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Compenso patrocinio a spese dello Stato: competenza

La Corte di Cassazione interviene su un conflitto di giurisdizione riguardo la liquidazione del compenso per patrocinio a spese dello Stato. Viene stabilito che la competenza è funzionale e spetta al giudice del procedimento originario. L’unico rimedio contro il diniego o l’omissione di liquidazione è quello previsto dall’art. 170 D.P.R. 115/2002, escludendo la possibilità di avviare un’azione ordinaria separata.

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Pubblicato il 16 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Patrocinio a Spese dello Stato: la Competenza è Sempre del Giudice del Procedimento

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su un’importante questione procedurale: la determinazione del giudice competente per la liquidazione del compenso patrocinio a spese dello Stato. La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: la competenza a decidere sull’istanza di liquidazione del difensore è di natura funzionale e spetta inderogabilmente al giudice che ha trattato la causa in cui è stata prestata l’attività professionale.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una richiesta di liquidazione dei compensi professionali avanzata da un avvocato per l’attività svolta in un giudizio di appello per conto di due clienti ammesse al patrocinio a spese dello Stato. La Corte d’Appello, tuttavia, aveva dichiarato inammissibile l’istanza perché presentata dopo la sentenza che definiva quel grado di giudizio.

Di fronte a questo diniego, il legale intraprendeva un percorso giudiziario complesso. Prima tentava un ricorso ex art. 702 bis c.p.c. dinanzi al Tribunale, che veniva rigettato. Successivamente, proponeva appello, anch’esso dichiarato inammissibile. Infine, avviava una nuova azione autonoma sempre dinanzi al Tribunale per ottenere il pagamento delle proprie competenze.

Il Tribunale, investito della questione, si dichiarava incompetente, indicando come foro competente la Corte d’Appello che aveva gestito il procedimento originario. La Corte d’Appello, a sua volta, non concordando con tale decisione, sollevava d’ufficio un regolamento di competenza dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’azione intrapresa dal legale, essendo un procedimento ordinario, radicava la competenza presso il Tribunale.

La Decisione della Cassazione sulla Competenza per il Compenso Patrocinio a Spese dello Stato

La Corte di Cassazione ha risolto il conflitto dichiarando infondato, e quindi inammissibile, il regolamento di competenza sollevato dalla Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato, essenziale per la tutela dei difensori che assistono clienti con il gratuito patrocinio.

Le Motivazioni

La Corte ha stabilito che l’unico strumento a disposizione del difensore per contestare il mancato riconoscimento del proprio compenso, sia in caso di diniego esplicito sia in caso di semplice omissione, è il rimedio speciale previsto dall’art. 170 del D.P.R. n. 115/2002. Questa norma richiama il rito semplificato di cognizione disciplinato dall’art. 15 del D.Lgs. n. 150/2011.

Il punto cruciale della decisione risiede nella natura della competenza. La Cassazione ha affermato che la competenza a decidere sulla liquidazione del compenso patrocinio a spese dello Stato è di carattere funzionale. Ciò significa che essa è attribuita inderogabilmente al capo dell’ufficio giudiziario cui appartiene il magistrato che ha emesso il provvedimento impugnato o che ha gestito la fase processuale per cui si chiede il compenso. Non è possibile, quindi, avviare un’azione autonoma e ordinaria presso un altro giudice, come il Tribunale in primo grado, per ottenere ciò che è stato negato nel procedimento originario.

L’omessa adozione di un provvedimento di liquidazione, sottolinea la Corte, deve essere equiparata a un diniego. Di conseguenza, anche in caso di silenzio da parte del giudice, il difensore deve utilizzare lo strumento specifico previsto dall’art. 170, e non cercare vie alternative.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta, precludendo percorsi processuali alternativi che potrebbero generare incertezza e conflitti di competenza. Il principio della competenza funzionale garantisce che sia lo stesso ufficio giudiziario che ha avuto conoscenza diretta del lavoro svolto dal difensore a provvedere alla liquidazione. Questa decisione rafforza la tutela dei legali che operano nell’ambito del patrocinio a spese dello Stato, fornendo un’indicazione procedurale chiara e inequivocabile per il recupero dei loro crediti professionali.

Qual è lo strumento corretto per contestare il diniego di liquidazione del compenso per il patrocinio a spese dello Stato?
L’unico strumento esperibile è il rimedio previsto dall’art. 170 del D.P.R. n. 115 del 2002, che si svolge secondo il rito semplificato di cognizione. Non è possibile intentare un’azione ordinaria separata.

Chi è il giudice competente a decidere sull’istanza di liquidazione dei compensi?
La competenza è di carattere funzionale e spetta al capo dell’ufficio giudiziario a cui appartiene il magistrato che ha gestito il procedimento in cui il difensore ha svolto la sua attività. In pratica, è lo stesso giudice del procedimento originario a dover decidere.

L’omessa pronuncia sull’istanza di liquidazione del compenso equivale a un rigetto?
Sì, la Corte di Cassazione chiarisce che l’omessa adozione di un provvedimento di accoglimento o rigetto sull’istanza di liquidazione va equiparata a un diniego, contro il quale è possibile utilizzare il medesimo rimedio previsto dall’art. 170 D.P.R. 115/2002.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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