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Compenso custode: decadenza dopo 100 giorni

Una società, nominata custode giudiziario di bestiame in un procedimento penale, ha presentato la richiesta di liquidazione delle spese oltre il termine di 100 giorni dalla cessazione dell’incarico. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che anche il custode giudiziario rientra nella categoria degli ausiliari del magistrato. Di conseguenza, il diritto al compenso custode è soggetto al termine di decadenza di 100 giorni previsto dall’art. 71 del D.P.R. 115/2002, senza distinzioni tra procedimenti civili o penali.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Compenso Custode: Diritto al Pagamento a Rischio Dopo 100 Giorni

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25443 del 2025, ha ribadito un principio fondamentale per chi svolge l’incarico di custode giudiziario: la richiesta per il compenso custode deve essere presentata entro il termine perentorio di 100 giorni dalla fine dell’incarico, pena la decadenza dal diritto. Questa regola, chiarisce la Corte, si applica indistintamente, sia che la nomina avvenga in un procedimento civile sia penale. La decisione sottolinea l’importanza della diligenza e della tempestività per la tutela dei propri diritti economici.

I Fatti di Causa: Dalla Custodia di Bestiame al Ricorso in Tribunale

Una società agricola era stata nominata dal Pubblico Ministero come custode giudiziario di un cospicuo numero di bovini nell’ambito di un procedimento penale. Una volta revocato il sequestro e terminato l’incarico, la società presentava istanza per la liquidazione delle spese sostenute per il mantenimento degli animali. Tuttavia, la richiesta veniva depositata ben oltre 100 giorni dalla cessazione della custodia.

Il Tribunale rigettava l’istanza proprio per tardività, applicando il termine di decadenza previsto dall’articolo 71 del D.P.R. 115/2002 (Testo Unico sulle Spese di Giustizia). La società si opponeva, sostenendo che la figura del custode fosse regolata dal successivo art. 72, che non prevede alcun termine di decadenza, e che quindi dovessero applicarsi i più ampi termini di prescrizione ordinaria. Sia il giudice di primo grado che quello dell’opposizione confermavano la decisione, spingendo la società a ricorrere in Cassazione.

La Questione Giuridica sul Compenso Custode

Il quesito al centro della controversia era cruciale: il custode giudiziario, specialmente in ambito penale, deve essere considerato un ‘ausiliario del magistrato’ e, come tale, soggetto al termine di decadenza di 100 giorni per la richiesta del proprio compenso? Oppure la sua figura gode di una disciplina speciale che lo esonera da tale termine, assoggettandolo solo alla prescrizione decennale o quinquennale?

La società ricorrente insisteva sulla distinzione tra le figure, evidenziando come l’art. 72, dedicato specificamente all’indennità di custodia, non facesse menzione di scadenze. La difesa dello Stato, al contrario, sosteneva la piena applicabilità dell’art. 71, inquadrando il custode nella categoria generale degli ausiliari del magistrato, per garantire la certezza della spesa pubblica.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, fornendo un’interpretazione sistematica e coerente della normativa.

Il Custode è un Ausiliario del Magistrato

In primo luogo, la Corte ha affermato senza esitazioni che il custode giudiziario rientra a pieno titolo nella nozione di ‘ausiliario del magistrato’. Questa qualificazione non è un’invenzione, ma trova riscontro sia in una giurisprudenza consolidata sia nel dettato normativo, in particolare nell’art. 3 del Testo Unico, che definisce in modo onnicomprensivo chi debba intendersi per ausiliario.

L’Applicazione dell’Art. 71 D.P.R. 115/2002: Una Norma Generale

Di conseguenza, la disciplina generale per le spettanze degli ausiliari, contenuta nell’art. 71, si applica anche al custode. Questo articolo stabilisce chiaramente un termine di decadenza di 100 giorni dal compimento delle operazioni per presentare la domanda di liquidazione. L’art. 72, pur essendo specifico per l’indennità di custodia, non deroga a questa regola generale ma si limita a specificare le modalità di richiesta (ad esempio, dopo la cessazione dell’incarico). Non prevedendo un termine diverso, si integra perfettamente con la norma generale.

Nessuna Distinzione tra Procedimento Civile e Penale

La Corte ha inoltre chiarito che non esiste alcuna ragione giuridica per differenziare il trattamento del custode a seconda che l’incarico derivi da un procedimento civile o penale. La ratio della norma, ovvero l’esigenza di certezza della spesa pubblica, è identica in entrambi i contesti. Consentire al custode di posticipare a piacimento la richiesta di pagamento vanificherebbe questo obiettivo primario del legislatore.

L’Impossibilità di Invocare il ‘Prospective Overruling’

Infine, è stata respinta la richiesta di applicare il principio del prospective overruling. La Corte ha spiegato che non sussistevano le condizioni necessarie, in quanto non vi è stato un mutamento giurisprudenziale repentino e imprevedibile in materia, ma piuttosto una conferma di un orientamento già consolidato, almeno nel settore civile.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio di estrema importanza pratica: chiunque accetti un incarico di custodia giudiziaria deve agire con la massima diligenza nel richiedere il proprio compenso. Il termine di 100 giorni dalla cessazione dell’incarico è perentorio e il suo mancato rispetto comporta la perdita definitiva del diritto al pagamento. La decisione serve da monito, sottolineando che la qualifica di ausiliario del magistrato comporta non solo doveri di conservazione e amministrazione, ma anche oneri procedurali precisi per la tutela dei propri interessi economici.

Entro quale termine il custode giudiziario deve richiedere il pagamento del proprio compenso?
La richiesta di liquidazione del compenso deve essere presentata, a pena di decadenza, entro 100 giorni dalla data di cessazione dell’incarico di custodia, ovvero dal compimento delle operazioni.

La regola dei 100 giorni vale anche se la custodia è disposta in un procedimento penale?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il termine di decadenza di 100 giorni si applica indistintamente ai custodi nominati sia in procedimenti civili che penali, poiché la ratio della norma è garantire la certezza della spesa pubblica in ogni contesto.

Perché al compenso del custode si applica un termine di decadenza e non quello di prescrizione?
Si applica il termine di decadenza previsto dall’art. 71 del D.P.R. 115/2002 perché la giurisprudenza qualifica il custode giudiziario come ‘ausiliario del magistrato’. Questa norma speciale, che impone un’azione entro un termine breve per esercitare il diritto, prevale sulle regole generali della prescrizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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