LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Compenso difensore d’ufficio: sì alla riduzione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4048/2024, ha stabilito che al compenso del difensore d’ufficio di un imputato irreperibile si applica la riduzione percentuale prevista per il patrocinio a spese dello Stato. La Corte ha chiarito che questa equiparazione non viola i minimi tariffari, in quanto bilancia il diritto del legale a un equo compenso con l’interesse generale alla difesa dei non abbienti. Di conseguenza, è stata annullata la decisione del tribunale che aveva escluso tale decurtazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso del Difensore d’Ufficio: la Cassazione conferma la riduzione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4048 del 14 febbraio 2024) ha fatto chiarezza su un tema cruciale per la professione forense: la liquidazione del compenso del difensore d’ufficio in caso di imputato irreperibile. La Suprema Corte ha stabilito che la riduzione percentuale, prevista per i casi di patrocinio a spese dello Stato, deve essere applicata anche in questa specifica circostanza, equiparando di fatto le due figure ai fini della determinazione dell’onorario.

I fatti del caso

La vicenda trae origine dalla richiesta di liquidazione dei compensi professionali avanzata da un avvocato, nominato difensore d’ufficio di un imputato risultato irreperibile in un procedimento penale dinanzi al giudice di pace. Il legale si era opposto alla prima liquidazione, lamentando l’omissione delle spese della fase istruttoria e l’applicazione di una doppia decurtazione.

Il tribunale, in seconda istanza, aveva confermato la liquidazione basata sui valori minimi degli onorari, ma aveva escluso l’applicazione delle riduzioni, fissando il compenso in 855,00 euro. Contro questa decisione, il Ministero della Giustizia ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo la violazione delle norme che regolano la materia, in particolare dell’art. 106-bis del d.p.r. 115/2002, che prevede una specifica riduzione percentuale.

Il compenso del difensore d’ufficio e la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Ministero, ritenendo fondata la censura. Il punto centrale della controversia era stabilire se la riduzione percentuale prevista per il difensore della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato dovesse applicarsi anche al compenso del difensore d’ufficio di un imputato irreperibile. La risposta della Corte è stata affermativa.

I giudici hanno cassato l’ordinanza impugnata e rinviato la causa al tribunale di provenienza, in diversa composizione, affinché proceda a una nuova liquidazione applicando i principi di diritto enunciati. Il nuovo giudice dovrà quindi ricalcolare l’onorario tenendo conto della decurtazione prevista dalla legge.

Le motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato, secondo cui la figura del difensore d’ufficio di un imputato irreperibile è assimilabile a quella del difensore della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato. In entrambi i casi, sussistono le medesime esigenze di contemperare due interessi: da un lato, il diritto dell’avvocato a un compenso equo per l’attività svolta; dall’altro, l’interesse generale a garantire la difesa tecnica a chi non può provvedervi, con oneri a carico della collettività.

Secondo la Cassazione, l’applicazione della riduzione prevista dall’art. 106-bis non costituisce una violazione del minimo tariffario. Si tratta, infatti, di una disposizione speciale che regola una specifica modalità di liquidazione. Tale riduzione, pur comportando un sacrificio delle aspettative economiche del professionista, non svilisce il suo ruolo né riduce il compenso a un valore meramente simbolico, poiché la liquidazione deve comunque tenere conto della natura, del contenuto e del pregio dell’attività professionale svolta. La norma mira a un giusto equilibrio, assicurando che la spesa pubblica per la giustizia resti sostenibile senza negare al difensore una giusta retribuzione.

Conclusioni e implicazioni pratiche

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per la liquidazione degli onorari legali. Gli avvocati che assumono la difesa d’ufficio di imputati irreperibili devono essere consapevoli che il loro compenso sarà soggetto alla stessa riduzione percentuale applicata nei casi di patrocinio a spese dello Stato. La decisione chiarisce che tale meccanismo non è incostituzionale né lesivo della dignità professionale, ma rappresenta una scelta del legislatore per bilanciare interessi pubblici e privati. Per i tribunali, l’ordinanza funge da chiara direttiva per uniformare le liquidazioni, evitando decisioni contrastanti e garantendo una corretta applicazione della normativa vigente.

Al compenso del difensore d’ufficio di un imputato irreperibile si applica la riduzione prevista per il patrocinio a spese dello Stato?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la riduzione percentuale prevista dall’art. 106 bis del d.p.r. 115/2002 per il patrocinio a spese dello Stato è applicabile anche al compenso del difensore d’ufficio quando l’imputato è irreperibile.

L’applicazione della riduzione del compenso viola i minimi tariffari professionali?
No, secondo la Corte questa modalità di liquidazione non costituisce una violazione del minimo tariffario perché si tratta di una disposizione speciale che bilancia l’interesse generale alla difesa del non abbiente con il diritto dell’avvocato a un compenso equo.

Perché la figura del difensore d’ufficio di un irreperibile viene equiparata a quella del difensore in un caso di patrocinio a spese dello Stato?
Perché, secondo la giurisprudenza, in entrambe le situazioni sussistono le medesime esigenze di contemperamento tra la tutela dell’interesse generale alla difesa (con oneri a carico dello Stato) e il diritto del professionista a ricevere un’equa retribuzione per la sua attività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati