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Compenso custode giudiziario: le tariffe del Demanio

Una società contesta il basso compenso custode giudiziario per beni sequestrati. La Cassazione accoglie il ricorso, stabilendo che le tariffe dell’Agenzia del Demanio possono essere considerate ‘usi locali’ e devono essere valutate dal giudice, annullando la decisione della Corte d’Appello che le aveva escluse a priori.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Custode Giudiziario: Le Tariffe del Demanio Valgono come Usi Locali?

L’adeguato compenso custode giudiziario rappresenta un tema cruciale per garantire l’efficienza dei servizi ausiliari alla giustizia. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiarificazione su come determinare tale compenso, specialmente quando mancano tariffe ufficiali specifiche. La Corte ha stabilito che le tariffe approvate dall’Agenzia del Demanio, pur non essendo legge, possono essere riconosciute come ‘usi locali’ e utilizzate come parametro di riferimento.

I Fatti del Caso: Una Richiesta di Compenso Contestata

Una società incaricata della custodia di tre colli contenenti beni sequestrati per un lungo periodo, dal 2011 al 2021, presentava una richiesta di liquidazione del proprio compenso per circa 1.670 euro. La Corte d’Appello, tuttavia, liquidava una somma notevolmente inferiore, pari a soli 124 euro.

La società proponeva opposizione, ma la Corte d’Appello la respingeva. La motivazione del rigetto si basava sul fatto che la raccolta ufficiale degli usi della provincia di Roma non prevedeva una categoria specifica per ‘merci varie’. Di conseguenza, il giudice riteneva corretta l’applicazione di un protocollo d’intesa locale, escludendo la richiesta della società di applicare le tariffe dell’Agenzia del Demanio, ritenute prive di fondamento normativo.

Il Ricorso in Cassazione e la questione del Compenso Custode Giudiziario

Contro questa decisione, la società presentava ricorso in Cassazione. Il punto centrale del ricorso era l’erronea esclusione, da parte della Corte d’Appello, delle tariffe dell’Agenzia del Demanio come parametro per il calcolo del compenso custode giudiziario. La ricorrente sosteneva di aver ampiamente argomentato come tali tariffe dovessero essere considerate alla stregua di ‘usi locali’, applicabili al caso di specie.

La difesa si fondava sul principio, già affermato dalla giurisprudenza di legittimità, secondo cui anche criteri determinativi dei compensi non formalmente approvati possono acquisire valore di uso locale se caratterizzati da un’osservanza abituale e costante nella prassi.

Le Motivazioni della Suprema Corte: L’Importanza degli Usi Locali

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato. Secondo gli Ermellini, il giudice di merito ha commesso un errore nel non considerare l’applicabilità delle tariffe dell’Agenzia del Demanio come usi locali. La Corte ha ribadito la propria giurisprudenza consolidata (richiamando le sentenze n. 7976/2024 e n. 11553/2019), secondo cui, ai sensi dell’art. 58 del d.P.R. 115/2002, il valore di ‘uso’ può essere attribuito a criteri di determinazione dei compensi che, di fatto, sono abitualmente osservati.

Siccome la società ricorrente aveva basato la sua richiesta proprio su tali tariffe, il giudice d’appello, una volta esclusa l’applicazione di un criterio equitativo, avrebbe dovuto compiere una verifica specifica. Avrebbe dovuto accertare se, nonostante l’assenza di un’approvazione formale ai sensi dell’art. 58, le tariffe del Demanio possedessero il carattere di usi locali, seguendo le indicazioni della giurisprudenza di Cassazione. Escluderle a priori, senza questa indagine, ha costituito un vizio della decisione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che, per la determinazione del compenso custode giudiziario, il giudice non può limitarsi a verificare l’esistenza di tariffe formalmente approvate. In loro assenza, deve estendere la propria indagine alla ricerca di prassi consolidate che possano assurgere al rango di usi locali, come le tariffe dell’Agenzia del Demanio. Questo principio garantisce una maggiore equità e prevedibilità nella liquidazione dei compensi, valorizzando pratiche di mercato consolidate e assicurando che chi svolge un servizio per la giustizia riceva una remunerazione adeguata e non meramente simbolica. La Corte ha quindi cassato l’ordinanza e rinviato la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame che tenga conto di questo fondamentale principio.

Come si determina il compenso per il custode di beni sequestrati se non esistono tariffe ufficiali specifiche?
In assenza di tariffe specifiche, il giudice deve verificare l’esistenza di ‘usi locali’, ovvero prassi e criteri di compensazione che sono abitualmente e costantemente seguiti in un determinato settore, come ad esempio le tariffe dell’Agenzia del Demanio.

Le tariffe dell’Agenzia del Demanio possono essere considerate ‘usi locali’ per calcolare il compenso del custode giudiziario?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che le tariffe approvate dall’Agenzia del Demanio possono essere riconosciute come ‘usi locali’ se viene dimostrata la loro osservanza abituale. Il giudice ha il dovere di valutare questa possibilità prima di escluderle.

Cosa accade se un giudice esclude l’applicazione di una tariffa come quella del Demanio senza una adeguata motivazione?
La decisione è viziata e può essere annullata dalla Corte di Cassazione. Il giudice di merito non può escludere a priori l’applicabilità di tali tariffe come usi locali, ma deve compiere una specifica indagine per verificare se esse abbiano di fatto assunto tale carattere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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