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Compenso ore eccedenti: quando è dovuto al medico?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso ore eccedenti spetta a un dirigente medico anche in presenza di un’autorizzazione “implicita” da parte dell’azienda sanitaria. Il caso riguardava un medico che, unico operante in una struttura, aveva accumulato numerose ore di straordinario per garantire il servizio. L’azienda sanitaria si opponeva al pagamento per mancanza di un’autorizzazione formale. La Corte ha rigettato il ricorso dell’azienda, confermando le decisioni dei giudici di merito e valorizzando la necessità delle prestazioni e la consapevolezza della dirigenza, elementi sufficienti a configurare un’autorizzazione valida.

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Pubblicato il 8 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso ore eccedenti: sì al pagamento anche con autorizzazione implicita

Il diritto al compenso ore eccedenti per i dirigenti medici del Servizio Sanitario Nazionale è un tema complesso, spesso al centro di contenziosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali, affermando che il pagamento è dovuto anche quando l’autorizzazione dell’azienda non è formale e scritta, ma “quantomeno implicita”. Questa decisione tutela i professionisti che, per garantire la continuità e la qualità del servizio, si trovano a superare il debito orario istituzionale.

I fatti del caso: un dirigente medico e il diritto al compenso per ore eccedenti

Un dirigente medico, responsabile e unico operatore presso l’Hospice di un’Azienda Sanitaria Locale, aveva citato in giudizio l’ente per ottenere il pagamento di una cospicua somma a titolo di compenso per le ore di lavoro prestate in eccedenza rispetto all’orario contrattuale in un periodo di circa due anni. A sostegno della sua richiesta, evidenziava come tale surplus lavorativo fosse indispensabile per l’espletamento dei servizi aziendali, in particolare per la terapia del dolore e le cure palliative.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano dato ragione al medico, condannando l’Azienda Sanitaria al pagamento delle somme richieste. I giudici di merito avevano ritenuto che, dall’esame della documentazione, emergesse chiaramente un’autorizzazione, seppur implicita, da parte dell’azienda. Quest’ultima, infatti, era pienamente a conoscenza dei gravosi compiti svolti dal medico e della necessità di quelle ore aggiuntive, come dimostrato anche da una nota del Direttore Sanitario che segnalava le difficoltà operative del professionista.

La decisione della Corte di Cassazione e il principio dell’autorizzazione implicita

L’Azienda Sanitaria ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando principalmente la violazione delle norme contrattuali e di legge che richiederebbero una preventiva autorizzazione amministrativa per lo svolgimento e la retribuzione del lavoro straordinario. A suo dire, i giudici precedenti avevano erroneamente riconosciuto il diritto del medico “senza far riferimento ad una prova”.

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendo le motivazioni infondate. Il punto centrale del decisum della Corte territoriale, con cui i motivi di ricorso non si confrontavano adeguatamente, era proprio il riconoscimento di una autorizzazione “quantomeno implicita”. Tale autorizzazione emergeva chiaramente dalla documentazione prodotta, in particolare dalla nota del Direttore Sanitario che attestava la situazione critica e la necessità del lavoro extra svolto dal dirigente medico.

Le motivazioni: quando il compenso ore eccedenti è legittimo?

La Corte ha colto l’occasione per ribadire i principi che regolano il lavoro straordinario nella dirigenza medica. La regola generale è quella dell’onnicomprensività della retribuzione: lo stipendio del dirigente remunera tutte le funzioni e i compiti attribuiti. Il compenso per lavoro straordinario rappresenta un’eccezione.

Tuttavia, questa eccezione è prevista e disciplinata. La contrattazione collettiva ammette la possibilità di retribuire prestazioni aggiuntive in casi specifici, come quelli legati a esigenze eccezionali e temporanee per ridurre le liste d’attesa o sopperire a carenze di organico (art. 55 c.c.n.l. 8 giugno 2000). In questi casi, è necessaria un’autorizzazione del datore di lavoro, ma la Corte chiarisce che tale autorizzazione non deve essere necessariamente formale e preventiva.

Nel caso specifico, le prestazioni del medico rientravano proprio in questa casistica: erano state rese per far fronte a una necessità di servizio eccezionale e temporanea. L’azienda non aveva mai contestato la necessità di tale superamento dell’orario, ma solo la mancanza di una “rituale autorizzazione”. Secondo la Cassazione, la consapevolezza e la mancata opposizione da parte dell’azienda, unite all’evidente necessità del servizio, integrano i requisiti di un’autorizzazione implicita, sufficiente a fondare il diritto al compenso.

Le conclusioni: implicazioni pratiche per dirigenti medici e aziende sanitarie

Questa pronuncia ha importanti implicazioni. Per i dirigenti medici, rafforza la tutela del diritto alla retribuzione per il lavoro effettivamente svolto oltre l’orario, anche quando l’amministrazione è stata inerte nel formalizzare un’autorizzazione. Per le aziende sanitarie, costituisce un monito: non possono beneficiare di prestazioni lavorative extra, indispensabili per il funzionamento dei servizi, e poi negarne il compenso trincerandosi dietro un formalismo burocratico. La consapevolezza della necessità e l’accettazione di fatto dello straordinario equivalgono a un’autorizzazione, con tutte le conseguenze economiche che ne derivano.

È sempre necessaria un’autorizzazione scritta e formale per il pagamento del lavoro straordinario a un dirigente medico?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che un’autorizzazione può essere anche “quantomeno implicita”, ossia desumibile da fatti concludenti come la piena consapevolezza da parte dell’azienda della necessità delle ore aggiuntive per garantire il servizio e la mancata opposizione allo svolgimento delle stesse.

Il compenso ore eccedenti rientra nella normale retribuzione di un dirigente medico?
Di regola, no. Per la dirigenza medica vige il principio di onnicomprensività della retribuzione, che copre tutte le funzioni assegnate. Il compenso per ore eccedenti è un’eccezione, prevista solo per specifiche prestazioni aggiuntive (es. per far fronte a esigenze eccezionali e temporanee) e condizionata a un’autorizzazione, che può essere anche implicita.

Cosa deve contestare un’azienda sanitaria per non pagare le ore eccedenti a un medico?
Non è sufficiente negare l’esistenza di un’autorizzazione formale. L’azienda, per opporsi legittimamente alla richiesta, dovrebbe contestare il presupposto stesso della prestazione, ovvero che il superamento dell’orario di lavoro non fosse reso necessario da esigenze di servizio eccezionali e temporanee.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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