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Compenso fase istruttoria: quando spetta all’avvocato

La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso per la fase istruttoria è dovuto all’avvocato anche se non vengono svolte attività probatorie in senso stretto. È sufficiente la mera trattazione della causa, come la partecipazione a udienze o il deposito di memorie. La Suprema Corte ha cassato un’ordinanza di un Tribunale che aveva negato tale compenso a un legale, ritenendo erroneamente che la fase non fosse stata svolta. Il principio chiarisce che la dicitura ‘fase istruttoria e/o di trattazione’ comprende tutte le attività difensive tra la fase introduttiva e quella decisionale.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso fase istruttoria: quando è sempre dovuto all’avvocato?

Il compenso per la fase istruttoria è uno degli argomenti più dibattuti nella liquidazione delle parcelle legali. Un avvocato ha diritto a essere pagato per questa fase anche se non vengono assunte prove, sentiti testimoni o nominati consulenti tecnici? Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha fornito una risposta chiara e definitiva, ribadendo un principio fondamentale a tutela della professione forense.

I fatti di causa

Un avvocato si rivolgeva al Tribunale per ottenere la liquidazione del proprio compenso per l’attività difensiva svolta in un giudizio civile in favore di due ex clienti. Il Tribunale accoglieva solo in parte la richiesta, liquidando una somma complessiva ma escludendo totalmente il compenso per la fase istruttoria. La motivazione del giudice di merito era lapidaria: tale fase non era stata svolta.

Ritenendo la decisione ingiusta e lesiva dei propri diritti, il legale proponeva ricorso per Cassazione, lamentando la violazione delle norme che regolano i parametri per i compensi professionali (in particolare, il d.m. n. 55 del 2014). Secondo il ricorrente, il Tribunale aveva errato, poiché egli aveva partecipato a numerose udienze di trattazione e aveva esaminato i documenti prodotti dalla controparte, attività che rientrano a pieno titolo nella fase istruttoria.

La decisione della Cassazione sul compenso fase istruttoria

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, definendolo ‘manifestamente fondato’. I giudici hanno fornito una spiegazione dettagliata del perché il Tribunale avesse commesso un errore di diritto, offrendo un’interpretazione chiara e vincolante della normativa sui compensi.

Le motivazioni

Il fulcro della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 4, comma 5, del d.m. n. 55 del 2014. Questa norma suddivide l’attività dell’avvocato in quattro fasi: studio, introduzione, istruttoria e decisionale. La Corte ha sottolineato che la fase istruttoria non si esaurisce nell’assunzione di prove, ma comprende tutte le attività di trattazione della causa che si collocano tra l’inizio del giudizio e la precisazione delle conclusioni.

A conferma di ciò, le tabelle ministeriali allegate al decreto denominano questa fase ‘Fase istruttoria e/o di trattazione’. Questa dicitura, secondo la Cassazione, non è casuale. Implica che il compenso, previsto in misura unitaria, spetta all’avvocato a prescindere dall’effettivo svolgimento di attività puramente probatorie. È sufficiente che vi sia stata una semplice trattazione della causa. Per ‘trattazione’ si intende la partecipazione del difensore a una o più udienze davanti al giudice, oppure il deposito di memorie illustrative o di modifica delle domande.

Nel caso specifico, l’avvocato aveva documentato la sua partecipazione a diverse udienze e l’esame di documenti, attività che rendevano ingiustificata l’esclusione del compenso. La decisione del Tribunale, basata sulla perentoria affermazione che la fase non si era svolta, è stata quindi giudicata in palese contrasto con la lettera della legge.

Le conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato l’ordinanza impugnata e ha rinviato la causa al Tribunale, in diversa composizione, affinché proceda a una nuova liquidazione che tenga conto anche del compenso per la fase istruttoria. Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche: solidifica il diritto dell’avvocato a vedere remunerata tutta l’attività svolta per la gestione e trattazione del processo, anche in quei casi in cui, per ragioni strategiche o per la natura della causa, non si renda necessario assumere prove testimoniali o documentali. Si tratta di un principio di equità che riconosce il valore del lavoro difensivo in ogni sua fase, garantendo che l’impegno profuso nella gestione del contenzioso riceva il giusto riconoscimento economico.

Quando spetta il compenso per la fase istruttoria all’avvocato?
Secondo la Corte di Cassazione, il compenso per la fase istruttoria spetta sempre quando l’avvocato svolge attività di trattazione della causa, come la partecipazione a udienze o il deposito di memorie, anche in assenza di attività probatorie in senso stretto.

È necessario svolgere attività di raccolta prove (es. testimonianze) per ottenere il compenso per la fase istruttoria?
No, non è necessario. La Suprema Corte ha chiarito che il compenso per la ‘fase istruttoria e/o di trattazione’ è previsto in misura unitaria e spetta a prescindere dall’effettivo svolgimento di attività strettamente istruttorie, essendo sufficiente la semplice trattazione della causa.

Cosa comprende la ‘fase istruttoria e/o di trattazione’ secondo la normativa?
Comprende tutte le attività che si svolgono tra la fase introduttiva del giudizio e quella decisionale. Ciò include non solo la richiesta e l’assunzione di prove, ma anche la partecipazione a udienze, il deposito di memorie illustrative, modificative o integrative delle domande e delle difese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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