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Compenso perito traduttore: quando è congruo?

Un’interprete ha impugnato il decreto di liquidazione del suo compenso perito traduttore, ritenendolo non congruo per un lavoro di traduzione di intercettazioni. Il Tribunale ha rigettato il ricorso, stabilendo che il calcolo deve basarsi sul tempo strettamente necessario e non sulle ore totali lavorate. La corte ha inoltre ritenuto che, nonostante il volume del lavoro, la semplicità delle conversazioni non giustificasse un compenso superiore a quello già liquidato.

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Pubblicato il 12 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Perito Traduttore: Il Tribunale chiarisce i Criteri di Liquidazione

Il calcolo del compenso perito traduttore rappresenta una questione complessa, che bilancia la giusta remunerazione per un lavoro specialistico con i principi di congruità e necessità dettati dalla legge. Una recente sentenza del Tribunale di Firenze offre spunti fondamentali, chiarendo che la quantità di lavoro non è l’unico parametro, ma va valutata la reale difficoltà dell’incarico.

I Fatti del Caso: La Richiesta dell’Interprete

Una perita traduttrice veniva incaricata di interpretare, tradurre e trascrivere numerose intercettazioni telefoniche per un procedimento penale. L’incarico si presentava imponente: tradurre conversazioni da quattro lingue diverse (inglese e tre idiomi nigeriani) e redigere un elaborato finale di circa 1.500 pagine. La professionista, ritenendo il lavoro eccezionalmente complesso e lungo, calcolava il suo impegno in 114 giorni lavorativi, richiedendo un compenso di quasi 7.000 euro.

Il giudice, tuttavia, liquidava una somma inferiore, circa 2.800 euro, calcolando il compenso sulla base di 78 giorni e applicando un aumento del 12% per la complessità. Insoddisfatta, la perita ha impugnato il decreto di liquidazione, dando inizio a un nuovo procedimento civile per ottenere il riconoscimento del compenso da lei ritenuto congruo.

La Decisione del Tribunale sul compenso del perito traduttore

Il Tribunale di Firenze ha rigettato il ricorso dell’interprete, confermando integralmente il decreto di liquidazione iniziale. La decisione si fonda su due pilastri argomentativi principali.

Il Criterio del “Tempo Strettamente Necessario”

Il punto focale della sentenza è il principio secondo cui il compenso del perito traduttore non si calcola sulla base delle ore o dei giorni totali impiegati, né sulla base delle proroghe concesse. Il magistrato deve invece determinare il compenso utilizzando il sistema delle “vacazioni” (unità di tempo di due ore), basandosi su una stima rigorosa del tempo strettamente necessario per completare l’incarico.

L’irrilevanza della Sentenza della Corte Costituzionale

La ricorrente aveva invocato una sentenza della Corte Costituzionale (n. 16/2025) che avrebbe modificato i criteri di calcolo delle vacazioni, rendendoli più favorevoli. Il Tribunale ha respinto anche questa argomentazione, ricordando il principio dell’efficacia ex nunc (cioè, non retroattiva) delle sentenze della Corte. Poiché il decreto di liquidazione era stato emesso prima della pubblicazione della sentenza costituzionale, esso doveva essere valutato secondo le norme in vigore in quel momento.

Le Motivazioni della Sentenza

Il Tribunale, pur riconoscendo la vastità del lavoro svolto (1.500 pagine), è entrato nel merito della sua effettiva complessità. Analizzando un estratto delle trascrizioni, il giudice ha osservato che le conversazioni erano caratterizzate da frasi brevi, un linguaggio semplice e un contenuto non particolarmente articolato. Di conseguenza, secondo il Tribunale, il lavoro di traduzione non poteva essere considerato così complesso da giustificare il compenso richiesto. Sebbene la perita fosse stata scelta per le sue specifiche e rare competenze linguistiche, la natura delle conversazioni non presentava difficoltà tali da richiedere un impegno temporale superiore a quello stimato nel primo decreto di liquidazione. Il numero di vacazioni riconosciute è stato quindi ritenuto congruo e rispettoso del criterio normativo del tempo strettamente necessario.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio cruciale per tutti gli ausiliari del magistrato: la liquidazione del compenso non è un processo automatico basato sulle ore dichiarate. Il giudice ha il potere e il dovere di valutare la natura dell’incarico in modo qualitativo. Il volume del lavoro è solo uno degli elementi; la complessità effettiva, la specificità tecnica e la difficoltà intrinseca del compito sono fattori determinanti. Per un compenso perito traduttore ritenuto equo, è fondamentale che la richiesta sia supportata non solo dalla quantità, ma anche da una chiara dimostrazione della complessità qualitativa del lavoro svolto.

Come si calcola il compenso per un perito traduttore?
La sentenza chiarisce che il compenso si calcola in base al sistema delle “vacazioni” (unità di due ore), considerando il tempo strettamente necessario per l’espletamento dell’incarico, e non le ore totali effettivamente impiegate o le proroghe ottenute.

La complessità dell’incarico garantisce sempre un aumento significativo del compenso?
No. Il giudice valuta la complessità in concreto. Anche di fronte a un lavoro voluminoso (in questo caso, 1.500 pagine di trascrizioni), se il contenuto delle traduzioni è ritenuto semplice e non particolarmente articolato, l’aumento per la complessità può essere limitato e il compenso finale inferiore alle aspettative del perito.

Una sentenza della Corte Costituzionale che modifica i criteri di compenso ha effetto retroattivo?
Di norma, no. Le sentenze di illegittimità costituzionale hanno efficacia “ex nunc”, ovvero dal giorno successivo alla loro pubblicazione. Pertanto, non si applicano ai rapporti giuridici già esauriti o a decisioni, come un decreto di liquidazione, emesse prima che la nuova norma interpretativa entrasse in vigore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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