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Compenso OCC: No al super privilegio nel sovraindebitamento

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6865/2025, ha stabilito che il compenso OCC (Organismo di Composizione della Crisi) nelle procedure di sovraindebitamento, pur essendo un credito prededucibile, non gode del ‘super privilegio’ che gli consentirebbe di essere pagato prima dei creditori garantiti (es. banche con ipoteca) sui beni oggetto della garanzia. La Corte ha chiarito che le spese del gestore della crisi non sono ‘uscite di carattere generale’ sostenute nell’interesse di tutti i creditori, respingendo l’applicazione analogica delle norme previste in ambito fallimentare.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Fallimentare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso OCC: la Cassazione nega il super privilegio sui beni garantiti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 6865/2025) ha affrontato una questione cruciale nelle procedure di sovraindebitamento: la natura e il grado di privilegio del compenso OCC. La Corte ha stabilito che, sebbene le spese per il gestore della crisi siano prededucibili, esse non possono essere soddisfatte in via prioritaria sui ricavi della vendita di beni ipotecati o pignorati, a discapito dei creditori garantiti. Questa decisione delinea un confine netto tra le procedure di sovraindebitamento e le norme fallimentari tradizionali.

I Fatti del Caso

Un Organismo di Composizione della Crisi (OCC) aveva assistito un debitore nella procedura di liquidazione del patrimonio prevista dalla legge sul sovraindebitamento. L’OCC ha richiesto che il proprio compenso fosse pagato con assoluta priorità, anche rispetto ai creditori titolari di ipoteca, facendo leva su un’interpretazione analogica delle norme fallimentari (in particolare l’art. 111-ter l. fall.).
Il Tribunale di merito aveva riconosciuto il credito dell’OCC come prededucibile, ma aveva negato questa ‘super-priorità’, collocandolo dopo i creditori con privilegi speciali. L’OCC ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il proprio ruolo fosse essenziale per l’avvio e la gestione della procedura e che, pertanto, il compenso dovesse essere qualificato come spesa della procedura da soddisfare prima di chiunque altro.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’OCC, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno chiarito che le norme che attribuiscono un privilegio eccezionale, come quelle invocate dall’OCC, non possono essere applicate per analogia al di fuori dei casi espressamente previsti. La disciplina del sovraindebitamento, pur facendo parte del più ampio sistema concorsuale, è un corpus normativo autonomo e specifico.

Le Motivazioni della Decisione

Il ragionamento della Corte si fonda su due pilastri fondamentali.

Il compenso OCC non è una spesa generale della procedura

Il punto centrale della motivazione risiede nella qualificazione delle spese dell’OCC. La Corte ha stabilito che queste non rientrano nelle ‘uscite di carattere generale della procedura sostenute nell’interesse di tutti i creditori’. Il cosiddetto super privilegio previsto dalla legge fallimentare si applica solo a quelle spese che beneficiano la massa dei creditori nel suo complesso, come ad esempio i costi per l’amministrazione e la conservazione dei beni dell’attivo. Il compenso del gestore della crisi, invece, è legato a una prestazione professionale che, sebbene necessaria per la procedura, non può essere parificata a una spesa sostenuta nell’interesse comune di tutti i creditori, inclusi quelli garantiti che hanno un diritto specifico su un determinato bene. Di conseguenza, tali spese non possono essere ripartite proporzionalmente sul ricavato dei beni oggetto di ipoteca o pegno, andando a intaccare il diritto del creditore garantito.

Inapplicabilità analogica delle norme fallimentari

La Corte ha inoltre ribadito che la normativa sul sovraindebitamento (L. 3/2012) costituisce un sistema organico e strutturato che non contiene un richiamo diretto all’art. 111-ter della legge fallimentare. Tale norma, che consente di anteporre le spese generali della procedura ai crediti garantiti, ha carattere eccezionale. Le norme eccezionali non sono suscettibili di applicazione analogica. Il legislatore, nel disciplinare il sovraindebitamento, ha scelto di non replicare tale meccanismo, e questa scelta non può essere superata tramite un’interpretazione estensiva o analogica da parte del giudice. Pertanto, il credito dell’OCC, pur essendo prededucibile, deve essere soddisfatto dopo i creditori privilegiati speciali, in linea con quanto previsto dall’art. 14-duodecies della L. 3/2012.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio: nella liquidazione del patrimonio da sovraindebitamento, la tutela dei creditori garantiti prevale sulla pretesa dell’OCC di ottenere un pagamento prioritario dal ricavato dei beni vincolati. La decisione chiarisce che il compenso OCC è sì un credito privilegiato e prededucibile, ma non gode di quella ‘super-prededuzione’ che gli consentirebbe di scavalcare le garanzie reali. Per i professionisti e gli organismi che operano nel settore, ciò significa che il loro compenso sarà soddisfatto con i fondi disponibili solo dopo che i creditori con ipoteca o pegno avranno realizzato il loro credito sui beni specifici. Si tratta di una precisazione fondamentale per la corretta gestione e previsione dei flussi di pagamento all’interno delle procedure di composizione della crisi.

Il compenso dell’Organismo di Composizione della Crisi (OCC) ha sempre la priorità assoluta su tutti gli altri crediti?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il compenso dell’OCC è un credito prededucibile ma non gode di una ‘super-priorità’. Non può essere pagato prima dei creditori garantiti (es. con ipoteca) utilizzando i proventi della vendita dei beni oggetto di tale garanzia.

Perché le spese dell’OCC non sono state considerate ‘spese generali’ nell’interesse di tutti i creditori?
Perché la prestazione del gestore della crisi, pur essendo fondamentale per la procedura, non è qualificabile come una spesa sostenuta per l’amministrazione e la conservazione dei beni nell’interesse indistinto di tutta la massa dei creditori, inclusi quelli garantiti. Pertanto, il suo costo non può gravare proporzionalmente sul ricavato dei beni vincolati a garanzia di specifici creditori.

È possibile applicare per analogia le norme della legge fallimentare alle procedure di sovraindebitamento?
In generale, no, soprattutto per le norme di carattere eccezionale. La Corte ha stabilito che la normativa sul sovraindebitamento è un sistema autonomo e che la regola sul ‘super privilegio’ delle spese procedurali (art. 111-ter l. fall.) non può essere estesa per analogia, poiché il legislatore della L. 3/2012 ha scelto di non prevederla.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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