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Compenso difensore d’ufficio: rimborso spese recupero

Un avvocato, difensore d’ufficio, dopo aver tentato senza successo di recuperare il proprio compenso dal cliente, ha chiesto la liquidazione allo Stato. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’erario deve rimborsare non solo l’onorario, ma anche tutte le spese sostenute per l’azione di recupero crediti (decreto ingiuntivo e precetto), in quanto costituisce un passaggio obbligatorio per legge. Questa ordinanza rafforza la tutela del compenso del difensore d’ufficio.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso difensore d’ufficio: lo Stato deve rimborsare anche le spese di recupero

L’ordinanza n. 3489/2024 della Corte di Cassazione ha affermato un principio fondamentale per la tutela del compenso del difensore d’ufficio: lo Stato non solo deve liquidare l’onorario per l’attività di difesa svolta, ma deve anche rimborsare tutte le spese sostenute dall’avvocato nel tentativo, obbligatorio per legge, di recuperare il proprio credito dall’assistito. Questa decisione chiarisce che i costi delle procedure monitorie ed esecutive non possono gravare sul professionista.

I Fatti di Causa

Un’avvocatessa, nominata difensore d’ufficio in un procedimento penale, al termine del suo mandato ha agito per ottenere il pagamento del suo compenso. Non avendo ricevuto il pagamento spontaneo da parte del suo assistito, ha intrapreso le vie legali:

1. Ha ottenuto un decreto ingiuntivo contro il cliente.
2. Ha notificato il decreto e il successivo precetto, senza però riuscire a recuperare la somma dovuta.

Di fronte all’infruttuoso tentativo di recupero, la legale ha presentato istanza al Tribunale per la liquidazione del compenso a carico dello Stato, come previsto dalla legge. Il Tribunale, in sede di opposizione, pur riconoscendo un compenso maggiore rispetto alla liquidazione iniziale, ha escluso dal rimborso le spese sostenute per il procedimento monitorio e l’esecuzione. L’avvocatessa ha quindi proposto ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle norme che regolano la materia.

L’importanza del rimborso spese per il compenso del difensore d’ufficio

La questione centrale riguardava se l’obbligo dello Stato di pagare il compenso del difensore d’ufficio si estendesse anche ai costi vivi (spese, diritti e onorari) legati alle azioni legali necessarie per dimostrare l’infruttuosità del recupero del credito verso l’assistito. Il ricorso sosteneva che tali attività non sono una scelta, ma un presupposto indispensabile imposto dalla legge per poter accedere al fondo statale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente le ragioni della ricorrente. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento ormai consolidato, affermando che il tentativo di recupero del credito professionale è un “passaggio obbligato” per il difensore. L’articolo 116 del D.P.R. 115/2002 subordina la liquidazione a carico dell’erario alla dimostrazione di aver “esperito inutilmente le procedure per il recupero dei crediti professionali”.

Secondo la Corte, sarebbe illogico e contrario ai principi costituzionali (artt. 3 e 24 Cost.) imporre a un professionista di sostenere dei costi per adempiere a un obbligo di legge, per poi negargliene il rimborso. Pertanto, se le iniziative intraprese sono serie e non pretestuose (come l’ottenimento di un titolo esecutivo e l’avvio di un’esecuzione mobiliare o immobiliare), i relativi costi devono rientrare nell’ambito di ciò che l’erario è tenuto a rimborsare. Non è neanche necessario, specifica la Corte, che il difensore dia la prova della nullatenenza del debitore; è sufficiente dimostrare che il tentativo di recupero è stato vano.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La Corte ha cassato l’ordinanza impugnata e ha rinviato la causa al Tribunale di Venezia in diversa composizione. Quest’ultimo dovrà procedere a una nuova liquidazione che includa anche le spese relative al procedimento monitorio e di precetto, oltre a decidere sulle spese del giudizio di legittimità.

Questa ordinanza ha importanti implicazioni pratiche:

Rafforza la tutela degli avvocati: Garantisce che i difensori d’ufficio non debbano farsi carico delle spese per procedure che sono un requisito di legge.
Chiarisce gli obblighi dello Stato: Definisce in modo inequivocabile che il rimborso deve essere integrale, comprendendo sia l’onorario per la difesa sia i costi accessori per il recupero del credito.
Incentiva la serietà delle azioni: Il rimborso è condizionato alla dimostrazione di aver intrapreso un tentativo di recupero “serio e non pretestuoso”, evitando richieste di liquidazione affrettate.

Lo Stato deve pagare solo l’onorario del difensore d’ufficio o anche le spese sostenute per tentare di recuperare il credito dal cliente?
Sì, secondo l’ordinanza, lo Stato deve rimborsare non solo l’onorario per l’attività difensiva ma anche tutte le spese, i diritti e gli onorari relativi alle procedure intraprese per il tentativo, risultato vano, di recuperare il credito dall’assistito.

Quali condizioni deve dimostrare il difensore d’ufficio per ottenere il rimborso delle spese di recupero?
Il difensore deve dimostrare di aver esperito inutilmente le procedure per il recupero del credito. È sufficiente provare di aver intrapreso un tentativo serio e non pretestuoso, come ottenere un titolo giudiziale (es. decreto ingiuntivo) e aver avviato un’esecuzione mobiliare o verificato l’impossibilità di un pignoramento immobiliare.

È necessario dimostrare che l’assistito è nullatenente per ottenere il compenso difensore d’ufficio dallo Stato?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che non è richiesta la prova dell’impossidenza del debitore. È sufficiente dimostrare che le procedure di recupero del credito sono state tentate senza successo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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