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Compenso difensore d’ufficio: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha stabilito che il compenso del difensore d’ufficio deve essere liquidato secondo le stesse regole previste per il patrocinio a spese dello Stato. Pertanto, è legittima l’applicazione della riduzione percentuale prevista dall’art. 106-bis del d.P.R. 115/2002. La Corte ha cassato la decisione del Tribunale che aveva escluso tale riduzione, affermando l’esigenza di bilanciare il diritto del legale a un equo compenso con l’interesse generale alla difesa dei non abbienti.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso difensore d’ufficio: la Cassazione equipara la figura al patrocinio a spese dello Stato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 4049/2024) ha fatto chiarezza su un tema cruciale per la professione forense: la liquidazione del compenso difensore d’ufficio. La Suprema Corte ha stabilito che la disciplina prevista per il patrocinio a spese dello Stato, inclusa la specifica riduzione percentuale, si applica anche a questa figura, risolvendo un contrasto interpretativo e fornendo un principio guida per i tribunali.

I fatti di causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di liquidazione dei compensi presentata da un avvocato per l’attività svolta come difensore d’ufficio in un procedimento penale. Il Tribunale aveva inizialmente liquidato una somma, ma il legale aveva proposto opposizione, lamentando sia l’omessa liquidazione di alcune spese sostenute per il recupero del credito sia una decurtazione del 30% ritenuta ingiustificata.

Inizialmente, il giudice delegato aveva dato ragione al professionista, annullando la riduzione e affermando che non si trattava di patrocinio a spese dello Stato, bensì di difesa d’ufficio. Contro questa decisione, il Ministero della Giustizia ha proposto ricorso per cassazione.

La questione del compenso difensore d’ufficio e il ricorso del Ministero

Il Ministero ha lamentato la violazione degli articoli 106 bis, 116 e 117 del d.P.R. 115/2002 (Testo Unico sulle spese di giustizia). Il punto centrale del ricorso era che il Tribunale avesse erroneamente negato l’applicazione della riduzione percentuale prevista dall’art. 106 bis, sostenendo che la figura del difensore d’ufficio, ai fini della liquidazione del compenso, dovesse essere equiparata a quella del difensore della parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato.

La tesi del Ministero si basava sull’esigenza di contemperare due interessi: da un lato, il diritto dell’avvocato a un compenso equo; dall’altro, l’interesse generale dello Stato a garantire la difesa a chi non può permettersela, contenendo la spesa pubblica.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondata la doglianza del Ministero. Gli Ermellini hanno affermato un principio di diritto chiaro: la liquidazione delle spettanze del difensore d’ufficio deve seguire le stesse regole del patrocinio a spese dello Stato.

Il ragionamento della Corte si fonda sui seguenti punti:

1. Equiparazione delle figure: Ai fini della liquidazione del compenso, la figura del difensore di ufficio è equiparata a quella del difensore della parte ammessa al patrocinio statale. Entrambe rispondono alla medesima esigenza di bilanciare la tutela dell’interesse generale alla difesa e il diritto dell’avvocato a una giusta retribuzione.
2. Applicabilità della riduzione: Di conseguenza, la riduzione percentuale prevista dall’art. 106-bis del d.P.R. 115/2002 è applicabile anche al compenso difensore d’ufficio. Questa norma, sebbene speciale, non viola i minimi tariffari, in quanto si applica a un compenso che già non deve superare i valori medi delle tariffe professionali.
3. Continuità giurisprudenziale: La Corte ha ribadito un orientamento già espresso in precedenza (cfr. Cass. 22257/2022), intendendo dare continuità a un’interpretazione consolidata che considera legittima tale decurtazione.

La Suprema Corte ha quindi cassato con rinvio l’ordinanza del Tribunale, che si era discostato da questo principio consolidato. Il caso dovrà essere riesaminato da un altro magistrato dello stesso ufficio, che dovrà attenersi al principio di diritto enunciato.

Le conclusioni

La decisione in commento stabilisce un punto fermo nella determinazione del compenso difensore d’ufficio. L’ordinanza chiarisce che il legislatore ha inteso creare un sistema omogeneo per le difese che gravano, in ultima analisi, sull’erario. Sebbene la riduzione possa rappresentare un sacrificio economico per il professionista, la Corte ha ritenuto che essa non svilisca il ruolo del difensore, in quanto il compenso non viene ridotto a un valore meramente simbolico, ma è comunque parametrato alla natura e al pregio dell’attività svolta. Questa pronuncia fornisce quindi un criterio univoco per i giudici, volto a garantire uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale.

Il compenso per un difensore d’ufficio può essere ridotto come quello per il patrocinio a spese dello Stato?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che la riduzione percentuale prevista dall’art. 106-bis del d.P.R. 115/2002 si applica anche al compenso liquidato al difensore d’ufficio, equiparando le due figure ai fini della determinazione della parcella.

Perché la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Ministero della Giustizia?
La Corte ha accolto il ricorso perché ha ritenuto che il Tribunale avesse errato nel non applicare la riduzione del compenso. La decisione della Cassazione si basa sul principio di bilanciamento tra il diritto dell’avvocato a un equo compenso e l’interesse pubblico a garantire la difesa contenendo i costi per lo Stato.

Cosa succede ora nel caso specifico?
L’ordinanza del Tribunale è stata annullata (cassata) e il caso è stato rinviato allo stesso Tribunale, ma a un diverso magistrato. Quest’ultimo dovrà decidere nuovamente sulla liquidazione del compenso, applicando il principio stabilito dalla Cassazione, ovvero includendo la riduzione prevista per legge, e decidere anche sulle spese del giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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