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Compenso Lavoro Straordinario: Il Consenso del Datore

La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso lavoro straordinario per un dipendente di un ente pubblico è dovuto se prestato con il consenso, anche implicito, del datore di lavoro. Nel caso di specie, un operaio forestale si è visto riconoscere il diritto al pagamento delle ore extra, nonostante l’ente datore di lavoro sostenesse la necessità di autorizzazioni formali e sistemi automatici di rilevazione presenze. La Corte ha dato prevalenza al diritto alla retribuzione per il lavoro effettivamente svolto, basandosi sulle stesse presenze fornite dall’ente.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Lavoro Straordinario nel Pubblico Impiego: Il Consenso del Datore Supera la Burocrazia

Il riconoscimento del compenso lavoro straordinario nel settore pubblico rappresenta spesso un terreno minato, costellato di requisiti formali e vincoli di spesa. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il diritto del lavoratore alla retribuzione per il lavoro effettivamente svolto prevale sui meri formalismi, a condizione che la prestazione sia avvenuta con il consenso, anche implicito, del datore di lavoro. Analizziamo questa importante decisione per comprenderne le implicazioni pratiche.

Il Caso: L’Operaio Forestale e le Ore Straordinarie Non Pagate

Un operaio forestale, dipendente di un’agenzia regionale, ha richiesto il pagamento delle ore di lavoro straordinario prestate continuativamente a partire da aprile 2016. Tali ore extra erano state svolte in ottemperanza a un ordine di servizio che stabiliva turni di lavoro specifici e, fino a marzo 2016, erano state regolarmente retribuite. Successivamente, l’ente ha interrotto i pagamenti.

L’agenzia si è difesa sostenendo che, in quanto ente pubblico non economico, fosse soggetta a norme imperative che richiedono una preventiva autorizzazione formale per il lavoro straordinario e l’obbligo di utilizzare sistemi di rilevazione automatica delle presenze, condizioni che a suo dire non erano state rispettate.

I giudici di primo e secondo grado hanno dato ragione al lavoratore, condannando l’ente al pagamento. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il Compenso Lavoro Straordinario e le Regole del Pubblico Impiego

La difesa dell’ente pubblico si basava su due pilastri principali:
1. La natura pubblica dell’ente: secondo l’agenzia, la sua natura pubblica imponeva l’applicazione del D.Lgs. 165/2001, che prevede un obbligo di autorizzazione preventiva e formale per lo straordinario, al fine di controllare la spesa pubblica.
2. L’assenza di sistemi automatici di rilevazione: L’ente ha invocato l’art. 3, comma 83, della legge n. 244 del 2007, che vieta alle pubbliche amministrazioni di erogare compensi per straordinario senza l’attivazione di sistemi di rilevazione automatica delle presenze.

Secondo l’ente, l’applicazione del contratto collettivo del settore privato (forestali) non poteva derogare a queste norme imperative di diritto pubblico.

La Decisione della Corte di Cassazione: Il Valore del Consenso Datoriale

La Corte di Cassazione, pur correggendo parzialmente la motivazione della sentenza d’appello, ha rigettato il ricorso dell’ente. I giudici supremi hanno chiarito che, nel contesto del lavoro pubblico contrattualizzato, il diritto al compenso per lo straordinario è sì subordinato all’autorizzazione dell’amministrazione, ma tale autorizzazione non deve essere necessariamente formale e preventiva.

Le Motivazioni

La Corte ha fondato il suo ragionamento su un’interpretazione evolutiva della giurisprudenza, in linea con i principi costituzionali. In primo luogo, ha stabilito che l’autorizzazione può essere anche implicita e desumersi da fatti concludenti. È sufficiente che la prestazione sia stata resa in modo coerente con la volontà del datore di lavoro o di chi ha il potere di organizzarla. Nel caso specifico, l’ente non solo era a conoscenza dello straordinario, ma lo aveva di fatto istituzionalizzato tramite un ordine di servizio e ne aveva prova diretta, avendo prodotto in giudizio gli stessi fogli di presenza che lo attestavano. Questo comportamento è stato ritenuto una chiara manifestazione del consenso datoriale.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che negare il pagamento per un lavoro effettivamente svolto e accettato dall’amministrazione violerebbe l’art. 36 della Costituzione, che sancisce il diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro. Il principio della retribuzione per la prestazione di fatto (art. 2126 c.c.) trova applicazione anche nel pubblico impiego contrattualizzato.

Infine, riguardo all’assenza dei sistemi di rilevazione automatica, i giudici hanno chiarito che questa norma non costituisce un ostacolo insormontabile al pagamento. Il riconoscimento del diritto al compenso è condizionato unicamente dal consenso datoriale, comunque espresso. La violazione delle norme sulla spesa pubblica o sull’organizzazione del lavoro può comportare una responsabilità per i funzionari, ma non può tradursi in un danno ingiusto per il lavoratore che ha legittimamente prestato la sua opera.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un importante principio di giustizia sostanziale: la burocrazia e i formalismi non possono essere usati come uno scudo per negare il giusto compenso a un lavoratore. Per le pubbliche amministrazioni, il messaggio è chiaro: non è possibile richiedere o accettare prestazioni lavorative extra e poi rifiutarsi di pagarle appellandosi a proprie mancanze procedurali. Per i lavoratori, la sentenza offre una tutela rafforzata, ancorando il diritto alla retribuzione alla prova del consenso del datore di lavoro, che può essere dimostrato anche attraverso ordini di servizio, turnazioni consolidate o la mancata contestazione delle ore lavorate.

È sempre necessaria un’autorizzazione scritta e formale per il pagamento del lavoro straordinario nel pubblico impiego?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’autorizzazione può essere anche implicita e si considera esistente quando la prestazione è resa in modo coerente con la volontà del datore di lavoro, come nel caso di turni stabiliti da un ordine di servizio.

L’assenza di sistemi di rilevazione automatica delle presenze impedisce il pagamento dello straordinario a un dipendente pubblico?
No. Secondo la Corte, il diritto al compenso per lavoro straordinario è condizionato unicamente dal consenso del datore di lavoro. L’eventuale mancato rispetto della norma sull’uso di sistemi automatici non può pregiudicare il diritto del lavoratore alla retribuzione per l’attività effettivamente svolta.

Può un ente pubblico evitare di pagare lo straordinario invocando le norme del settore pubblico, pur applicando un contratto collettivo privato?
No. La Corte ha stabilito che il rapporto di lavoro, seppur definito ‘pubblico contrattualizzato’, deve rispettare principi fondamentali come il diritto a una giusta retribuzione (art. 36 Cost.). L’ente non può usare la sua natura pubblica per negare il pagamento di un lavoro che ha di fatto richiesto o accettato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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