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Compenso patrocinio a spese dello Stato: la Cassazione

Un avvocato ha contestato la doppia riduzione (50% e 1/3) applicata al suo onorario per un’assistenza in regime di patrocinio a spese dello Stato. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la piena legittimità dell’applicazione sequenziale di entrambe le riduzioni. Ha tuttavia precisato che il compenso finale non può scendere al di sotto dei minimi tariffari, un limite che nel caso specifico è stato rispettato, rendendo la liquidazione adeguata e non lesiva del decoro professionale.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Patrocinio a Spese dello Stato: Legittima la Doppia Riduzione

La determinazione del compenso per il patrocinio a spese dello Stato è da sempre un tema delicato, che bilancia il diritto alla difesa per i non abbienti e la giusta remunerazione per la professione forense. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la legittimità della doppia riduzione applicata agli onorari degli avvocati. Analizziamo questa importante decisione per capire come si calcola la parcella in questi casi e quali sono i limiti invalicabili.

I Fatti del Caso

Un avvocato aveva assistito un cliente ammesso al patrocinio a spese dello Stato in un processo penale d’appello. Al termine del giudizio, la Corte d’Appello liquidava il suo compenso applicando una doppia riduzione: prima un abbattimento del 50% sui valori medi tariffari e, sul risultato, un’ulteriore decurtazione di 1/3, come previsto dalla normativa per il contenimento della spesa pubblica.

Ritenendo la liquidazione eccessivamente penalizzante, il legale proponeva opposizione. La Corte d’Appello, pur accogliendo parzialmente l’istanza, confermava il principio della doppia riduzione, correggendo solo il riferimento normativo e riconoscendo il pregio dell’attività svolta. In particolare, il giudice aumentava del 40% i valori tariffari medi di partenza prima di applicare le due riduzioni, liquidando una somma finale di € 1.260,00. Insoddisfatto, l’avvocato ricorreva in Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorrente basava la sua impugnazione su due motivi principali:
1. Violazione di legge: Sosteneva che l’introduzione della riduzione di 1/3 (prevista dalla Legge di Stabilità 2014) fosse incompatibile con la precedente riduzione del 50%, e che quindi non si potesse applicare una doppia decurtazione.
2. Compenso simbolico: Lamentava che l’importo finale fosse meramente simbolico e lesivo del decoro della professione di avvocato, in violazione dei principi costituzionali sulla giusta retribuzione.

La Decisione della Suprema Corte sul compenso patrocinio a spese dello Stato

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, definendolo manifestamente infondato. Con la sua ordinanza, ha consolidato l’orientamento giurisprudenziale in materia, chiarendo in modo definitivo i criteri per la liquidazione del compenso per il patrocinio a spese dello Stato.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha smontato entrambe le argomentazioni del ricorrente con precise motivazioni giuridiche.

In primo luogo, ha confermato la piena compatibilità tra le due riduzioni. La prima, prevista dall’art. 12, comma 2, del D.M. n. 55/2014, consente di ridurre i compensi fino al 50% rispetto ai valori medi. La seconda, introdotta dall’art. 106 bis del D.P.R. 115/2002, impone un’ulteriore decurtazione fissa di 1/3 per esigenze di contenimento della spesa pubblica. Secondo la Corte, si tratta di due norme che operano su piani diversi e che devono essere applicate in sequenza. La giurisprudenza sul punto è ormai consolidata: le due riduzioni non si escludono a vicenda.

In secondo luogo, la Corte ha respinto la doglianza relativa al compenso ‘simbolico’. Ha evidenziato un principio fondamentale: la liquidazione, pur soggetta a riduzioni, non può mai scendere al di sotto dei minimi tariffari (corrispondenti alla metà dei valori medi). Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva agito correttamente: prima aveva aumentato del 40% la base di calcolo per il pregio dell’attività difensiva, e solo successivamente aveva applicato le riduzioni. L’importo finale liquidato (€ 1.260,00) risultava superiore al minimo tariffario calcolato per le prestazioni svolte (€ 1.230,00). Di conseguenza, il compenso non poteva essere considerato lesivo del decoro professionale.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione riafferma con chiarezza i seguenti principi per la liquidazione del compenso per il patrocinio a spese dello Stato:
1. Doppia Riduzione: È legittima l’applicazione in sequenza della riduzione fino al 50% sui valori medi e dell’ulteriore decurtazione di 1/3.
2. Limite dei Minimi Tariffari: L’importo finale liquidato non può mai essere inferiore ai minimi tariffari previsti per la prestazione.
3. Riconoscimento del Pregio: Il giudice può aumentare la base di calcolo prima delle riduzioni per tener conto della qualità e complessità dell’attività svolta dall’avvocato.

Questa decisione fornisce un quadro normativo stabile e prevedibile per gli avvocati che assistono clienti ammessi al gratuito patrocinio, bilanciando le esigenze di finanza pubblica con la tutela della dignità professionale.

È legittimo applicare una doppia riduzione al compenso dell’avvocato in caso di patrocinio a spese dello Stato?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è legittimo applicare in sequenza sia la riduzione fino alla metà dei valori medi tariffari (ex art. 12, c. 2, D.M. 55/2014), sia l’ulteriore decurtazione di un terzo prevista dalla legge di stabilità del 2014 (art. 106 bis D.P.R. 115/2002).

Il compenso liquidato può scendere al di sotto dei minimi tariffari?
No, la liquidazione, anche dopo l’applicazione delle riduzioni, non può scendere al di sotto della metà della misura media della tariffa applicabile, che corrisponde ai minimi tariffari. In caso contrario, risulterebbe lesiva del decoro della professione di avvocato.

Il giudice può aumentare il valore tariffario di base prima di applicare le riduzioni?
Sì, il giudice può riconoscere il pregio dell’attività svolta dall’avvocato e aumentare i valori medi della tariffa (nel caso di specie del 40%) prima di procedere all’applicazione delle due riduzioni previste per il patrocinio a spese dello Stato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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