione dell’incarico.

La Questione Giuridica sul Compenso Professionista

Il cuore della controversia ruotava attorno a un interrogativo fondamentale: la prestazione di un ausiliario del giudice, come un notaio delegato, può essere considerata come una serie di atti separati, ciascuno da remunerare secondo la legge vigente in quel preciso momento? Oppure va vista come un’attività unitaria, il cui compenso deve essere determinato da un’unica disciplina normativa?

La decisione del giudice di primo grado aveva di fatto frammentato la prestazione, applicando due tariffe diverse. Il ricorrente, invece, sosteneva il principio dell’unitarietà, secondo cui il riferimento temporale per l’individuazione della tariffa applicabile doveva essere il momento in cui l’attività professionale si era esaurita, ovvero la vendita dell’immobile.

L’Errore del Doppio Binario

Il ricorrente lamentava un palese error in iudicando, ossia un errore nell’applicazione della legge. L’applicazione di una norma (il D.M. 313/1999) che era stata espressamente abrogata al momento della richiesta di liquidazione costituiva una violazione di legge. Non era concepibile che un’unica prestazione professionale venisse remunerata due volte, una sulla base di una norma percentuale abrogata e una sulla base di un importo fisso previsto dalla nuova legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente il motivo di ricorso, fornendo una motivazione limpida e basata su un principio di carattere generale. I giudici hanno stabilito che l’attività del professionista delegato deve essere considerata in modo unitario. Pertanto, per la liquidazione del relativo compenso, non si può far altro che applicare la tariffa in vigore al momento in cui tale attività si è conclusa.

Nel caso specifico, la vendita dell’immobile si era perfezionata nel 2018, ben dopo l’abrogazione del D.M. 313/1999 (avvenuta nel 2016). Di conseguenza, l’unica normativa applicabile era il D.M. 227/2005. La Corte ha sottolineato che l’onorario non poteva essere frazionato solo per la “casuale circostanza” che alcune fasi si fossero svolte prima e altre dopo il cambio di normativa.

A sostegno di questa tesi, la Corte ha richiamato un principio già affermato dalle Sezioni Unite, valido per tutte le professioni: quando si verifica un mutamento delle tariffe, la liquidazione dei compensi deve seguire la disciplina vigente al momento in cui la prestazione si è esaurita. Lo stesso D.M. 227/2005, che prevede la possibilità per il giudice di aumentare o ridurre il compenso fino al 60% in base alla complessità, conferma la visione unitaria della prestazione, che non può essere spezzettata ai fini della liquidazione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato l’ordinanza impugnata e, decidendo nel merito, ha rideterminato il compenso professionista spettante al notaio applicando esclusivamente la tariffa prevista dal D.M. 227/2005. La decisione ha comportato una significativa riduzione dell’importo totale, eliminando la duplicazione illegittima.

Questo provvedimento rafforza un importante principio di certezza del diritto: per la liquidazione degli onorari professionali, il riferimento normativo è unico ed è quello in vigore al momento del completamento dell’incarico. Si evita così il rischio di calcoli arbitrari e si garantisce una corretta applicazione della legge, a tutela sia dei professionisti che dei loro clienti.

Se la tariffa professionale cambia durante lo svolgimento di un incarico, quale si applica per la liquidazione del compenso?
Secondo la Corte di Cassazione, si applica la tariffa in vigore al momento del completamento dell’attività professionale. La prestazione è considerata unitaria e non può essere frazionata in base a normative diverse.

È possibile liquidare un compenso applicando in parte una tariffa vecchia e abrogata e in parte quella nuova?
No. La Corte ha stabilito che è un errore applicare una norma abrogata. L’unica disciplina da utilizzare per l’intera prestazione è quella vigente quando l’incarico si è concluso.

La redazione del progetto di distribuzione del ricavato di una vendita rientra nelle attività della “fase di distribuzione” anche se la divisione effettiva delle somme non è ancora avvenuta?
Sì. La Corte ha ritenuto che la redazione del progetto di distribuzione è un’attività funzionale alla fase distributiva e giustifica la liquidazione del compenso fisso previsto dalla normativa, anche se la materiale ripartizione del denaro tra le parti non è ancora avvenuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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