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Compenso lavoro straordinario: la prova dell’autorizzazione

La Corte di Cassazione conferma che il diritto al compenso per lavoro straordinario di un dipendente pubblico è subordinato a una preventiva e specifica autorizzazione da parte dell’amministrazione. In una recente ordinanza, è stato ribadito che l’onere di provare tale autorizzazione ricade interamente sul lavoratore, e la sua assenza costituisce un elemento impeditivo del diritto al pagamento. Il caso riguardava una funzionaria che aveva richiesto il pagamento di ore extra svolte durante un’emergenza, ma la sua domanda è stata respinta per mancanza di prova dell’autorizzazione formale.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Lavoro Straordinario nel Pubblico Impiego: Senza Autorizzazione Niente Paga

Nel settore del pubblico impiego, la questione del compenso lavoro straordinario è spesso fonte di contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per avere diritto al pagamento delle ore di lavoro eccedenti l’orario contrattuale, il dipendente pubblico deve dimostrare di aver ricevuto una specifica e preventiva autorizzazione da parte dell’amministrazione. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa: Il Lavoro Extra Durante l’Emergenza

Una funzionaria direttivo-amministrativa di un’importante municipalità italiana chiedeva il pagamento di un compenso per le ore di lavoro straordinario prestate. La dipendente era stata assegnata a un ufficio speciale, creato per fronteggiare un’emergenza nel settore del traffico e della mobilità. Sosteneva di aver lavorato quotidianamente ben oltre l’orario contrattuale previsto (8 ore e 40 minuti contro le 7 ore e 15 minuti).

In primo grado, il Tribunale aveva accolto la sua domanda, condannando l’ente a pagare le somme richieste. Tuttavia, la Corte di Appello ha ribaltato la decisione, ritenendo che mancasse la prova di un elemento essenziale: l’autorizzazione a svolgere il lavoro straordinario.

La Decisione dei Giudici: Il Principio dell’Autorizzazione e il compenso lavoro straordinario

La lavoratrice ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali: l’errata valutazione delle prove documentali, che a suo dire dimostravano l’autorizzazione, e la violazione delle norme sulla non contestazione, poiché l’amministrazione non si era costituita nel giudizio di primo grado.

L’Orientamento della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello e ribadendo principi consolidati in materia. I giudici hanno chiarito che il diritto al compenso lavoro straordinario nel pubblico impiego non sorge automaticamente per il solo fatto di aver lavorato oltre l’orario.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché l’Autorizzazione è un Requisito Indispensabile

La Corte ha spiegato che la necessità di una autorizzazione preventiva non è un mero cavillo burocratico, ma risponde a precise esigenze di interesse pubblico e di controllo della spesa. L’amministrazione deve poter valutare in anticipo se le prestazioni aggiuntive siano effettivamente necessarie per il perseguimento dei fini istituzionali e se siano compatibili con le risorse di bilancio disponibili.

L’autorizzazione è, quindi, un elemento costitutivo del diritto al compenso. Questo significa che la sua esistenza deve essere provata da chi richiede il pagamento, ovvero il lavoratore. La mancanza di questa prova determina il rigetto della domanda, indipendentemente dal fatto che la prestazione lavorativa sia stata effettivamente svolta.

La Corte ha anche precisato che spetta al giudice di merito valutare le prove e l’eventuale condotta di non contestazione della controparte. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto che la normativa di emergenza conferisse al Commissario delegato solo una facoltà, e non un obbligo, di autorizzare gli straordinari, e che la lavoratrice non avesse fornito alcuna prova di una specifica autorizzazione in suo favore.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche per i Dipendenti Pubblici

Questa ordinanza serve da monito per tutti i dipendenti pubblici. Chi si trova a svolgere ore di lavoro eccedenti l’orario contrattuale, anche in situazioni di particolare urgenza o necessità, deve assicurarsi di avere una formale e preventiva autorizzazione scritta. Affidarsi a consuetudini o a richieste verbali non è sufficiente per garantirsi il diritto al compenso lavoro straordinario. L’onere della prova grava interamente sul lavoratore, e la sua assenza può comportare la perdita del diritto al pagamento, anche se il lavoro extra è stato effettivamente prestato.

Un dipendente pubblico ha sempre diritto al compenso per il lavoro straordinario svolto?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il diritto al compenso per lavoro straordinario nel pubblico impiego non è automatico. Esso sorge solo se la prestazione è stata preventivamente autorizzata dall’amministrazione.

Chi deve provare l’esistenza dell’autorizzazione per il lavoro straordinario?
L’onere della prova ricade interamente sul dipendente che richiede il pagamento. È il lavoratore a dover dimostrare in giudizio di aver ricevuto una specifica autorizzazione formale per svolgere le ore di lavoro extra.

La mancata contestazione da parte dell’amministrazione (ad esempio, se è contumace) equivale a un’ammissione che il lavoro straordinario era autorizzato?
No, non necessariamente. La Corte chiarisce che spetta al giudice di merito valutare l’esistenza e il valore di una condotta di non contestazione. La mancanza di autorizzazione è un elemento costitutivo del diritto che deve essere provato dal lavoratore, e la semplice assenza dell’amministrazione dal processo non è di per sé sufficiente a superare questo onere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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