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Compenso lavoro straordinario: basta il consenso implicito

La Corte di Cassazione ha stabilito che un dipendente pubblico ha diritto al compenso per lavoro straordinario anche in assenza di un’autorizzazione formale, a condizione che la prestazione sia stata svolta con il consenso implicito del datore di lavoro. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso di un’ente pubblico che si opponeva al pagamento, sottolineando che il diritto alla retribuzione per il lavoro effettivamente svolto, basato sull’art. 2126 c.c., prevale sui vizi formali della richiesta.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Lavoro Straordinario: Sì Anche Senza Autorizzazione Formale

Il diritto al compenso lavoro straordinario nel settore pubblico è spesso oggetto di contenzioso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali, stabilendo che la retribuzione per le ore extra è dovuta anche in assenza di una formale autorizzazione, a patto che il datore di lavoro fosse a conoscenza e non si sia opposto alla prestazione. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Un dipendente di un’agenzia regionale, impiegato come operaio specializzato, ha richiesto al Tribunale il pagamento delle somme dovute a titolo di lavoro straordinario svolto per un determinato periodo. Secondo il lavoratore, un ordine di servizio aveva stabilito turni giornalieri di otto ore, di cui un’ora e mezza era da considerarsi straordinario. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione al dipendente, condannando l’ente pubblico al pagamento.

L’agenzia ha quindi presentato ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali:
1. La presunta indeterminatezza del ricorso originale del lavoratore.
2. La violazione delle norme sul pubblico impiego (D.Lgs. 165/2001) che richiederebbero una preventiva e formale autorizzazione per lo straordinario.
3. L’assenza di sistemi di rilevazione automatica delle presenze, ritenuti obbligatori per legge (L. 244/2007) per poter erogare compensi per straordinari.

L’Analisi della Corte e il Compenso Lavoro Straordinario

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’ente pubblico. I giudici hanno chiarito che, sebbene nel pubblico impiego contrattualizzato l’autorizzazione sia un elemento costitutivo del diritto al compenso per lo straordinario, questa può essere anche implicita. Non è necessario un atto formale e scritto, ma è sufficiente che la prestazione lavorativa extra sia stata resa con la consapevolezza e senza il divieto del datore di lavoro o di un suo preposto. Questo principio è riassunto nella formula latina non insciente o prohibente domino.

Il Ruolo dell’Art. 2126 del Codice Civile

Il fulcro della decisione risiede nell’applicazione dell’articolo 2126 del codice civile, che disciplina gli effetti del lavoro prestato di fatto. Secondo la Corte, questa norma prevale sulle regole formali relative ai vincoli di spesa della Pubblica Amministrazione. Quando un lavoro è stato effettivamente svolto in modo coerente con la volontà del datore di lavoro, esso deve essere retribuito. Questo principio tutela il lavoratore e trova fondamento in principi costituzionali come quello dell’equa retribuzione (art. 36 Cost.).

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha smontato le argomentazioni dell’ente ricorrente punto per punto.
In primo luogo, ha dichiarato inammissibile il motivo sulla nullità del ricorso originario, poiché l’ente non aveva contestato adeguatamente le rationes decidendi della sentenza d’appello.

In secondo luogo, ha ritenuto infondata la censura sulla necessità di autorizzazione formale. La Corte ha evidenziato che l’orientamento giurisprudenziale più recente integra le norme sul pubblico impiego con l’art. 2126 c.c. Il consenso del datore di lavoro, anche implicito, è l’unico elemento che condiziona il diritto al pagamento. Nel caso di specie, la presenza di un ordine di servizio che prevedeva esplicitamente ‘1,5 ore di straordinario’ al giorno costituiva una prova chiara di tale consenso.

Infine, per quanto riguarda l’assenza dei sistemi di rilevazione automatica delle presenze, la Corte ha stabilito che la norma che li prevede (art. 3, comma 83, della legge n. 244 del 2007) non è applicabile se tali sistemi non sono stati installati. Inoltre, il diritto del lavoratore al compenso non può essere subordinato a un’inadempienza dell’amministrazione. La prova della prestazione può essere fornita anche con altri mezzi, come testimoni.

Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio di giustizia sostanziale nel diritto del lavoro pubblico. Il compenso lavoro straordinario è un diritto fondamentale del lavoratore che non può essere negato per meri vizi formali o per inadempienze burocratiche dell’ente datore di lavoro. La decisione chiarisce che la volontà del datore di lavoro, anche se non espressa in un atto formale, è sufficiente a legittimare la richiesta di pagamento. L’eventuale violazione delle norme sulla spesa pubblica potrà comportare una responsabilità per i funzionari che hanno autorizzato o consentito lo straordinario, ma non può tradursi in un danno economico per il lavoratore che ha legittimamente prestato la sua opera.

È sempre necessaria un’autorizzazione formale per ottenere il compenso per il lavoro straordinario nel pubblico impiego?
No. Secondo la Corte di Cassazione, è sufficiente il consenso del datore di lavoro, che può essere anche implicito. Se la prestazione è stata eseguita con la consapevolezza e senza l’opposizione del datore di lavoro o di un suo preposto, il compenso è dovuto.

La mancanza di sistemi di rilevazione automatica delle presenze impedisce il pagamento dello straordinario?
No. Se l’amministrazione pubblica non ha installato i sistemi di rilevazione automatica delle presenze previsti dalla legge, tale inadempienza non può precludere il diritto del lavoratore al pagamento. La prestazione straordinaria può essere dimostrata con altri mezzi di prova, come testimoni.

Cosa succede se la richiesta di straordinario viola le norme sulla spesa pubblica?
Il lavoratore ha comunque diritto a essere pagato per il lavoro svolto. L’eventuale violazione delle norme sui limiti di spesa può comportare una responsabilità contabile per i funzionari che hanno autorizzato o consentito lo straordinario, ma non può ricadere sul dipendente che ha reso la prestazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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