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Compenso difensore d’ufficio: diritto anche per irreperibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che un avvocato d’ufficio ha diritto al compenso per la sua attività professionale anche quando il processo penale si conclude con una sentenza di non doversi procedere per irreperibilità dell’imputato. La Corte ha chiarito che tale sentenza, pur potendo essere revocata, definisce una fase processuale, legittimando la liquidazione immediata del compenso al difensore d’ufficio senza dover attendere l’eventuale riapertura del giudizio.

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Pubblicato il 28 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso difensore d’ufficio: Diritto alla liquidazione anche per imputato irreperibile

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato una questione di fondamentale importanza per la professione forense: il diritto al compenso del difensore d’ufficio nel caso in cui il processo penale venga definito con una sentenza di non doversi procedere a causa dell’irreperibilità dell’imputato. La decisione chiarisce che l’attività svolta va retribuita al termine della fase processuale conclusa, senza dover attendere l’eventuale, e incerta, riapertura del procedimento.

I Fatti del Caso

Una avvocatessa, nominata difensore d’ufficio per un imputato risultato irreperibile, si vedeva respingere la propria istanza di liquidazione del compenso. Il Tribunale di merito aveva motivato il diniego sostenendo che la sentenza pronunciata ai sensi dell’art. 420-quater del codice di procedura penale non avesse un carattere decisorio definitivo. Secondo questa interpretazione, poiché il processo potrebbe essere riaperto qualora l’imputato venisse rintracciato prima della prescrizione del reato, la sentenza avrebbe una natura “bifronte” e non conclusiva, escludendo così il diritto immediato dell’avvocato al compenso.
Ritenendo la decisione ingiusta e giuridicamente errata, la professionista proponeva ricorso per cassazione, lamentando sia una motivazione apparente sia la violazione delle norme che regolano il diritto al compenso per l’attività professionale svolta.

L’Analisi della Corte sul compenso difensore d’ufficio

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’avvocatessa, ritenendo fondata la sua censura. Il punto centrale del ragionamento dei giudici di legittimità ruota attorno alla natura della sentenza di non doversi procedere per irreperibilità. Richiamando un importante precedente delle Sezioni Unite, la Corte ha affermato che tale pronuncia, sebbene consenta la riapertura del processo in futuro, ha un indiscutibile contenuto decisorio: essa definisce e conclude la fase processuale in corso.
La sentenza ex art. 420-quater c.p.p., introdotta dalla riforma “Cartabia”, non si limita a sospendere il processo, ma lo chiude, con la conseguenza che il destinatario non è più considerato “imputato” fino a un’eventuale riapertura. Questo provvedimento contiene tutti gli elementi formali e sostanziali di una sentenza, definendo una fase del giudizio in modo autonomo.

Il Principio di Diritto e il Compenso Professionale

Il diritto al compenso del difensore d’ufficio è regolato dal Testo Unico sulle Spese di Giustizia (D.P.R. 115/2002), il quale prevede espressamente che la liquidazione sia effettuata “al termine di ciascuna fase o grado del processo”. Poiché la sentenza per irreperibilità chiude una fase processuale, l’attività professionale svolta dal difensore in quella fase deve essere considerata conclusa. Di conseguenza, sorge immediatamente il diritto a percepire il relativo compenso.
La Corte ha respinto l’argomentazione secondo cui un’eventuale riapertura del processo comporterebbe una doppia liquidazione per lo stesso giudizio. Infatti, la riapertura darebbe vita a un nuovo e distinto segmento processuale, per il quale l’eventuale difensore maturerà un compenso limitato all’attività svolta in quella nuova fase, senza alcuna sovrapposizione con la precedente.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sulla base di una interpretazione sistematica delle norme processuali e di quelle relative alle spese di giustizia. La sentenza di non doversi procedere per irreperibilità, pur non essendo irrevocabile nel senso tradizionale, è un atto che chiude la fase antecedente alla sua emanazione. Negare il compenso al difensore significherebbe lasciare priva di retribuzione un’attività professionale obbligatoria e già interamente svolta. Il principio stabilito è che la conclusione di una fase processuale, attestata da un provvedimento con contenuto decisorio come quello in esame, è il momento determinante per la liquidazione delle spettanze del difensore. L’eventualità che il processo possa riaprire è una condizione futura e incerta che non può paralizzare un diritto già maturato. La funzione della norma è quella di garantire la difesa tecnica, e tale garanzia include necessariamente il diritto del difensore a essere remunerato per il lavoro prestato.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha cassato la decisione impugnata e ha enunciato il seguente principio di diritto: la sentenza pronunciata ai sensi dell’art. 420-quater c.p.p. costituisce un provvedimento a contenuto decisorio che conclude la fase processuale antecedente. Pertanto, il difensore d’ufficio che ha prestato la sua opera in tale fase ha diritto di ottenere la liquidazione del compenso subito dopo l’emissione della sentenza, senza dover attendere lo spirare dei termini per l’eventuale riapertura del processo. La causa è stata rinviata al Tribunale per una nuova decisione in conformità a tale principio.

Quando un avvocato d’ufficio ha diritto al compenso se l’imputato è irreperibile?
L’avvocato d’ufficio ha diritto alla liquidazione del compenso subito dopo l’emissione della sentenza di non doversi procedere per irreperibilità dell’imputato (ex art. 420-quater c.p.p.), poiché tale provvedimento conclude una fase processuale.

La sentenza per irreperibilità dell’imputato è considerata un atto definitivo?
Sì, è considerata un atto a contenuto decisorio che definisce la fase processuale in cui è emessa. Sebbene il processo possa essere riaperto se l’imputato viene ritrovato, ciò non toglie il carattere conclusivo alla fase già svolta.

L’avvocato deve attendere che l’imputato venga ritrovato per essere pagato?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il diritto al compenso matura al termine della fase processuale conclusa dalla sentenza di non doversi procedere, e non è subordinato all’eventuale e futura riapertura del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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