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Compenso fase istruttoria: spetta anche senza esame testi

La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso per la fase istruttoria è dovuto all’avvocato in gratuito patrocinio anche se il processo penale si conclude per prescrizione prima dell’effettiva audizione dei testimoni. La mera attività preparatoria, come il deposito della lista testi e la loro citazione, è sufficiente per far scattare il diritto al compenso, in quanto rientra a pieno titolo nella definizione di fase istruttoria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Fase Istruttoria: Sì Anche Senza l’Esame dei Testimoni

Un’importante ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su una questione cruciale per gli avvocati: il diritto a percepire il compenso per la fase istruttoria anche quando il processo si conclude prematuramente. La Suprema Corte ha chiarito che l’attività preparatoria, come il deposito della lista testi, è sufficiente a giustificare il pagamento, indipendentemente dal fatto che i testimoni siano stati poi effettivamente ascoltati in aula. Questa decisione rafforza la tutela del lavoro del difensore, specialmente nell’ambito del gratuito patrocinio.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dall’opposizione di un avvocato al decreto di liquidazione dei propri compensi per l’attività svolta in un processo penale in regime di gratuito patrocinio. Il Tribunale aveva negato il pagamento per la fase istruttoria, motivando la decisione con il fatto che il processo si era concluso con una declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, dopo una serie di rinvii, senza che si fosse mai concretamente svolta l’istruttoria dibattimentale.

Secondo il giudice di merito, non essendoci stata l’escussione dei testimoni, la relativa fase processuale non poteva considerarsi avvenuta e, di conseguenza, il compenso non era dovuto. L’avvocato, ritenendo leso il proprio diritto, ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo di aver compiuto atti pienamente rientranti nella fase istruttoria, quali il deposito di una lista testimoniale e la citazione di due testi.

La Questione del Compenso per la Fase Istruttoria

Il punto centrale della controversia ruotava attorno all’interpretazione della nozione di “fase istruttoria” ai fini della liquidazione dei compensi professionali, disciplinata dal D.M. 55/2014. Il Tribunale aveva adottato una visione restrittiva, legando il compenso all’effettivo svolgimento dell’attività probatoria in dibattimento. L’avvocato ricorrente, al contrario, sosteneva una lettura più ampia, comprensiva anche delle attività meramente preparatorie e funzionali alla formazione della prova.

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi del difensore, cassando con rinvio l’ordinanza impugnata. La decisione si fonda su una precisa interpretazione dell’articolo 12, comma 3, del D.M. 55/2014, che definisce l’ambito delle attività ricomprese nella fase istruttoria.

Le Motivazioni della Sentenza

Nelle motivazioni, la Suprema Corte ha chiarito che la fase istruttoria non si esaurisce nella sola acquisizione materiale delle prove (come l’esame dei testi o l’acquisizione di documenti), ma include anche tutta l’attività preparatoria ad essa funzionale. Il testo normativo di riferimento è esplicito nel menzionare “le richieste, gli scritti, le partecipazioni o assistenze relative ad atti ed attività istruttorie procedimentali o processuali anche preliminari… comprese liste, citazioni e le relative notificazioni”.

Di conseguenza, il deposito della lista testimoniale e la citazione dei testi sono attività inequivocabilmente comprese nella fase istruttoria. Il fatto che il processo si sia interrotto prima della loro escussione a causa della prescrizione è irrilevante ai fini del diritto al compenso. L’attività è stata svolta e deve essere remunerata. Il Tribunale, escludendo tale compenso, ha errato nell’interpretazione e applicazione della norma, basandosi sull’erroneo presupposto che la fase non si fosse mai tenuta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riveste una notevole importanza pratica per la professione forense. Essa stabilisce un principio di diritto fondamentale: il compenso per una fase processuale è legato all’attività diligentemente svolta dal difensore, non all’esito del processo o al completamento di ogni singolo incombente di quella fase. Si valorizza così il lavoro preparatorio dell’avvocato, che richiede tempo, studio e risorse, indipendentemente dagli sviluppi successivi del procedimento.

La decisione offre una maggiore certezza ai legali, in particolare a coloro che operano con il gratuito patrocinio, garantendo che il loro lavoro preparatorio e strategico venga riconosciuto e retribuito, anche nei casi in cui eventi esterni, come la prescrizione del reato, impediscano il pieno svolgimento del dibattimento.

Un avvocato ha diritto al compenso per la fase istruttoria se i testimoni non vengono ascoltati a causa della prescrizione del reato?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il diritto al compenso sorge con lo svolgimento delle attività preparatorie, come il deposito della lista testi e la loro citazione, indipendentemente dal fatto che l’escussione avvenga effettivamente.

Quali attività rientrano nella ‘fase istruttoria’ ai fini del compenso legale?
Secondo l’art. 12 del D.M. 55/2014, la fase istruttoria include non solo l’assunzione delle prove, ma anche tutte le attività preparatorie e preliminari funzionali alla ricerca e formazione della prova, come la redazione di liste testimoniali, le citazioni, le notifiche e altri scritti difensivi.

L’esito del processo penale influisce sulla liquidazione dei compensi per l’attività svolta?
No, l’esito del processo, come in questo caso l’estinzione del reato per prescrizione, non può pregiudicare il diritto dell’avvocato a essere compensato per l’attività professionale che ha effettivamente e diligentemente svolto fino a quel momento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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